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E' naufragata nel Senato degli Stati Uniti, per assenza di accordo fra i Repubblicani, la riforma della sanità, uno dei primissimi punti nell'agenda del partito di Trump. La vera sconfitta, comunque, in questo come in tanti altri casi che riguardano gli Stati Uniti, è l'informazione. Come in tutte le battaglie che scaldano gli animi, le fake news e le false rappresentazioni abbondano e soffocano il dibattito.
LA FALSA RAPPRESENTAZIONE
Prima di tutto, c'è la falsa rappresentazione di una lotta fra due concezioni della sanità: quella pubblica e gratuita contro quella privata e costosa per i poveri. La prima, ovviamente, presentata come altruista e per il bene del popolo, la seconda come egoista e cinica. Nulla di più falso. Contrariamente a un luogo comune europeo duro a morire, negli Usa i poveri non sono "abbandonati a morire": il pronto soccorso è obbligato, sin dal 1986, a curare i malati e i feriti gravi finché sono in pericolo di vita. Non sono abbandonati i poveri, perché esiste un programma, con fondi pubblici, il Medicaid, che provvede alla loro spesa sanitaria. Non sono neppure abbandonati gli anziani, perché c'è Medicare, sempre con fondi pubblici. Non sono abbandonati i veterani di guerra, perché c'è un intero settore pubblico della sanità a loro dedicato. Tutti gli altri devono badare alla loro spesa sanitaria assicurandosi, o in proprio, o con l'assicurazione dei propri genitori (in caso di minori) o con l'assicurazione garantita dal proprio datore di lavoro. Detto questo: la Obamacare, nomignolo della Affordable Care Act, ha introdotto cambiamenti a questo sistema, mirando ad aumentare la diffusione delle assicurazioni private tramite un sistema di obblighi e incentivi, ma non ha introdotto un nuovo sistema di sanità pubblica di tipo europeo. La riforma voluta da Trump avrebbe voluto introdurre ulteriori cambiamenti all'Obamacare, cancellando alcuni obblighi (dunque lasciando più libertà agli utenti finali e ai governi locali) e riducendo la spesa pubblica e le tasse.
L'OBAMACARE AIUTA I POVERI???
Secondo un altro luogo comune estremamente diffuso, l'Obamacare aiuta i poveri e i pazienti più a rischio, mentre con la riforma che avrebbe voluto introdurre Trump, solo i ricchi si sarebbero potuti permettere un'assicurazione sanitaria. A giudicare dal dibattito, è vero il contrario: ciò che non funziona dell'Obamacare è proprio l'aumento dei costi sanitari, i Repubblicani puntano a una riforma che li riduca. La differenza fra il piano repubblicano e quello democratico, infatti, non è nei costi più o meno alti, ma nella maggiore o minore libertà di scelta. L'Obamacare ha ridotto la libertà di scelta, sia dei governi dei 50 Stati, sia dell'utente finale. Ed è questo che ha aperto anche una serie di contenziosi con enti religiosi e aziende con proprietari cristiani che si vedevano obbligati a fornire ai dipendenti anche la copertura assicurativa per contraccezione e aborto. Il piano di riforma repubblicano mira(va) a lasciare più libertà di scelta, sia agli Stati che agli utenti finali, rispettando maggiormente i loro valori. Ed è questo che conta da un punto di vista repubblicano. La riforma è saltata, fra l'altro, non a causa dell'opposizione per motivi sociali, ma proprio per quella dei repubblicani più "falchi", come il libertario Rand Paul, che ritiene la riforma solo un cambiamento cosmetico dell'Obamacare, non sufficientemente coraggioso e ancora troppo costoso in termini di spesa pubblica.
