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« Torna agli articoli di Renzo Puccetti
Dal 4 marzo 2016 è stato modificato il regime prescrittivo della specialità medicinale Norlevo (levonorgestrel), conosciuto come la pillola del giorno dopo.
Come già per l'Ulipristal, la cosiddetta dei 5 giorni dopo, anche il Levonorgestrel post-coitale potrà essere dispensata senza ricetta medica alle donne maggiorenni. Da medicinale che necessitava ricetta non ripetibile, il prodotto diventa medicinale non soggetto a prescrizione medica Sop (senza obbligo di prescrizione) per le pazienti di età pari o superiore a 18 anni; per le pazienti di età inferiore a 18 anni rimane soggetto a prescrizione medica da rinnovare volta per volta. Le farmacie, nei casi in cui la maggiore età del richiedente non sia evidente, dovranno chiedere l'esibizione di un documento di identità attestante la maggiore età.
UN MEDICINALE DA BANCO
Di fatto la pillola del giorno dopo come quella dei cinque giorni dopo diventa un medicinale da banco per le donne di qualsiasi età dal momento che basterà che una minorenne domandi ad un amico maggiorenne di richiedere il prodotto in farmacia al suo posto. Gli studi indicano che il prodotto ha una grande efficacia antiovulatoria quando il follicolo ovarico è piccolo, cioè quando la probabilità di gravidanza anche senza il prodotto è bassa o assente, ma quando il rapporto sessuale avviene in un momento più ravvicinato all'ovulazione, sappiamo che la molecola perde progressivamente la propria capacità di bloccare l'ovulazione.
Si postula dunque che in questi casi almeno una parte dell'efficacia della molecola sia conservata attraverso meccanismi post-fecondativi, cioè microabortivi. Non c'è la prova diretta, vi sono soltanto indizi, ma è significativo che la scheda tecnica del prodotto parli del blocco dell'ovulazione come meccanismo "principale", dunque quanto meno non si escludono altri meccanismi.
NASCITE ANCORA PIÙ RIDOTTE
Dal punto di vista del rifiuto a dispensare il prodotto per ragioni di coscienza, il fatto che almeno per le donne maggiorenni la ricetta non serva più fa venire meno il contenzioso con i medici, scaricandolo interamente sul farmacista il quale dovrà fare appello al proprio codice deontologico che impone all'articolo 3 il rispetto della vita. Dal punto di vista dello Stato questa decisione è sintomatica della schizofrenia che connota l'azione della dirigenza del Paese. In una nazione in cui si è giunti al di sotto delle cinquecentomila nascite all'anno, dove le culle vuote stanno già causando uno squilibrio demografico che sta già creando enormi problemi, si allargano le maglie per ridurre ancora di più le nascite. Chapeau!
I pensionati dei prossimi anni che andranno a ritirare la pensione, forse riceveranno pochi spiccioli, ma in una bella scatolina di Norlevo. Dal punto di vista educativo la scelta si è dimostrata disastrosa. La Francia è la nazione europea dove la distribuzione di pillole post-coitali ha raggiunto i numeri maggiori. Secondo il più recente rapporto dell'Istituto di statistica ufficiale francese (DREES) nel 2000 furono consegnate 350.000 pillole del giorno dopo con un numero di aborti pari a 205.000. Nel 2013 le pillole dei giorni dopo sono salite a circa un milione e duecentomila, ma il numero di aborti è cresciuto a 229.000.
NESSUNA RIDUZIONE DELL'ABORTO
Tutti le pubblicazioni scientifiche concordano nel sostenere che a livello di salute pubblica la diffusione della pillola del giorno dopo non ha determinato alcuna riduzione dell'aborto e delle gravidanze indesiderate. Messaggini, bevute, compressina per extasi, sveltina, pillolina del giorno dopo. È questa la sequenza dello sballo del sabato sera apparecchiata dalla modernità per i giovani, ancor oggi sazi e disperati, nel prossimo futuro temo soltanto disperati.
Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo sottostante dal titolo "Pillola del giorno dopo senza ricetta: che ne dicono i farmacisti?" ha intervistato Elisa Fiocchi di Pro-Farma.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Tempi il 15 marzo 2016:
«La "pillola del giorno dopo" è il vero pronto soccorso per chi non vuole abortire né subire un bambino non voluto», ha scritto Daniela Minerva su Repubblica dopo la decisione dell'Aifa di vendere il Norlevo senza ricetta alle maggiorenni. «Prossimo obiettivo l'abolizione dell'obbligo di ricovero di tre giorni per la Ru486 che continuo a non rispettare», ha commentato il ginecologo radicale Silvio Viale. È così che il femminismo e la battaglia radicale contro la vita, cominciata teorizzando la necessità di evitare gli aborti clandestini, giunge sempre più «verso la sua ultima e normale conseguenza con la decisione di vendere la Ella One ("pillola dei 5 giorni dopo") senza prescrizione e di legalizzare la "kill pill" Ru486». Ossia l'aborto come diritto e quindi il "fai-da-te". Elisa Focchi, titolare farmacista riminese e membro dell'associazione Pro-Farma, spiega a tempi.it perché «quella dell'Aifa non è una decisione con basi scientifiche».
Cosa intende?
Mesi fa, l'Aifa aveva già scelto di vendere senza ricetta la pillola "dei 5 giorni dopo", sebbene essa abbia una efficacia d'azione abortiva maggiore del Norlevo. La scelta dell'Aifa sulla "pillola del giorno dopo" è quindi la logica conseguenza della decisione precedente. Una decisione che non ha fondamenta scientifiche e le cui conseguenze, che non conosciamo, potrebbero essere pericolose.
Ma l'Aifa non dovrebbe seguire il principio di precauzione?
Queste pillole, come dimostrano diversi studi, possono essere abortive. Non solo, un dosaggio incontrollato può essere pericoloso, come provato da altre ricerche, per la futura fertilità della donna. Basti pensare che la "pillola del giorno dopo" ha un dosaggio di progestinico dieci volte maggiore a quello contenuto nelle pillole contraccettive. Eppure questi studi non sono presi in considerazione, tanto meno dunque il principio di precauzione.
Come si è passati dall'obbligo di ricetta ripetibile alla totale assenza di prescrizione?
La decisione è stata così radicale da generare molte perplessità fra i farmacisti: basti pensare che nell'ultimo sondaggio di Federfarma è emerso che il 46 per cento degli intervistati era contrario alla decisione.
Come vi comporterete ora?
Questi farmaci hanno dei rischi abortivi, come ho spiegato, basti pensare che le gravidanze reali sono minori di quelle attese. Quindi chi non vuole non deve vendere la pillola, anche se la pressione di alcuni titolari sui farmacisti dipendenti può essere forte.
Come possono proteggersi i farmacisti?
Il Movimento per la Vita, l'associazione Giovanni Paolo XXIII, i farmacisti cattolici hanno dato vita a Pro-Farma per aiutare i farmacisti a difendersi dalle accuse o dalle intimidazioni. [...] Ma purtroppo le spinte dall'alto restano enormi.
Da chi provengono queste spinte?
Come ho già spiegato, alla base della corsa alla liberalizzazione non ci sono motivazioni scientifiche. È quindi evidente che il problema sia politico: si vuole seguire l'Europa dove dominano le lobby abortiste. Ma credo che la ragione sia sopratutto economica: le pressioni delle case farmaceutiche sono enormi.
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