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« Torna agli articoli di Stefano
In Norvegia, dopo otto anni, vince una coalizione di partiti di destra. I Laburisti, guidati da Jens Stoltenberg, sono stati sconfitti. Il prossimo governo sarà una coalizione formata dal Partito Conservatore di Erna Solberg, assieme ai Liberali, ai Democristiani e al Partito del Progresso, etichettato come "xenofobo" dai media norvegesi ed europei. I risultati erano ampiamente previsti dai sondaggi locali. Tuttavia, nei commenti della stampa italiana, prevale lo stupore. Domina la preoccupazione per il possibile ingresso nel governo del Partito del Progresso, che a suo tempo era votato da Anders Behring Breivik, lo stragista dell'isola di Utoya a soli due anni dall'attentato in cui tanti giovani laburisti furono assassinati dalla mano del giovane folle di estrema destra. C'è perplessità sul fatto che gli scampati alla strage si siano candidati nelle file dei Laburisti e siano stati quasi tutti (ben 16 su 20) bocciati dagli elettori.
Lo stupore, l'orrore e la perplessità per questi risultati elettorali, sono dovuti al fatto che, raramente, sentiamo campane diverse da quelle della classe intellettuale norvegese. Un esponente tipico di quest'ultima è Per Fugelli, professore di Medicina Sociale all'Università di Oslo, insignito quest'anno, in Norvegia, con un premio dedicato alla libertà di espressione. A commento del suo premio, Fugelli ha definito gli "islamofobi" dei malati da curare con gli ansiolitici. Ha suggerito ai politici di assumere un valium prima di parlare di immigrazione. Ha dichiarato di voler picchiare, se ci capitasse insieme in ascensore, il parlamentare Tybring Gjedde, esponente del Partito del Progresso. Perché Tybring Gjedde meriterebbe questo? Perché, in un passato recente, in parlamento, ha denunciato che in un quartiere di Oslo, particolarmente denso di immigrati islamici, le donne bionde devono tingersi i capelli di nero. Altrimenti vengono violentate. I bambini vengono minacciati di botte, se solo mangiano carne di maiale a scuola. Questi fatti non sono mai stati smentiti, ma il parlamentare del Partito del Progresso è stato accusato di "islamofobia" e anche querelato per istigazione all'odio razziale.
Per ironia della sorte, lo stesso premio che quest'anno è stato vinto da Per Fugelli, vent'anni fa era stato assegnato a William Nygaard, editore della traduzione norvegese dei "Versetti Satanici" di Salman Rushdie, lo scrittore condannato a morte, per blasfemia, dall'ayatollah Khomeini. Nygaard è stato quasi ammazzato, davanti a casa sua, da un attentatore, con tre colpi di pistola, l'11 ottobre 1993 …
I norvegesi del Paese reale non sempre capiscono il linguaggio politicamente corretto dei loro intellettuali. Sanno in che Paese vivono. Intuiscono che un folle di estrema destra, come Breivik, è, fino a prova contraria, un caso unico e finora privo di epigoni. Mentre la possibilità che una ragazza venga violentata da immigrati di religione islamica, sta diventando una costante. André Oktay Dahl, deputato del Partito Conservatore, nel mese di gennaio aveva definito la situazione "critica", constatando come vi fosse, ormai, una vera "epidemia" di stupri. Ad Oslo il numero delle violenze sessuali è raddoppiato dal 2010 al 2013. Nel 65% dei casi, come rivela una statistica della polizia del 2011, sono commessi da cittadini stranieri, che costituiscono il 23% della popolazione cittadina. Nel 90% dei casi, gli stupri sono commessi da "non occidentali" (con o senza la cittadinanza norvegese), cioè da persone di origine mediorientale e africana e quasi sempre di religione musulmana. Per i difensori del multiculturalismo queste statistiche sono state distorte e interpretate ad arte dagli "islamofobi". Essi affermano che una "jihad dello stupro" (come la chiama la blogger conservatrice americana Pamela Geller) non esista, perché non si può attribuire all'atto di violenza carnale una causa religiosa. Evidentemente, i norvegesi, prima di questo voto, hanno fatto pochi distinguo sulle cause della violenza sessuale. Ed hanno semplicemente fatto l'equazione più immigrati musulmani = più stupri. Inoltre, a maggio, hanno visto nella vicina Svezia i danni provocati da una settimana di guerriglia metropolitana, nei sobborghi di Stoccolma e in altre città. Pure in quel caso i vandalismi sono stati commessi da musulmani, che lanciavano molotov contro i poliziotti e bruciavano auto al grido di "Allah è grande!" (come provano i loro stessi video). Quindi, i norvegesi hanno votato di conseguenza.
Il Comitato di Oslo assegna il Nobel per la Pace a Barack Obama (appena insediatosi, prima delle sue numerose guerre), solo nel nome del suo dialogo con l'islam. La Norvegia reale è però inorridita di fronte a casi di giustizia islamica applicati ai suoi cittadini. L'esempio recente è Marte Dalelv, una ragazza di 24 anni, impiegata a Dubai, condannata a sedici mesi di carcere perché ha bevuto alcool … ed ha denunciato di essere stata stuprata. Negli Emirati Arabi Uniti conta meno la differenza fra aggressore e aggredita: il sesso al di fuori del matrimonio è comunque punito. La reazione norvegese è stata debolissima: appena un'assistenza legale dell'ambasciata. Non è stato sollevato formalmente un caso di violazione dei diritti umani, una mancanza grave, contestata dalla branca norvegese di Amnesty International. Nel frattempo la ragazza è stata licenziata dalla compagnia per cui lavorava, che ha dato credito alla sentenza del tribunale locale. Il Ministero degli Esteri di Oslo ha semplicemente avvertito i suoi cittadini che «Ciò che viene considerato legale da noi, può essere un crimine in un Paese conservatore». Il 7 settembre, la Dalelv è stata "perdonata" dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti. Ma non assolta.
Votando a destra, i norvegesi si aspettano una miglior difesa dei propri cittadini, in patria e all'estero. Soprattutto in patria. Ma avranno soddisfazione dal nuovo governo? Erna Solberg, la prossima premier, ha definito Marte Dalelv «vittima di una giustizia medioevale». Tuttavia, la stessa Solberg, in un'altra occasione, si è detta favorevole all'introduzione, in Norvegia, di corti islamiche per giudicare casi di diritto familiare che riguardino immigrati musulmani. Anche la destra parla il linguaggio politicamente corretto. Di che si preoccupano i nostri media?
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