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« Torna agli articoli di Roberto De Mattei
Il tentativo di introdurre il reato di omofobia nel nostro ordinamento è per il momento fallito, grazie alla mobilitazione, principalmente su Internet, delle associazioni cattoliche e all’impegno profuso da alcuni parlamentari del Pdl e dell’Udc.
Vale la pena ricostruire la vicenda nei suoi passaggi essenziali. Alla fine del 1999, su proposta dell’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema, venne per la prima volta proposta l’introduzione nel nostro Paese del reato di omofobia. Il Governo D’Alema cadde e ci si avviò verso le elezioni anticipate che portarono al (...) Governo Berlusconi. La sinistra non desistette dal suo obiettivo che reiterò nel corso del secondo Governo Prodi (2006-2008). Anche Prodi cadde anticipatamente e di fronte a un nuovo Governo Berlusconi, gli omosessualisti vollero procedere in maniera più cauta assicurandosi, se possibile, l’appoggio della maggioranza, o di una parte di essa. L’on. Anna Paola Concia (Pd), unica omosessuale dichiarata del nostro Parlamento e relatore del progetto di legge sull’omofobia presentato all’inizio della legislatura, ha spiegato nel suo sito (...) di voler arrivare all’obiettivo “senza megafoni, senza frasi ad effetto, senza propaganda politica”, ovvero senza creare allarmismi, ma anzi “tessendo tele” e “convincendo” gli avversari. È quanto è accaduto il 12 ottobre con l’approvazione del testo unico sull’omofobia da parte della Commissione Giustizia della Camera.
La manovra è quella di introdurre il reato di omofobia nel nostro codice penale attraverso la “circostanza aggravante inerente all’orientamento e alla discriminazione sessuale”. E’ questo il titolo della proposta di legge Concia, che inserisce nell’art. 61 del codice le seguenti parole: “11-quater) l’avere, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato”.
Queste tre righe sono devastanti. Per la prima volta nel nostro ordinamento, gli omosessuali vengono riconosciuti come categoria giuridica meritevole di speciale tutela, con tutte le conseguenze che da questo derivano. Qualcuno potrebbe pensare che “l’aggravante sessuale” prevista dal testo per alcuni reati non abbia nulla a che fare col diritto di critica alle unioni omosessuali. Questa interpretazione trascura il carattere processuale della Rivoluzione anticristiana, che procede attraverso passaggi non solo storici, ma innanzitutto logici e concettuali, ognuno dei quali contiene in germe quello successivo. Quali sono infatti i delitti contro la “libertà morale” a cui si riferisce il testo? Si tratta di “violenze” non solo fisiche, ma morali, come ingiurie, diffamazioni, aspre critiche rivolte non solo verso la persona omosessuale in quanto tale, ma verso tutta la categoria omosessuale. La condizione omosessuale del soggetto viene protetta dal testo di legge prima ancora della sua integrità fisica e morale.
In coerenza con la proposta di legge, l’omosessualità non potrebbe essere pubblicamente criticata o “discriminata” in quanto tale, perché ciò implica una indiretta lesione morale di tutti gli appartenenti alla categoria. Criticare l’omosessualità potrebbe essere considerato dal giudice più grave della violenza fisica contro un singolo omosessuale, perché la critica colpisce alla radice proprio quell’orientamento sessuale, che è giuridicamente tutelato dalla legge. La norma, come viene osservato, non solo penalizza coloro che considerano l’omosessualità un disvalore, ma promuove l’omosessualità come un valore positivo, nel diritto e nel costume. Per interpretare la legge, la magistratura si appellerebbe al famigerato articolo 21 sulla discriminazione della Carta dei diritti di Nizza, annessa al Trattato di Lisbona, e alle analoghe indicazioni in materia del Parlamento europeo.
Esiste inoltre un evidente aspetto di incostituzionalità del progetto, che è stato messo in luce da otto parlamentari del Pdl e dall’avvocato Claudio Vitelli, di “Famiglia Domani”, in due documenti ai quali rimandiamo e che in aula, il 13 ottobre, è stato sollevato come questione pregiudiziale dall’Udc. L’assemblea di Montecitorio, con i voti di Pdl, Lega e Udc, ha clamorosamente bocciato il testo approvato in Commissione. Occorre tuttavia tenere alta la guardia, per evitare che il reato di omofobia divenga una sinistra realtà.
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