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« Torna agli articoli di Stefano Magni
Un'altra sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, oltre a quella sull'aborto, ha scandalizzato i benpensanti di tutto il mondo. Una maggioranza di sei giudici ha bocciato una legge dello Stato di New York, che vietava la possibilità di portare armi in pubblico. La Corte a maggioranza conservatrice è adesso accusata di ipocrisia, perché, in due sentenze quasi simultanee, ha sentenziato per la vita e per le armi (che solitamente sono associate alla morte). Fra l'altro, questa sentenza arriva proprio con il tempismo giusto, dato che il presidente Biden aveva appena firmato una legge, varata da entrambe le Camere, per porre restrizioni all'acquisto e alla conservazione di armi da fuoco, la prima norma "gun control" da tre decenni.
Il giudice supremo Clarence Thomas ha scritto, nel parere di maggioranza, che il Secondo Emendamento (parte della Carta dei Diritti del 1791) deve essere letto per come è scritto e non interpretato secondo lo "spirito dei tempi". Nel secondo emendamento si afferma il diritto, non solo a possedere, ma anche a portare armi. Dunque, anche i newyorkesi, possono portare armi in pubblico. A maggior ragione in questi anni in cui la criminalità è esplosa di nuovo.
Nello Stato di New York, finora, la legge locale vietava il porto d'armi in luogo pubblico, a meno di non dimostrare una buona causa alle autorità. Secondo i criteri della città di New York, ad esempio, si doveva dimostrare, prove alla mano, di essere concretamente minacciati: "un pericolo personale eccezionale, documentato da prove di minacce ricorrenti alla vita o alla sicurezza". Ovviamente queste leggi non hanno impedito la strage di Buffalo (nello Stato di New York), dove un diciottenne armato di due fucili semi-automatici ha fatto strage dei clienti, disarmati, di un supermercato.
Dopo che la Corte Suprema l'ha bocciata, i newyorkesi saranno più o meno sicuri? Certamente anche coloro che sono minacciati, ma non possono dimostrarlo con "prove certe" avranno chance in più di difendersi. C'è sempre, infatti, questo altro lato della medaglia che raramente viene preso in considerazione, durante le campagne mediatiche contro le armi.
La legge sul "gun control" che invece è stata varata dal Congresso, con raro voto bipartisan, rende semplicemente un po' più difficile l'acquisto di armi da parte di ragazzini. Eleva l'età minima per l'acquisto di armi semi-automatiche da 18 a 21 anni, introduce controlli di background (salute mentale, soprattutto) per i minori di 21 anni che acquistano armi, introduce nuove regole sulla conservazione delle armi e nuove pene per chi acquista armi per conto di terzi che non ne avrebbero il diritto, oltre che per chi traffica armi illegalmente.
Nella nuova normativa è stata introdotta anche la possibilità per gli Stati di introdurre leggi "red flag" (bandierina rossa), un'aggiunta voluta dai Repubblicani. In base a questa norma si può segnalare alla magistratura una persona che dà evidenti segni di squilibrio e farla legalmente disarmare. Si tratta di una misura preventiva, forse più efficace rispetto a quelle che limitano l'uso o l'acquisto di armi, perché pone l'attenzione sulla persona che tiene l'arma.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "La Corte Suprema Usa ha condannato l'autoritarismo ambientalista" parla di come i giudici hanno condannato un abuso di potere.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 luglio 2022:
La Corte Suprema degli Usa ha emesso una sentenza, votata da 6 giudici supremi contro 3, a favore della West Virginia contro l'Epa, l'agenzia per la protezione dell'ambiente. Già i titoli dei maggiori quotidiani europei, dopo aver accusato la Corte, a maggioranza conservatrice, di aver vietato l'aborto, ora l'accusano di voler distruggere il pianeta, impedendo la lotta ai cambiamenti climatici. "Nube tossica dalla Corte Suprema americana" titola, con polemica creatività, Il Manifesto. In realtà il massimo organo giudiziario statunitense ha semplicemente rimesso l'Epa al suo posto. Un'agenzia non è un organo legislativo e non può ordinare misure economiche ad uno Stato. In questo caso particolare: l'Epa, sulla base del Clean Air Act (letteralmente: legge per l'aria pulita) non può emettere regole sulle emissioni di gas serra in relazione al cambiamento climatico.
