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« Torna agli articoli di Silvana de Mari
Charlie è la nostra anima.
Se non riusciamo a fermare la sua morte, il danno sarà incalcolabile. Il concetto che la morte possa essere preferibile alla vita al punto tale da essere imposta, sarà passato. Che la morte sia preferibile alla vita è un concetto già presente in ognuno delle migliaia di abortii volontari e nelle (al momento) poche centinaia di casi di eutanasia di bambini fatti ogni anno in Europa. Il concetto della sacralità della vita è stato massacrato: d'altra parte dove non c'è fede in Dio, il concetto della sacralità della vita salta. Almeno però fino ad ora, si era salvata la necessità del consenso del genitore.
Non abbiamo ancora nessun caso di aborto imposto alla madre contro la sua volontà e Charlie è il primo caso di aborto postnatale imposto. Il termine aborto post natale lo dobbiamo a Singer, tizio che viene bizzarramente definito filosofo e filantropo, invitato (a nostre spese) dall'Australia per partecipare a Torino Spiritualità.
Tanto buono e ovviamente vegetariano, Singer è un antispecista, vale a dire che è contrario al fatto che una specie si ritenga superiore a un'altra.
E quindi? E quindi sostiene che un cagnolino non vale meno di un bimbo che è una maniera cortese di dire che un bimbo non vale più di un cane. Il dottor Singer spiega il concetto che ora si sta applicando a Chiarlie: se in una famiglia nasce un bambino emofiliaco è giusto che i genitori (o in caso di incapacità di questi un pietoso e misericordioso stato, nel silenzio di una ancora più misericordiosa Chiesa, che nel frattempo si occupa di cose serie, referendum sull'acqua e migranti) lo sopprimano perché così possono avere un figlio sano. Il prodotto fallato si butta e si sostituisce con quello buono perché se Dio non esiste, non esiste nemmeno l'anima. Come diceva Edith Stein, Santa Teresa della Croce, la tragedia dei grandi totalitarismi non è la perdita della libertà, ma la perdita dell'anima. Le persone diventano intercambiabili come tra le formiche e le api, quello che conta è lo stato, le persone diventano sostituibili e una sana vele di più di una fallata. E se viene emofiliaco anche il secondo? Aborto selettivo dei feti maschi e siamo al sicuro. Tra altro se una coppia ha in figlio emofiliaco l'ideale è affiancargli tre fratelli sani che lo proteggano.
SCELTO PER APRIRE UNA FINESTRA DI OVERTON
Torniamo a Charlie: è il prodotto fallato. Molto fallato. Charlie è un disastro.
Quindi è stato scelto per aprire una finestra di Overton.
Overton è un sociologo che ha studiato come rendere accettabile e poi obbligatoria quello che l'etica riteneva inaccettabile. Bisogna partire da una caso limite. Charlie era perfetto: una malattia drammatica, devastante. Purtroppo però i genitori di Charlie si sono messi di traverso e hanno radunato una 'valangata' di quattrini un milione e trecentomila sterline; e sono quei soldi che rendono tutto tremendo.
Il potere ha dovuto gettare la maschera. Vuole uccidere per uccidere. Senza quei soldi il discorso avrebbe un senso perché esiste anche lo stato di necessità. Non posso tenere un respiratore e delle risorse bloccati su un bambino senza speranza perché il respiratore e le risorse posso usarle per altri bambini, e sia i respiratori che le risorse sono contate. Questo è un discorso che ha un senso, ma i genitori di Charlie possono comprare il respiratore e pagare un'infermiera professionale anzi quattro che si diano i turni. Non spreco soldi per farti andare negli USA per un cura che non serve e so già che non serve: ma i genitori del piccolo i soldi li hanno loro.
Ci sarebbe da dire molto sull'anima, e sulla capacità di una creatura di provare gioia e sentire l'amore anche quando il cervello è danneggiato ma poi ci accusano di essere stronzi e bigotti.
Noi che stronzi e bigotti onestamente lo siamo e anche fieri di esserlo, però questa volta vorremmo fare un discorso laico e razionale uno di quei discorsi carini e puliti.
Charlie è una specie di vegetale. Saltiamo in tronco che la madre dice che lei capisce che il bambino è contento quando lei lo carezza e restiamo sul vegetale.
Charlie il fallato è una specie di piantina di basilico, un vegetale. Lui sarà così, ma suo padre e sua madre sono cittadini ben in grado di intendere e di volere e ben in grado di provare dolore. E amore.
LOVE IS LOVE
C'è gente che si vuole sposare con il proprio cane (il dottor Singer approva) altri con la loro tartaruga. La civilissima Svezia ha legalizzato la necrofilia: il vostro amore è defunto ma voi lo amate tanto? Purché sia imbalsamato ve lo potete tenere in salotto, o anche in camera da letto, e buon divertimento. Il papà e la mamma di Charlie amano il loro bimbo fallato. Se qualcuno può amare il suo cane, in maniera coniugale, o un cadavere, perché i genitori di Charlie non possono amare il loro figlio basilico, e portarlo in giro per il mondo per l'ostinata speranza che qualcuno lo tocchi con la bacchetta magica e lo trasformi in un bimbo che apre gli occhi e dice mamma. Hanno raccolto una valangata di soldi.
Perché non possono portarlo negli Usa, dove la cura non servirà a un fico, lui morirà e voi, medici inglesi ci farete la figura degli eroi: ecco lo avevamo detto noi. A voi che vi frega: mica sono soldi vostri. Avete paura che il bambino si stressi nel viaggio? Non avete appena detto che è un vegetale, che nel suo cervello i mitocondri hanno fatto uno sfascio, e allora? Non distingue il Gran Canyon dai mobili della cucina, che gli frega di essere su un aereo?
