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LE CONFERENZE EPISCOPALI DI TUTTO IL MONDO FIRMANO UN IMPORTANTE DOCUMENTO COMUNE
Forse starete pensando a un invito a tornare a Cristo e al Vangelo, a leggere e meditare la Parola di Dio, a combattere in difesa della fede... nulla di tutto questo, bensì un appello per ridurre il riscaldamento climatico
di Stefano Fontana
 

Nei giorni scorsi è stato reso noto un documento sul clima niente di meno che da parte di tutti i vescovi del mondo. Non di tutti uno per uno, naturalmente, ma firmato dai Presidenti delle Conferenze episcopali continentali, quindi a nome di tutti i vescovi del mondo. La COMECE raccoglie le Conferenze episcopali dei Paesi dell'Unione europea; la CCEE quelle dei Paesi dell'intera Europa; la FABC riguarda le Conferenze episcopali dell'Asia e del Pacifico; il CELAM quelle dell'America Latina e dei Caraibi; il SECAM concerne le Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar, la FACBCO quelle dell'Oceania.
Si può quindi dire che l'intero episcopato mondiale abbia sentito il bisogno di firmare un documento sul clima, una specie di appello affinché si prendano alcune misure per ridurre il riscaldamento climatico. Non un documento su una preghiera mondiale da innalzare al Cielo in questi tempi bui; non un appello alla conversione dei cuori e delle strutture a nostro signore Gesù Cristo, e nemmeno un richiamo alle autorità politiche perché difendano la vita o la famiglia... bensì un appello sul clima, in appoggio agli Accordi di Parigi.

IL TEMA
La cosa è tristemente stupefacente, sia per il tema scelto che per il linguaggio usato nel documento.
Il tema scelto non è, strettamente parlando, di fede e di morale, bensì di politica ambientale. Inoltre è controverso anche nel mondo degli scienziati. Non tanto e non solo per le misurazioni dei fenomeni, ma soprattutto per la determinazione delle cause e, in modo speciale, delle cause umane. Non è chiaro che si tratti di cicli naturali o di fenomeni causati dall'uomo. Non si capisce, quindi, perché i vescovi debbano interessarsene e in modo così collegiale e solenne, impegnando addirittura gli episcopati di tutto il mondo. Ci sono tanti altri temi molto più drammatici del clima, molto più di rilevanza di fede e di morale, molto più conformi alla natura e missione dei vescovi che invece vengono trascurati e sostituiti col clima.
L'appello dell'episcopato mondiale parte da alcune citazioni dell'enciclica Laudato si' di papa Francesco. Ma nei passi che trattano del riscaldamento globale anche la Laudato si' è opinabile e non è magistero vincolante l'assenso dei fedeli. Se un credente pensa che il riscaldamento globale non abbia nessuna connessione con l'attività umana sul pianeta non è in contraddizione con la propria fede. Sorprende che oggi gli episcopati non dicano nulla quando teologi e vescovi mettono in discussione fondamentali articoli di fede e di morale, mentre trasformano delle opinioni discutibili sul riscaldamento globale in articoli di fede e di morale.

IL LINGUAGGIO
Venendo poi al linguaggio adoperato, si nota che esso non si distingue dal linguaggio dell'ONU, ossia è un linguaggio politico e non teologico o spirituale. L'episcopato mondiale qui fa la figura di una Ong internazionale oppure di una agenzia delle Nazioni Unite. In tutto il documento la parola Dio non c'è, né si legge qualche riferimento ad una visione trascendente e religiosa del problema. La natura o l'ambiente non vengono nemmeno mai chiamati con la parola "creato". Il documento è completamente orizzontale, ma per pubblicare documenti solo orizzontali non sono necessari i vescovi, dato che lo sanno fare molto bene i funzionari delle agenzie internazionali. I vescovi, così facendo, si delegittimano, si rendono inutili da soli.
Come se ciò non bastasse dobbiamo segnalare anche un altro aspetto inquietante. Nell'appello non si fa mai riferimento a Dio, come si diceva,  però si fa riferimento alla "Madre Terra", il che fa pensare che al Logos sia stata sostituita la Gnosi. La Terra non è madre, perché questo starebbe a significare che tutti i viventi, dalla formica all'uomo, sono figli della stessa Madre nello stesso modo e che il loro fondamento è solo materiale. La Terra non è madre a meno che non ci si conceda a forme di naturalismo panteistico massonico. E non si può nemmeno dire che la Terra abbia dei diritti.
Quali sono, infine, le misure che l'appello dei vescovi di tutto il mondo chiede in modo così accorato? Ridurre il riscaldamento globale di 1,5 gradi; assumere stili di vita sostenibili; rispettare la conoscenza delle comunità indigene; cambiare il paradigma finanziario mediante accordi globali sul clima; trasformare il settore energetico ponendo fine all'uso dell'energia fossile verso quello delle rinnovabili; ripensare il settore dell'agricoltura in modo da garantire salute e cibo per tutti, promuovendo un'agricoltura ecologica. Si tratta di proposte generiche, vagamente eticizzanti, riprese dalla moda corrente, alcune di esse sono ambigue (nella cultura delle comunità indigene non tutto è valido) ed altre sono in discussione anche tra gli esperti. In ogni caso: non sono cose da vescovi.