Tutto è nato dalle centrali termiche nella West Virginia. Secondo il piano di Barack Obama del 2015, il Programma per l'Energia Pulita, gli Stati avrebbero dovuto ridurre le emissioni, cambiando rapidamente le fonti energetiche, eliminando le centrali a carbone e altri combustibili fossili. La West Virginia, seguita da altri Stati, prevalentemente repubblicani, aveva fatto causa all'Epa, accusandola di non avere autorità sui programmi energetici dello Stato. Già nel 2016 la lite era finita alla Corte Suprema che, con una maggioranza di 5 a 4, aveva bloccato il piano di Obama. Poco dopo le elezioni presidenziali venivano vinte da Donald Trump, il cui approccio al problema era l'opposto: massima autonomia degli Stati in tema di energia e ambiente.
Il caso è rimasto in stallo fino all'anno scorso, quando è stato risollevato, questa volta, da governi locali di sinistra, a partire dal District of Columbia (il distretto della capitale). E questo punto, la Corte Suprema ha bocciato l'Epa e confermato che la West Virginia ha ragione. L'Epa non ha il potere di imporre agli Stati degli standard di emissione di gas serra in relazione al cambiamento climatico. Con questo, tuttavia, la Corte non sta vietando affatto l'imposizione di quote massime di emissione. Semplicemente la sentenza elimina quello che era un abuso di potere dell'Epa, un organo burocratico dipendente dal potere esecutivo. Le leggi, anche sull'ambiente, devono essere sempre votate dal Congresso.
Scrivendo il parere di maggioranza, il giudice supremo John Roberts sostiene che il principio da seguire sia quello di guardare "con scetticismo" alle agenzie che affermano "in uno statuto a lungo esistente, un potere non annunciato", che in realtà rappresenta un'"espansione trasformativa" del suo potere. L'Epa, per imporre il cambiamento sulla produzione di energia, aveva usato una sua prerogativa che poche volte era stata invocata prima del 2015. Era il tipico modo di agire dell'amministrazione Obama: conferire nuovi poteri alle agenzie, concentrare funzioni nelle mani di "zar" di nomina presidenziale, per imporre il cambiamento rapidamente, senza troppe discussioni in Congresso. Il giudice supremo Neil Gorsuch, in una nota, constata come il problema, dal punto di vista progressista, sia nella complessità e lentezza del processo legislativo. Ma è proprio questo che volevano i padri fondatori degli Stati Uniti, secondo Gorsuch, per proteggere la libertà e aumentare la responsabilità. E' il Congresso, responsabile di fronte al popolo che lo elegge, che deve dare "ordini chiari" alla burocrazia.
La sentenza della Corte Suprema è dunque importante per ristabilire un clima costituzionale sano, per ribadire il principio della divisione dei poteri e impedire al potere esecutivo di imporre leggi che sarebbero prerogativa del Congresso, oltre che negare al governo federale la possibilità di prevaricare sugli Stati. Sintomatico il fatto che i critici della sentenza, a partire proprio dalla Casa Bianca, accusino la Corte di irresponsabilità sull'emergenza climatica. Invece di discutere su chi debba legiferare, si va subito a discutere sul cosa, sul contenuto delle leggi. "La decisione odierna della Corte Suprema" in tema di ambiente, si legge nel comunicato della Casa Bianca, è "devastante" e "riporta indietro" il Paese. Questo perché, nella logica delle emergenze, non importa che ci sia un abuso di potere. L'importante è che le politiche emergenziali vengano subito applicate, costi quel che costi. E senza discutere. Perché la gente è "stolta" e quindi un governo di "esperti" deve avere mano libera.
È lo stesso motivo per cui i Democratici, e il presidente Biden per primo, protestano anche contro la sentenza che riguarda l'aborto: la Corte non ha vietato l'aborto (come pare di leggere dalle cronache) ma ha restituito agli Stati il potere di legiferare nel merito. Però, siccome per i progressisti l'aborto è un "diritto fondamentale", quel che si vuole evitare è proprio il dibattito. Deve essere imposto. Punto. E per il Covid è stato lo stesso: la lotta contro il virus è stata affrontata con la logica di una guerra e i Democratici non ammettevano che Trump lasciasse gli Stati liberi di scegliere le loro politiche sanitarie. Poi, una volta che Biden è diventato presidente, hanno continuato a condannare il comportamento di Stati dissenzienti, come la Florida e il Texas, perché "troppo liberi" su obblighi vaccinali e mascherine. Ed ora il clima: i progressisti non ammettono che siano le comunità locali, o anche il Congresso, su scala nazionale, a regolamentare le emissioni. Deve essere un'agenzia alle dirette dipendenze del capo dello Stato a decidere quali aziende devono produrre energia e quali morire.
Sulla scia delle continue emergenze, dunque, si fa strada l'autoritarismo. La Corte sta cercando di contenerlo. Questa è la vera "nube tossica" che fa indignare il mondo progressista.
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