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« Torna agli articoli di Stefano Magni
Morire per Daniza? Non proprio, ma sull’onda dell’emozione per l’orsa trentina uccisa con una dose eccessiva di narcotico, i comuni stanno approvando regolamenti che ci faranno fare una vita da cani. Milano, come sempre, anticipa i tempi e impone di far entrare gli amici a quattro zampe in chiesa.
MILANO FA DA APRIPISTA
Mentre a Trento un centinaio di animalisti protestava in piazza chiedendo le dimissioni del presidente, del vicepresidente e dell’assessore all’Ambiente della Provincia Autonoma, a Roma gli attivisti bloccavano un’arteria stradale, pronti a bissare l’esperienza di lunedì e a Milano il Comune (di sinistra) anticipava i tempi rendendo nota la bozza del nuovo regolamento per la tutela degli animali. Contiene misure draconiane per dare più di spazio agli animali, togliendolo agli uomini. Se gli attivisti verdi ritengono che i boschi siano terre da orsi e lupi e l’uomo non ci debba entrare (questo era il leit motiv dominante delle proteste contro la cattura di Daniza) in città, invece, gli stessi attivisti vorrebbero far entrare gli animali dappertutto, anche nelle chiese, appunto, indipendentemente dal parere del parroco. Perché nel regolamento leggiamo proprio che i gestori di “luoghi di pubblico accesso”, d’ora in avanti, non potranno respingere il miglior amico dell’uomo all’ingresso. E fra questi luoghi di pubblico accesso figurano anche i “luoghi di culto”.
LA REAZIONE DELLA CURIA
La reazione della Curia milanese è stata molto blanda. Infatti, di fronte a un provvedimento senza precedenti come questo, si limita a dichiarare: «Abbiamo fiducia nel buon senso e nell’educazione di chi entra in parrocchia». In pratica, si spera che siano i fedeli a non far entrare cani che abbaiano o fanno i loro bisogni durante una funzione religiosa. La bozza di regolamento specifica che in Chiesa possono entrare solo i cani di piccola taglia e “non aggressivi”. Ma ci sarebbe molto da discutere sul fatto che i cani di piccola taglia, come chihuahua e yorkshire, siano più disciplinati e meno rumorosi delle razze più grandi. Finora, tra l’altro, il divieto o il permesso di portare animali da compagnia in chiesa era affidato al buon senso dei parroci. Alcune chiese milanesi, come San Simpliciano o San Lorenzo, sono caratterizzate da una maggiore tolleranza e i fedeli portano già i loro amici pelosi con sé. In altre chiese, per altro molto importanti, come Sant’Ambrogio e San Babila, i cani non sono i benvenuti. Di fatto, la materia è già regolata dal buon senso di parroci e fedeli. Ciò che fa la differenza, in questo caso, sarà l’esistenza di un regolamento comunale che impone, non solo suggerisce, la non-discriminazione dei cani in luoghi di culto, che sono extraterritoriali e non appartengono né al comune, né allo Stato. Questa bozza di regolamento sarà sottoposta al voto in Consiglio comunale in ottobre e per la Messa di Natale del prossimo 25 dicembre, potremmo già assistere a una funzione per umani e non.
UN CONFINE IMPORTANTE
Senza voler ricorrere al ragionamento del piano inclinato, possiamo dire che il Comune, con questa proposta, ha già sfondato un confine importante. Di fatto, come ai tempi della Rivoluzione Francese, un funzionario municipale, protetto dalla forza pubblica, può forzare l’ingresso di un luogo di culto e imporre una sua regola. Oggi pochi notano questa intrusione, perché la regola in questione riguarda i cani, che tanti amano anche più degli esseri umani. Ma in base allo stesso principio, a questo punto, il comune potrebbe benissimo imporre alle chiese di cambiare liturgia? Di ammettere alla comunione i divorziati risposati, sempre in base al principio di non-esclusione? Può imporre al prete di sposare due omosessuali, nel nome della non-discriminazione? Forse in Curia non se ne sono accorti, ma in questo modo hanno fatto entrare la forza pubblica dalla porta principale delle chiese e difficilmente riusciranno a farla uscire di nuovo. E stiamo parlando della Chiesa cattolica, dove le regole sono decisamente più tolleranti rispetto ad altre religioni. Cosa succederebbe se il Comune imponesse di non escludere i cani da una moschea, dal momento che i musulmani li considerano animali impuri? D’altra parte questa è proprio la stessa giunta del sindaco Pisapia che ha promesso di costruire la grande moschea, in occasione dell’Expo 2015. Anche quella è un luogo di culto, avrà il coraggio di trattare tutti i siti religiosi allo stesso modo?
LA BOZZA DEL NUOVO REGOLAMENTO
La regola dei cani in chiesa, rischia di passare in secondo piano e sotto tono a causa degli altri divieti previsti nella bozza del nuovo regolamento. Perché, fra i luoghi pubblici, sarà vietato escludere i cani, non solo dai centri sportivi, ma neppure, all’interno di essi, dal bordo delle piscine. Noi umani siamo obbligati a farci la doccia e a indossare una cuffia pulita per l’occasione, ma un cane può passeggiare a bordo piscina e nessuno può garantire che non sia sporco o non abbia le pulci. I circhi con animali saranno banditi, con buona pace per chi ci lavora da una vita. I petardi e i fuochi d’artifici saranno vietati per non dar fastidio alle sensibili orecchie di cani e gatti: il capodanno tradizionali lo si dovrà festeggiare ben lontano dai concittadini pelosi, fuori città. I ristoratori non potranno legare le chele delle aragoste e non le potranno tenere in ghiacciaia. I loro clienti, in compenso, potranno essere beccati dalle stesse aragoste, con le chele non legate. I pesci sono considerati “animali sociali” (esiste una “società” dei pesci?) e devono essere tenuti almeno in coppia negli acquari regolamentari. Queste sono solo alcune delle misure che i milanesi si stanno auto-imponendo, tramite una giunta ecologista liberamente votata. Una giunta che intende costituire, entro il 2015, anche un cimitero apposito per animali.
La filosofia che è alla base del tutto si legge in capo alla bozza del regolamento comunale. È interessante leggerla con attenzione: «anche gli animali non umani, in quanto esseri senzienti, coscienti e sensibili, hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell'ambito della specie». In pratica, riconoscendo loro una “coscienza”, si pongono sullo stesso piano degli “animali umani”.
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