Nota di BastaBugie
: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Riscaldamento globale, il Vaticano sfida la Polonia" racconta che in vista della Conferenza sul clima di Katowice (Polonia) la Pontificia Accademia delle Scienze ha organizzato in Vaticano una conferenza internazionale sui cambiamenti climatici chiamando gli scienziati più catastrofisti, cioè i peggiori in quanto antiscientifici. Un modo per fare pressioni sul governo di Varsavia, più vicino alle posizioni "scettiche" di Trump. Per la Santa Sede pare ormai che il problema del clima sia la preoccupazione maggiore.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 30 ottobre 2018:
Si avvicina la nuova Conferenza del Clima e in Vaticano i motori sono già al massimo. Così ancora una volta il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, radunerà in Vaticano il fior fiore dei catastrofisti mondiali, e poco importa se gli stessi sono convinti che per salvare il Pianeta bisogna applicare una drastica riduzione delle nascite o bloccare lo sviluppo, e magari anche sospendere i processi democratici per conseguire più rapidamente i citati obiettivi.
Del resto, da quando, tre anni e mezzo fa, è stata pubblicata l'enciclica di papa Francesco Laudato Si', la questione dei cambiamenti climatici è sentita in Vaticano come una priorità assoluta. Prova ne è che in vista della Conferenza del Clima (Cop24) in programma a Katowice (Polonia) dal 3 al 14 dicembre prossimi, la Santa Sede ha spinto i presidenti delle Conferenze episcopali dei 5 continenti a fare un documento unitario per chiedere a tutti i paesi di cooperare al fine di mantenere l'aumento delle temperature terrestri entro gli 1.5°C per la fine del secolo. Un gesto inusuale - di cui riferiamo a parte - che dà l'idea dell'importanza che alla questione viene data, malgrado si tratti di una teoria scientifica tutta da dimostrare e, anzi, decisamente contestabile come è possibile verificare nel nostro blog Svipop.
Eppure, in Vaticano sono ben decisi a spazzare via con disprezzo chiunque osi manifestare una qualche perplessità. Nei giorni scorsi un velenosissimo tweet lanciato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, attribuibile a mons. Sorondo, così diceva: «Il negazionismo climatico non ha mai avuto molto a che fare con la logica o l'evidenza scientifica: sono senza ombra di dubbio in malafede. Non credono a quello che dicono: cercano scuse per consentire a gente come i fratelli Koch di continuare a far soldi». Per la cronaca, i fratelli Koch sono multimiliardari americani a capo di numerose industrie che spaziano dall'energia alla chimica fino ai prodotti agricoli. Da notare la finezza con cui rappresentanti della Santa Sede usano la parola "negazionismo" per accostare degli esperti che contestano una teoria scientifica ai filo-nazisti che negano l'esistenza dei lager tedeschi e della Shoah. Pensare che il Papa, nella sua ultima esortazione apostolica "Gaudete et exultate", nell'aprile scorso, stigmatizzava la violenza verbale via web: «Anche i cristiani - scriveva - possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui». Forse ne dovrebbe parlare meglio con i suoi collaboratori.
Ma torniamo al creativo monsignor Sorondo e alla Conferenza internazionale che sta preparando in Vaticano. L'appuntamento è per il 15 novembre, come al solito alla casina Pio IV, ingresso riservato tassativamente agli invitati, titolo "Cambiamento climatico, Salute del Pianeta e Futuro dell'Umanità". Rispetto al passato c'è una importante novità: Sorondo ha infatti voluto coinvolgere l'italiano Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nell'organizzazione, per dare maggiore rilievo scientifico all'iniziativa.
Considerata l'intensa opera di pressione che la Santa Sede esercita per far rispettare gli accordi sul clima, il coinvolgimento del CNR suona come una mossa politica nei confronti della Polonia, il paese che ospita la Cop24. Il motivo è semplice: il governo di Varsavia, così come altri governi est-europei, vede molta politica e poca scienza dietro alla teoria del Riscaldamento globale antropogenico (cioè causato dall'uomo) e si trova più in sintonia con la posizione scettica dell'amministrazione Trump che non con l'estremismo ecologista di Bruxelles. Essendo il paese ospitante, la posizione della Polonia potrebbe condizionare l'esito della Cop24, così alla Conferenza in Vaticano del 15 novembre sono stati invitati anche i rappresentanti dell'Accademia delle Scienze polacca e del governo di Varsavia. Nella speranza, ovviamente, che di fronte a cotanti scienziati anche i polacchi possano sperimentare quella «conversione ecologica» auspicata dalla Laudato Si'.
