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"Se non mi piaci, ti cancello". Così sembra ragionare la stragrande maggioranza dei commentatori politici dopo le elezioni dipartimentali in Francia, dopo che domenica si è votato al primo turno (il secondo sarà domenica prossima). Infatti la stragrande maggioranza dei commenti constata la risurrezione di Nicolas Sarkozy e del suo schieramento di centrodestra moderato e della battuta di arresto del Fronte Nazionale di Marine Le Pen.
A PRIMA VISTA SEMBREREBBE CHE SIA ANDATA COSÌ
Ma ad un esame più attento vediamo che questa interpretazione del voto nasconde un "dettaglio" molto importante. Il Fronte Nazionale, infatti, è il primo partito di Francia e Nicolas Sarkozy, con la sua formazione (alleati esclusi) ha preso un milione di voti in meno. In pratica, si votasse oggi a turno unico e in tutto il paese, il Fronte Nazionale sarebbe il primo partito. Se la Le Pen non si aggiudicherà la maggioranza dei dipartimenti (l'equivalente delle province in Italia) è solo perché c'è il doppio turno e socialisti e conservatori faranno blocco contro l'estrema destra.
Risulta difficile capire come mai non sia emersa questa realtà dalle analisi sul voto in Francia, se non, appunto, con quel senso di paura che commentatori e giornalisti provano ogni volta che parlano di Fronte Nazionale, con il loro timore di vederlo trionfare definitivamente o con altri fattori spiegabili più con la psicologia che non con la statistica. Perché i numeri dei risultati definitivi parlano chiaro: il Fn ha preso 5 milioni e 108mila voti, il partito di Sarkozy (Unione della Destra) 4 milioni e 246mila, il Partito Socialista (che esprime il presidente Hollande) solo 2 milioni e 703mila, circa la metà di quelli conquistati dal partito della Le Pen. Il resto lo hanno fatto le coalizioni.
Non affrontare l'argomento, non parlando neppure del Fronte Nazionale, non permetterebbe di capire la Francia di oggi. Non esistono ancora analisi serie e non stereotipate di questo fenomeno, che è innegabilmente travolgente. Vedere la mappa del voto, capire dove e in quali circostanze il Fn ha vinto, può aiutarci a capire qualcosa.
In primo luogo, il voto è molto territorializzato. A parte poche eccezioni, è concentrato nel Sud e nel Nord. Il Sud è la porta francese al Mediterraneo, dunque anche al Nord Africa e all'immigrazione che arriva da quell'area. La maggioranza dei fatti di cronaca legati al terrorismo islamico (non solo attentati, ma anche arresti e retate) riguardano le città della costa mediterranea, Marsiglia e Tolosa in particolar modo. Il Nord è invece il lungo confine di terra con il resto dell'Europa centrale. La Francia, votando in questo modo, denuncia una forte volontà popolare di blindare i confini che ritiene più insicuri, quelli con il Medio Oriente, in primo luogo, ma anche quelli con un'Unione Europea che è sempre meno gradita, vuoi sempre per l'immigrazione, vuoi per la concorrenza economica in tempi di crisi.
ENTRANDO PIÙ NEL DETTAGLIO
Il Fn domina nel Nord Pas de Calais, che è la porta dell'Inghilterra e che, da anni, assiste all'aumento esponenziale dell'immigrazione di transito, di tutti coloro (clandestini mediorientali, soprattutto) che vogliono entrare in Inghilterra. Già nelle elezioni municipali dell'anno scorso questo fattore era stato considerato determinante per il voto in questa area della Francia. Il Nord è una zona tradizionalmente industriale e di sinistra, Calais è anche una zona industriale e portuale. Il mix di voto proletario in tempo di crisi e disagio per l'immigrazione incontrollata, è risultato determinante per la vittoria del Fn. Hanno votato per l'estrema destra anche i dipartimenti di alcune delle regioni più povere della Francia, quelle che registrano (territori oltremare e Corsica escluse) i più bassi livelli di Pil pro-capite: Piccardia, Loira e Lorena. Tutti i dipartimenti della costa mediterranea che hanno votato per Fn sono invece fra i più prosperi della Francia, ma sono anche quelli che registrano il più alto tasso di immigrazione. E soprattutto il più alto tasso di immigrazione clandestina dal Mediterraneo. Dunque ha prevalso questo fattore sulle scelte dell'elettorato.
Sicuramente non è neppure una coincidenza che molti dei dipartimenti che hanno votato Fn siano anche quelli che ospitano il maggior numero di "no go zones", aree di urbanizzazione e integrazione particolarmente difficile, dove la polizia, i servizi sociali e le autorità municipali non usano le stesse regole che nel resto del paese e in cui le comunità di immigrati si creano dei veri e propri stati separati. A parte le Banlieues parigine, che continuano a votare a sinistra, le "no go zones" sono concentrate nel Nord Pas de Calais, Mosella, Bouches du Rhone, Gard e Hérault, tutti dipartimenti che hanno votato a maggioranza il Fn. Anche in questo caso è stata seguita la regola comunicativa del "se non mi piaci, ti cancello" e non ne parlo: il governo francese, pur avendo recensito e mappato tutte queste aree, preferisce non parlarne. E a gennaio, dopo l'attentato di Parigi, ha addirittura denunciato l'emittente statunitense Fox News per aver trasmesso un servizio sulle "no go zones" francesi.
IL FATTO CHE NON SE NE PARLI, NON VUOL DIRE CHE IL PROBLEMA NON ESISTA
I francesi sanno bene che esistono aree in cui non sentono il controllo delle autorità, hanno assistito allo stillicidio di attentati alla vigilia delle feste natalizie (anche quelle sminuite o addirittura negate dalle autorità) culminate con la "battaglia di Parigi" a gennaio. Hanno fatto i conti, li hanno sommati alla crisi e hanno preso le loro decisioni. La loro scelta può non piacere, suscitare perplessità e paura, perché è quella di un partito nazionalista chiuso all'Europa, ostile all'immigrazione e al libero scambio. Ma va presa seriamente in considerazione, non taciuta, nascosta o negata. Anche perché oggi si è votato in Francia, ma anche in Italia i sentimenti dell'opinione pubblica non sono troppo diversi.
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