LA VERA QUESTIONE È L'OBBLIGO DI ASSICURAZIONE
Più in dettaglio, la riforma repubblicana mirava principalmente a: eliminare l'obbligo di assicurazione, perché è foriero di un aumento dei costi ed è una tassa occulta (la penale, per chi non si assicurava, era pagata assieme alle tasse). Eliminare l'obbligo di assicurazione dei dipendenti per le aziende con più di 50 assunti. Ridurre le tasse per finanziare Medicare, pur mantenendo inalterate quelle sui redditi più alti. Permettere alle compagnie assicurative di introdurre piani assicurativi low cost con minori coperture. Permettere agli Stati di introdurre piani assicurativi più basici e meno costosi. Ridurre la spesa pubblica per Medicaid (per i meno abbienti) nell'arco di un decennio, per scongiurare il rischio di default della sanità. A seconda della volontà dei governi locali, permettere ai singoli assicuratori di eliminare contraccettivi e maternità dalle coperture di base. Eliminare i crediti fiscali per comprare assicurazioni che includono l'aborto.
SOLIDARIETÀ ESTREMA CONTRO SUSSIDIARIETÀ EQUILIBRATA
Perciò, al di là delle false rappresentazioni, i veri termini dello scontro sono: solidarietà contro sussidiarietà. L'Obamacare, pur preservando un sistema privatistico della sanità, mira a estendere la solidarietà alle fasce di popolazione rimaste prive di copertura. Ma così facendo sacrifica la libertà, anche la libertà di religione, come abbiamo visto. La riforma repubblicana è invece più rispettosa del principio di sussidiarietà: prima l'utente finale con la sua libertà di scelta, poi il governo locale con la sua autonomia, infine, solo in via sussidiaria, arriva in soccorso il governo federale. Un sistema che implica meno solidarietà verso coloro che non si assicurano: l'obbligo viene rimosso.
Adesso che questa riforma è naufragata, resterà l'Obamacare? Il dibattito in Senato è tutt'altro che finito, riprenderà all'inizio della settimana prossima. Trump, ieri, ha invitato alla Casa Bianca i senatori repubblicani, per decidere il da farsi e "vendere" la sua linea. E se la riforma fallisse definitivamente, cosa succederebbe nel prossimo futuro? Trump minaccia di "lasciar fallire" l'Obamacare. Lo può fare in vari modi: non finanziando più le assicurazioni private (come compenso per i maggiori rischi e costi dell'assicurazione obbligatoria), non implementando l'obbligo di assicurazione. Si tratterebbe della strategia più dolorosa, perché rischia di lasciare veramente milioni di americani senza copertura sanitaria. La via opposta e alternativa è quella suggerita dal capogruppo della maggioranza in Senato Mitch McConnell: fare una riforma bipartisan, più moderata, con l'aiuto dei voti di almeno una parte dei Democratici. In questo caso, però, la faida che si è già aperta all'interno del Partito Repubblicano potrebbe ulteriormente degenerare.
Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo sottostante dal titolo "Le suore Usa che difendono l'Obamacare (e l'aborto)" parla delle 7.000 suore che hanno firmato un appello ai senatori repubblicani affinché non tocchino l'Obamacare perché "sarebbe immorale e contrario agli insegnamenti della nostra fede cattolica". Eppure la legge sanitaria voluta da Obama impone condotte contrarie alla morale naturale, come la copertura delle spese per l'aborto.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 luglio 2017:
Come di recente è stato commentato da queste colonne, settimana scorsa la riforma sanitaria negli Usa ha subito una battuta d'arresto per mancanza di consenso interno al fronte repubblicano.
Nel frattempo 7.000 suore hanno firmato un appello ai senatori repubblicani affinchè non tocchino l'Obamacare perché "sarebbe immorale e contrario agli insegnamenti della nostra fede cattolica". La raccolta firme è stata organizzata da Network, un'organizzazione composta da suore impegnata nei temi di giustizia sociale. Network ha anche dato il via all'iniziativa Nus on the bus ("Suore sul bus") per diffondere tramite un tour in autobus le loro idee.