Il bene supremo del minore è farlo morire per soffocamento?
Charlie è la nostra anima, perché il suo assassinio sarà la fine della civiltà europea, quella basata sul cristianesimo.
Si torna a Sparta.
Qualcuno ha pensato di interpellare la Regina o la principessa Kate, ma nemmeno loro possono nulla.
I medici e i giudici hanno sentenziato.
Il medico, l'esperto, lo scienziato è il mito del XX e XXI secolo e il giudice, il semidio che ha in pugno l'etica del mondo.
Charlie è la nostra anima. Charlie è tutti i noi.
La tragedia dei totalitarismi non è solo la perdita della libertà, inclusa la libertà elementare di vivere, ma la perdita dell'anima.
Edith Stein, Santa Teresa delle Croce.
E noi che possiamo fare?
Nulla.
Non abbiamo alcun potere, salvo uno.
Noi siamo i bigotti. Tutti insieme, alle sette del mattino, il Rosario per Charlie.
Nota di BastaBugie: Marco Respinti nell'articolo sottostante dal titolo "Charlie Gard è solo l'inizio" racconta che in Inghilterra è venuto alla luce un nuovo caso in cui i giudici hanno intimato di non rianimare un bambino gravemente cerebroleso. Nome e luogo sconosciuto, per evitare pressioni mediatiche. Ma intanto si moltiplicano i casi di contenziosi tra medici e genitori di bambini gravemente disabili.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 luglio 2017:
Charlie Gard è solo l'inizio. Alle prime luci del 1° luglio, si è svolta sempre in Inghilterra un'udienza last-minute convocata nella notte fonda tra venerdì e sabato. È stata un'udienza di emergenza condotta per tre ore al telefono ascoltando gli avvocati di parte e controparte più un esperto medico indipendente, e testimone un giornalista chiamato ad hoc per riportare al mondo una sentenza di alto interesse pubblico. L'argomento riguardava la richiesta di un ospedale che qualche giorno prima si era chiesto se proseguire o no le cure a un bimbo cerebroleso di tre mesi ricoverato da maggio e quella di un padre che si appellava accorato.
Al termine il giudice Jonathan Leslie Baker della Divisione Famiglia dell'Alta Corte di Giustizia d'Inghilterra e Galles, che ha sede a Londra, ha stabilito che i medici non sono tenuti né a operare ancora il piccolo né a rianimarlo qualora andasse in arresto cardiaco (clicca qui). Un'altra condanna a morte di un innocente, proprio come quella comminata a Charlie. Un altro infanticidio, perché è evidente a tutti che, chi non cerca di risvegliare un infartuato potendolo fare con speranza di successo, è esattamente come se lo strangolasse con le sue mani. Né altre operazioni né la rianimazione sarebbero, dice il giudice Baker, nell'interesse del bimbo.
Il giudice Baker ha promesso di riconsiderare il caso con un'udienza normale il lunedì successivo, 3 luglio. In realtà aveva già presieduto un'udienza preliminare in vista di un'analisi più approfondita di tutti i dettagli del caso prevista per fine luglio, ma venerdì 30 giugno le condizioni del piccolo sono peggiorate improvvisamente. Per i medici il bimbo avrebbe anche potuto subire un arresto cardiaco nel corso del fine-settimana. Da qui l'idea di consultare le parti nottetempo e la decisione di cogliere al volo l'occasione per zittire per sempre il piccolo.
A proposito, come si chiama il bambino? Per ordine del giudice Baker non è dato saperlo. Si sa che la famiglia viene dall'Africa. Ma sia il nome del bimbo sia quello della struttura ospedaliera dov'è ricoverato sono top-secret. Perché altrimenti finirebbe come per Charlie, la gente si mobiliterebbe, si darebbe da fare, pregherebbe, veglierebbe, Papi e capi di Stato si mobiliterebbero. L'indistinto, invece, aiuta a sedare, a rimuovere, a dimenticare.
Anche il web, sempre prodigo di tutto e il contrario di tutto, resta abbottonato. Il quotidiano britannico che ha dato la notizia, Daily Mail, pure. E così di quella seconda udienza, normale, promessa per il 3 luglio, nessuna traccia. Fino a venerdì 7, quando, stringatissimo, un altro quotidiano britannico, il Jersey Evening Post, un giornale più che locale che si pubblica in una delle isole normanne del Canale della Manica, dice che giovedì 6 il giudice Baker ha deciso in modo "regolare", ha pure visitato il piccolo innominato nell'ospedale innominato dov'è ricoverato e poi ha confermato la condanna a morte il giorno successivo. Silenzio di tomba, c'è da dirlo.
Siamo nelle mani di giudici che decidono cosa è bene e cosa male, cosa è sofferenza e cosa no, quando vivere e quando morire. Stiamo attenti; quel che a noi potrebbe sembrare un banale raffreddore di stagione potrebbe invece essere interpretato assai diversamente da un pugno di legulei confusi sul diritto e sui diritti, gente che non ha ancora capito che, guarda un po', prima o poi, tutti si muore e inevitabilmente nella vita tutti si soffre, e che dunque condannare a morte degli innocenti perché comunque debbono morire e altrimenti soffrono è una baggianata colossale. Peggio: un'ipocrisia assassina.
Sì, Charlie Gard è solo l'inizio. Altri 18 bambini versano nelle sue condizioni. Poi ce ne sono molti altri affetti da patologie diverse, come il piccolo innominato africano, e ugualmente pronti per essere soppressi.
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