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LA CHIESA HA SEMPRE AFFRONTATO BUFERE E TEMPESTE
La storia della Chiesa è gloriosa, ma ci sono stati anche scismi ed eresie che, dalle origini ai giorni nostri, ne hanno minato l’unità interna (VIDEO: Il Vaticano II, un Concilio pastorale)
di Roberto de Mattei
 

Gesù nel Vangelo si serve di molte metafore per indicare la Chiesa da Lui fondata. Una delle più calzanti è l'immagine della barca minacciata dalla tempesta (Mt. 8, 23-27; Mc. 4, 35-41; Lc. 8, 22-25). Questa immagine è stata spesso utilizzata dai Padri della Chiesa e dai santi che parlano della Chiesa come di una navicella sbattuta dalle onde, che vive si può dire tra le tempeste, senza mai lasciarsi sommergere dai flutti.
Celebre, nel Vangelo, è la scena della tempesta nel lago di Tiberiade, sedata da Nostro Signore: "Tunc surgens imperavit ventis et mari" (Mt. 8, 26). Giotto, durante il periodo del Papato ad Avignone, raffigurò la scena della barca di Pietro nella tempesta in un celebre mosaico che si trovava nel frontone dell'antica basilica di San Pietro, e che ora è nell'atrio della nuova Basilica. Nella quaresima del 1380, santa Caterina da Siena fece voto, di recarsi ogni mattina in San Pietro per pregare davanti a questa immagine. Un giorno, il 29 gennaio 1380, verso l'ora di vespro, mentre Caterina era assorta in preghiera, Gesù, si staccò dal mosaico e pose sulle sue spalle la navicella della Chiesa. La santa, oppressa sotto tanto peso, cadde a terra priva di sensi. Fu questa l'ultima visita a San Pietro di Caterina, che aveva sempre esortato il Papa a guidare con vigore la navicella della Chiesa.

IL PRIMO MILLENNIO
Nel corso di duemila anni di storia, la mistica nave della Chiesa ha sempre affrontato bufere e tempeste.
Nei suoi primi tre secoli di vita, la Chiesa fu duramente perseguitata dall'Impero romano. In quest'epoca, tra san Pietro a Papa Melchiade, contemporaneo dell'imperatore Costantino, si contano trentatre Papi. Sono tutti santi e salvo due che soffrirono l'esilio, gli altri trenta morirono martiri.
Nell'anno 313 Costantino il Grande concesse libertà alla Chiesa e i cristiani, usciti dalle catacombe, iniziarono a gettare le basi di una nuova società cristiana, ma il IV secolo, il secolo della libertà e del trionfo della Chiesa, fu anche il secolo della terribile crisi ariana.
Nel V secolo, l'Impero romano crollò e la Chiesa, da sola, dovette affrontare le invasioni prima dei barbari e poi dell'Islam, che a partire dall'VIII secolo, sommerse terre cristiane come l'Africa e l'Asia Minore, da allora mai restituite alla vera fede.
Nei secoli che vanno da Costantino a Carlo Magno contiamo sessantadue Papi, tra i quali san Leone Magno, che affrontò da solo Attila, il "flagello di Dio", san Gregorio Magno, che lottò strenuamente contro i longobardi, san Martino I, spedito in esilio in catene nel Chersoneo, san Gregorio II e san Gregorio III, che vissero in continuo pericolo di morte, perseguitati dagli imperatori bizantini. Ma accanto a questi grandi difensori della Chiesa, troviamo anche Papi come Liberio, Vigilio ed Onorio che vacillarono nella fede. Onorio, in particolare, fu condannato come eretico da un suo successore, san Leone II.
Carlo Magno restaurò l'Impero cristiano e fondò la Civiltà cristiana del Medioevo. Però questa epoca di fede non fu priva di piaghe, come la simonia, la dissolutezza morale del clero e la ribellione degli Imperatori e dei sovrani cristiani all'autorità della Cattedra di Pietro. Dopo la morte di Carlo Magno, tra l'882 e il 1046, vi furono 45 Papi e antipapi, di cui 15 deposti e 14 assassinati, imprigionati e esiliati. I Papi del Medioevo conobbero lotte e persecuzioni, da san Pasquale I a san Leone IX, fino a san Gregorio VII, l'ultimo Papa canonizzato del Medioevo, che morì, perseguitato, in esilio.

