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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
Da quando esplose il successo, nel 1982, del film Blade Runner l'autore del racconto da cui era tratto (Do Androids dreams electric Sheeps?), Philip K. Dick, divenne di culto e il più saccheggiato dal cinema: Total Recall, Screamers, Minority Report, Paycheck, Next sono solo alcuni dei titoli tratti da suoi racconti. Altri suoi racconti sono serviti, dichiaratamente, da ispirazione per ulteriori film, pur di poter scrivere nei titoli che la fonte era il celebrato Philip K. Dick. Ma c'è un racconto, scritto nel 1973, che non vedremo mai sullo schermo, et pour cause.
Si tratta di The pre-persons ed è un atto d'accusa contro, tenetevi forte, l'aborto. Nello stesso anno la Corte Suprema americana, con la discussa sentenza Roe vs Wade, introdusse di fatto l'aborto nella legislazione statunitense. C'è chi dice che Philip K. Dick, dai molti matrimoni e dalla vita tormentata, sia stato indotto a vergare di getto il suo Le pre-persone dopo che la moglie del momento aveva abortito a sua insaputa. Ma è più probabile che si sia indignato per quella storica sentenza, data la consecutio temporum tra essa e il racconto. Dick scriveva di fantascienza, e la sua era una fantascienza filosofica che poneva interrogativi inquietanti o li anticipava. Insomma, era qualcosa di più che semplice narrativa fantastica.
In Blade Runner, per esempio, si analizzavano i rapporti tra creatore e creatura, in Minority Report ci si chiedeva se era giusto, potendo prevedere il futuro, condannare l'autore di un crimine prima che questo fosse stato commesso. Ne Le pre-persone si inchioda l'aborto alla sua illogicità. Infatti, Dick immagina un'America del futuro che consente l'aborto fino al dodicesimo anno di età. Prima, si è considerati, appunto, pre-persone. The population Bomb di Paul Ehrlich lanciò il mito della «bomba demografica» nel 1968. E I limiti dello sviluppo, commissionato dal Mit al Club di Roma, uscì nel 1972. Dick mise insieme il tutto e immaginò che l'aborto, anche così tardivo, venisse ritenuto necessario per evitare la catastrofe demografica e l'esaurimento delle risorse.
Il governo americano prima permette l'aborto fino a sette mesi dal concepimento, poi sposta sempre più in avanti il limite e alla fine decide, con una legge, che non si è «persone» fino ai dodici anni, e che solo a tale età l'«anima» entra nel corpo umano e fa di esso una «persona». Infatti, dice la «scienza» che solo dai dodici anni in poi si è in grado di comprendere l'algebra: è questo il test definitivo per stabilire quando si è diventati «persone». I bambini sotto quell'età devono essere muniti di un «certificato di desiderabilità» da parte dei genitori. I quali possono ritirarlo quando il figlio non lo desiderano più. Come è possibile questo?
Grazie alla propaganda governativa, che terrorizza la gente con previsioni catastrofiche sull'eccesso di popolazione. Non avere figli diventa chic e à la page: «"Voglio un aborto!" dichiarò con entusiasmo Cynthia mentre rientrava in casa con le braccia cariche di dolciumi. "Non è fantastico? Non ti prende l'idea?" Ian Best, suo marito, rispose secco: "Prima devi essere incinta"». I bambini sotto ai dodici anni evitano di giocare fuori casa per non incontrare il «camion» dell'accalappia-bambini, che gira alla ricerca di bambini «randagi» e privi del certificato. Questi vengono catturati e portati in un centro di raccolta. Qui, se nessuno vorrà adottarli, verranno terminati. Un adulto si ribella, perché gli sembra assurdo che si possa stabilire quando si diventa «persona» a colpi di legge. Perché a dodici anni? Perché non a trenta? Infatti, lui non sa fare operazioni algebriche e non gli pare di avere un'anima. Dick sa bene, come tutti, che si è persone fin dal concepimento, il resto è pura fictio juris. Un'ipocrisia.
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