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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
Le Crociate finirono ufficialmente con la caduta di san Giovanni d'Acri, ultimo caposaldo cristiano in Terrasanta, nel 1291. Ma la speranza di liberare il Santo Sepolcro dalla morsa islamica non venne meno e i tentativi continuarono per quasi un secolo. L'ultimo di essi reca la data del 1365. Ne parliamo seguendo il bel libro [vedi in fondo all'articolo il video di presentazione del libro, N.d.BB] di Massimo Viglione "La conquista della mela d'oro. Islam ottomano e Cristianità tra guerra di religione, politica e interessi commerciali (1299-1739)" (Solfanelli, pp. 360, € 30).
Dopo la fallimentare crociata del Delfino di Francia, che nel 1346 arrivò solo a Smirne, il papa avignonese Innocenzo VI cercava qualche appiglio che permettesse di riprendere l'avventura. Glielo offrì Giovanni V Paleologo, imperatore di Bisanzio. Questi nel 1354 concluse la sua guerra civile contro il rivale Giovanni Cantacuzeno (che si era addirittura fatto aiutare dai turchi, i quali, grazie a lui, avevano preso la città di Gallipoli e con essa il controllo del Bosforo). Fu il Paleologo, vittorioso, a invocare la crociata e arrivò a offrire al papa la sospirata unione, dopo tre secoli, delle Chiese d'Oriente e latina. Obbiettivo, Gerusalemme.
IL TENTATIVO DEL PAPA
Il momento era tutt'altro che favorevole: Francia e Inghilterra erano impegnate nella Guerra dei Cento Anni, e l'Italia era squassata dalle guerre tra le signorie. Ma il papa provò lo stesso, incaricando il carmelitano Pierre de Salignac de Thomas di percorrere l'Europa e predicare la crociata. Questo personaggio fu per l'occasione fatto vescovo di Patti e Lipari, ed è stato canonizzato come san Pier Tomaso. Riuscì a coinvolgere Venezia, la quale mise a disposizione una flotta. Con queste navi, unite a quelle degli Ospedalieri, arrivò fino a Lampsakos, che era di fronte a Gallipoli e del pari in mani turche. Ma la cosa finì lì, perché nel frattempo le trattative per l'unione delle Chiese si erano arenate per la (solita) opposizione del clero bizantino. Il Thomas allora si portò a Cipro, regno di Pietro di Lusignano. Costui già combatteva i turchi nel sud dell'Anatolia e aveva conseguito qualche risultato. Nel 1362 propose al nuovo papa Urbano V di riprendere l'idea di crociata. Urbano, impensierito dai progressi turchi, aveva in animo di soccorrere l'impero bizantino assediato anche rinunciando all'unione religiosa. La sua preoccupazione in tal senso lo spinse a chiudere con una pace sfavorevole l'impresa, già vincente, dal cardinale Gil de Albornoz negli stati pontifici, così da impegnarne le truppe contro gli ottomani. Il Lusignano era davvero l'uomo adatto. Religiosissimo, era cresciuto nell'ideale cavalleresco e crociato. Si diceva che, un giorno, Cristo gli fosse apparso in visione e lo avesse invitato a fondare un ordine monastico-militare, l'Ordine della Spada. Girò l'intera Europa per il suo progetto, ma era troppo giovane e non ancora re, così rimase un sogno. Salito finalmente al trono, combatté i turchi in Anatolia e riuscì a strappare loro alcune città. Nel 1362 tornò a fare il giro delle corti europee nel "più grande viaggio diplomatico con finalità crociate mai effettuato". Andò dai dogi di Venezia e Genova, da Edoardo III d'Inghilterra, contattò tutti i principi dell'Impero, fu dai re di Polonia e di Ungheria. Il re inglese gli donò una nave, il re di Francia, Giovanni II il Buono, accettò di prendere la croce, l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo gli garantì il suo appoggio. Pietro girava con al suo seguito san Pier Tomaso e il trattatista Philippe de Mézières, un nobile che aveva dedicato la sua vita alla causa crociata: anche dopo la morte di Pietro di Lusignano continuò, mettendosi al servizio di Carlo V di Francia e cercando di organizzare un ordine militare che conglobasse il meglio dei precedenti ordini cavallereschi, la Chevalerie de la Passion de Jésus-Christ.
I SANTI CROCIATI
Da notare, en passant, che fior di santi hanno accompagnato le crociate, fin dalle prime, predicate da san Bernardo di Chiaravalle. Nel secolo successivo sarà la volta di san Giovanni da Capestrano, il difensore di Belgrado. Poi toccherà a san Lorenzo da Brindisi nei Balcani e infine al beato Marco d'Aviano, il difensore di Vienna. Pietro di Lusignano sembrava essere stato capace di suscitare un generale entusiasmo, come aveva fatto il papa Urbano II ai tempi della prima crociata. Un altro Urbano, Urbano V, concesse la bolla di crociata e le indulgenze relative. Ma la realpolitik ancora una volta ebbe il sopravvento e uno ad uno i vari regnanti si defilarono. Non avevano tutti i torti, data la situazione delle guerre europee. Comunque, furono diversi i nobili che si crociarono e Pietro da Lusignano poté contare su millequattrocento cavalieri, diecimila combattenti e centosessantacinque navi. Spie al soldo di Genova, però, rivelarono al sultano d'Egitto i piani dei crociati, e il Lusignano dovette cambiare musica in corso d'opera. Nelle precedenti crociate nessuno aveva remato contro, ma i tempi erano mutati. Nel Cinquecento e nel Seicento sarà il re di Francia l'alleato di fatto degli ottomani in chiave anti imperiale. La spedizione del 1365 scelse di attaccare Alessandria, ed ebbe successo. La città fu presa e sottoposta a saccheggio, ma dovette quasi subito essere abbandonata perché i veneziani vi avevano i loro fondachi e si rischiava che si mettessero a imitare i genovesi.
UNA GUERRA DI DIFESA
Fu questa l'ultima crociata iniziata con l'intenzione di liberare il Santo Sepolcro. Ma la guerra tra l'Occidente e i turchi continuava. Solo che da quel momento in poi sarebbe stata combattuta tutta in difesa. Urbano V, intanto, non demordeva. Subito sguinzagliò legati per la Cristianità, ma solo Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, rispose. Voleva unire le sue (scarse) forze a quelle del Lusignano ad Alessandria, ma i veneziani lo ingannarono, facendogli credere che il re di Cipro avesse già stipulato la pace col sultano. Così, il Savoia si dirottò su Gallipoli, nella speranza che il re d'Ungheria, Luigi, lo raggiungesse via terra. Intanto, Giovanni V Paleologo, di ritorno dall'Ungheria dove aveva chiesto aiuto, era stato fatto prigioniero dai bulgari. Il Conte Verde prese Gallipoli nel 1367, poi Varna, dove liberò l'imperatore bizantino. Ma aveva solo quattromila uomini e dovette tornare in patria. Se tutti i principi avessero aderito e se Genova e Venezia non avessero pensato esclusivamente ai loro affari, davvero i cristiani avrebbero potuto in quell'occasione arrivare a Gerusalemme. Ma il destino era avverso. Pietro di Lusignano morì assassinato nel 1369.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 ora e 23 minuti) Massimo Viglione presenta il suo libro "La conquista della mela d'oro" che ha ispirato Rino Cammilleri a scrivere l'articolo qui sopra.
https://www.youtube.com/watch?v=6P1oqPoSwf4
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