Come è stato spiegato dalla Bussola più volte la riforma voluta da Obama non ha riconosciuto una copertura dei costi sanitari ai poveri - perché questo accadeva anche prima di Obama - bensì ha aumentato le spese sanitarie, ha reso più vincolante il legame tra privato cittadino e compagnie assicurative, ha fatto perdere molti posti di lavoro e, per quello che sta a più a cuore alle 7.000 sorelle di cui sopra, ha imposto condotte contrarie alla morale naturale e agli insegnamenti del Magistero. Infatti l'Obamacare prevede che i datori di lavoro coprano alcune spese sanitarie dei loro dipendenti, comprese quelle che servono per acquistare contraccettivi e quelle per praticare aborti. Una imposizione che riguarda anche gli enti cattolici. Che le 7.000 sorelle vadano a parlare con le loro colleghe, le Piccole Sorelle dei Poveri che qualche anno fa hanno fatto ricorso contro l'Obamacare proprio perché si erano consacrate al Verbo incarnato non al verbo abortista. Una chiacchierata con loro potrebbe essere utile per rinfrescare la memoria delle 7.000, non solo sulle priorità del cristiano e del consacrato, ma anche su ciò che è cattolico e su quello che non lo è.
Le Sisters Act statunitensi - appellativo quanto mai appropriato dato che "act" in inglese può significare anche "legge" - appoggiano quindi una riforma che obbliga a cooperare con l'aborto. Le 7.000 di cui sopra lo sanno di certo, ma per loro - come per tutti i cattolici adulti e quindi adulterati - l'aborto non è un problema morale, ma un problema sociale. La cosificazione della donna, la povertà, l'emarginazione sociale ed economica, la poca cultura portano ad abortire. Impegniamoci nella giustizia sociale e l'aborto sparirà. Nell'aborto in breve chi commette il male morale non è la madre o il medico - costoro sono solo vittime al pari del bambino - bensì la società, tutti noi, compresi io e te. Non prendiamocela con Obama se c'è un provvedimento che aiuta le donne a far fronte ad un drammatico problema sociale - pare quindi voler dire il catto-prog - prendiamocela con chi non si fa carico degli ultimi.
Non entriamo nel merito di questa tesi che imbarca sui gommoni per Lampedusa i principi non negoziabili - espressione propria del cretaceo cattolico ma ancor valida - e fa sbarcare a riva preservativi e pillole abortive, bensì sovrapponiamo in controluce - come quando si vuole verificare l'autenticità di una banconota - i principi per cui lottano le femministe travestite da suore (si fa per dire dato che tutte costoro non portano il velo) e quelli della Chiesa cattolica, a cui dicono di voler rifarsi le stesse. Ecco che questi principi non combaciano per nulla. Non siamo noi a dirlo, bensì la Congregazione per la Dottrina della fede che nel 2012 investigò le attività della Leadership Conference of Women Religious, un'organizzazione che raggruppa l'80% delle suore americane e che è forse il paradigma di tutte le associazioni made in Usa impegnate nel sociale. La Congregazione prese per il bavero la LCWR ammonendola di cambiare rotta: interesse esclusivo per i poveri, nessuna attenzione per la lotta contro contraccezione, aborto e omosessualità, queste le loro colpe. Un'organizzazione definita dalla Congregazione per la dottrina della fede vicina al femminismo radicale. "La situazione dottrinale e pastorale attuale della Lcwr è grave", era stata la conclusione dell'indagine, "ed è un argomento di seria preoccupazione". La Chiesa ha cura dell'uomo in ogni sua dimensione, ma ricorda che l'anima vale più del corpo e quindi ci sono delle priorità da rispettare.
All'opposto il cattolico progressista, anche quello con il velo, ha lo sguardo puntato a terra, non in Cielo, uno sguardo fisso ai problemi di ordine economico dell'uomo e alle sue diseguaglianze sociali. La carità si scolora in un servizio sociale, la salvezza si valuta sul conto corrente e la Chiesa si è degradata in un centro di accoglienza. E' per questo che 7.000 suore sono pronte a sostenere la legge di Obama, ma forse sono un poco più restie a sottoscrivere la Legge di Dio.
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