Seppure le varie sessioni si concentreranno sulla scienza del clima, sulle conseguenze per gli uomini e per la natura dei cambiamenti climatici e sulle indicazioni politiche in preparazione alla Cop24, non può sfuggire il "pensiero" dei principali relatori, certamente il meglio del catastrofismo mondiale e dell'odio verso l'essere umano.
A fare gli onori di casa sarà come al solito l'ormai onnipresente Jeffrey Sachs, economista di marca ONU, teorico dello sviluppo sostenibile e soprattutto un vero fondamentalista del controllo delle nascite nei paesi poveri. Tra i tanti possibili citiamo solo un estratto del suo pensiero, affidato il 15 aprile 2007 al Sunday Times: «Un tema globale è che il mondo è diventato estremamente affollato. Esercitiamo una pressione senza precedenti sull'ambiente della Terra, 6.5 miliardi di persone che emettono ogni anno 7 miliardi di tonnellate di carbonio in atmosfera...». Se è il carbonio che provoca il riscaldamento globale - come vuole la teoria in voga - è chiara la ricetta: bisogna sacrificare un po' di persone. Ebbene grazie a monsignor Sorondo, Jeffrey Sachs  è diventato l'eminenza grigia della Santa Sede sui temi economici ed ambientali.
Tra i relatori non poteva certo mancare il fisico tedesco John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate Impact Research, membro tra l'altro del Club di Roma. Schellnhuber è ricordato anche per aver presentato ufficialmente ai giornalisti l'enciclica Laudato Si' (ne è stato il principale collaboratore per la parte scientifica) con una relazione che definire catastrofista è dir poco e nell'occasione è stato nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Per poter fermare il riscaldamento globale Schellnhuber più che concentrarsi sul controllo delle nascite preferisce insistere sul freno allo sviluppo dei paesi ricchi. Questo è il suo programma per salvare il mondo, come l'ha spiegato al giornale tedesco Deutsche Welle il 15 marzo 2017: «Entro il 2030, dobbiamo eliminare completamente i motori a combustione. E dobbiamo eliminare completamente l'uso del carbone per produrre energia. Entro il 2040 per le costruzioni dovremo sostituire il calcestruzzo e l'acciaio con legno, argilla e pietra». E infatti il ritorno all'età della pietra sembra essere il sogno di tanto ecologismo attuale: chissà se in Vaticano sono disposti a seguire questi "maestri" una volta che ne capiranno le conseguenze.
Andando avanti nel programma troviamo una relazione affidata al segretario dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, organismo dell'Onu che si occupa di cambiamenti climatici), l'economista coreano Hoesung Lee, assoluto sostenitore della carbon tax. E del resto un sistema di tassazione globale è uno dei pilastri della "governance globale", concetto maturato in sede Onu già negli anni '90 e che vede nelle tematiche ambientali la chiave per realizzarla. Poi, ancora, il fisico britannico Peter Wadhams, autore del libro "Addio ai ghiacci", secondo cui se non cambiano subito le cose la Terra avrà meno di venti anni di vita. E in ogni caso i ghiacci del Polo Nord – dice lui - sono destinati a scomparire ben prima del 2050. Leggermente più ottimista è un altro relatore, l'astrofisico Martin Rees, che invece vede al 50% la possibilità che il mondo si autodistrugga entro la fine del secolo.
Insomma se l'obiettivo è quello di spaventare i polacchi per costringerli a seguire l'Unione Europea sulle politiche per il clima, e fare pressioni sugli altri paesi per prendere impegni decisivi a Katowice, il Vaticano si è messo in buone mani. L'unico dubbio è questo: ma Gesù Cristo è per questo che ha voluto la Chiesa?

 
Titolo originale: Vescovi di tutto il mondo mobilitati per il clima
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-10-2018