IL SECONDO MILLENNIO
Il Medioevo ebbe il suo apice sotto il pontificato di Innocenzo III, ma santa Lutgarda ebbe una visione in cui il Papa le apparve tutto avvolto nelle fiamme, dicendole che sarebbe rimasto in purgatorio fino al Giudizio universale, per tre gravi colpe da lui commesse. San Roberto Bellarmino commenta: "Se un Papa così degno e stimato da tutti subisce questa sorte, cosa accadrà agli altri ecclesiastici, religiosi, o laici, che si macchiano di infedeltà?".
Nel XIV secolo, al trasferimento per settant'anni del Papato ad Avignone seguì una crisi altrettanto terribile di quella ariana, il Grande scisma di Occidente, che vide la Cristianità divisa tra due, e poi tre Papi, senza che si riuscisse a risolvere, fino al 1417, il problema della legittimità canonica.
Seguì un'età che sembrò tranquilla, quella dell'umanesimo, che in realtà preparò una nuova catastrofe: la Rivoluzione protestante del XVI secolo. La Chiesa reagì ancora una volta vigorosamente, ma nei secoli XVII e XVIII si insinuò nel suo seno la prima eresia che scelse di non separarsi dalla Chiesa, ma di rimanere al suo interno: il giansenismo.
La Rivoluzione francese e Napoleone cercarono di distruggere il Papato senza riuscirvi. Due Papi, Pio VI e Pio VII furono esiliati da Roma e imprigionati. Quando, nel 1799, morì a Valence Pio VI, il municipio di quella città lo comunicò al Direttorio, scrivendo che si era sepolto l'ultimo papa della storia.
Da Bonifacio VIII, l'ultimo Papa del Medioevo, a Pio XII, l'ultimo dell'era pre-conciliare, contiamo 68 Papi, di cui solo due canonizzati finora dalla Chiesa, san Pio V e san Pio X, e due beatificati, Innocenzo XI e Pio IX. Tutti si trovarono al centro di furiose tempeste. San Pio V combatté il protestantesimo e animò la Lega Santa contro l'Islam, ottenendo la vittoria di Lepanto; il Beato Innocenzo XI combatté il gallicanesimo e fu l'artefice della liberazione di Vienna dai Turchi nel 1683. Il grande Pio IX resisté impavidamente alla Rivoluzione italiana che, nel 1870, gli strappò la Città Santa. San Pio X combatté una nuova eresia, anzi la sintesi di tutte le eresie, il modernismo, che infiltrò profondamente la Chiesa tra il XIX e il XX secolo.
Il Vaticano II, aperto da Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI, si propose di inaugurare una nuova era di pace e progresso per la Chiesa, ma il post-concilio si rivelò uno dei periodi più drammatici nella vita della Chiesa. Benedetto XVI, utilizzando una metafora di san Basilio, ha paragonato il post-concilio una battaglia navale, nel corso della notte, in un mare in tempesta... E' questa l'epoca in cui viviamo.
Il fulmine che cadde su San Pietro l'11 febbraio 2013, il giorno in cui Benedetto XVI annunciò la sua abdicazione è come il simbolo di questa tempesta che da allora sembra aver travolto la navicella di Pietro e travolge la vita di ogni figlio della Chiesa.

IL MODERNISMO E IL CONCILIO VATICANO II
La storia delle tempeste della Chiesa è la storia delle persecuzioni che ha subito, ma è anche la storia degli scismi e delle eresie che, fin dalle origini, ne hanno minato l'unità interna. Gli attacchi interni sono sempre stati più gravi e pericolosi di quelli esterni. I più gravi di questi attacchi, le due tempeste più terribili, sono state l'eresia ariana del IV secolo e il Grande Scisma d'Occidente del XIV secolo.
Nel primo caso il popolo cattolico non sapeva dove era la vera fede, perché i vescovi erano divisi, tra ariani, semi-ariani, anti-ariani e i Papi non si esprimevano con chiarezza. Fu allora che san Girolamo coniò l'espressione secondo cui "il mondo gemette e si accorse con stupore di essere diventato ariano".
Nel secondo caso il popolo cattolico non sapeva chi fosse il vero Papa, perché cardinali, vescovi, teologi, sovrani e persino santi, seguivano Papi diversi. Nessuno negava il Primato pontificio e perciò non si trattava di eresia, ma tutti seguivano due o addirittura tre Papi e dunque si trovavano in quella situazione di divisione ecclesiale che la teologia definisce scisma.
Il modernismo fu una crisi potenzialmente superiore alle due precedenti, ma non esplose in tutta la sua virulenza perché fu parzialmente debellato da san Pio X. Scomparve per qualche decennio, ma riemerse con forza durante il Concilio Vaticano II. Questo Concilio, l'ultimo della Chiesa, svoltosi tra il 1962 e il 1965, volle essere un Concilio pastorale, ma per il carattere ambiguo ed equivoco dei suoi testi, portò a risultati pastorali catastrofici.
La crisi contemporanea discende direttamente dal Concilio Vaticano II e ha la sua origine nel primato della prassi sulla dottrina affermato dal Concilio Vaticano II.
Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Concilio, l'11 ottobre 1962 enunciò la natura pastorale del Vaticano II, distinguendo tra "il deposito o le verità della fede" e "il modo in cui vengono enunziate, rimanendo pur sempre lo stesso significato e il senso profondo".
Tutti i venti concili ecumenici precedenti erano stati pastorali, perché avevano avuto accanto a una forma dogmatica e normativa una dimensione pastorale. Nel Vaticano II la pastoralità non fu solo la naturale esplicazione del contenuto dogmatico del Concilio nei modi adatti ai tempi. La "pastorale" fu invece elevata a principio alternativo al dogma. La conseguenza fu una rivoluzione nel linguaggio e nella mentalità, la trasformazione della pastorale in una nuova dottrina. [...]

Nota di BastaBugie: per approfondire, consigliamo la visione del seguente video con la conferenza "Il Vaticano II, un Concilio pastorale" del Prof. Roberto de Mattei al Convegno dei Francescani dell'Immacolata organizzato a Roma nel dicembre 2010.


https://www.youtube.com/watch?v=OgyhzlZLz0A

 
Titolo originale: Exsurge, quare obdormis Domine?
Fonte: Corrispondenza Romana, 18/05/2016