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« Torna agli articoli di Tommaso Scandroglio
Per la seconda volta Elton John ha steccato. No, non ci riferiamo alla sua carriera di musicista ma alla sua vita privata, che poi tanto privata non vuole essere. La prima stecca la prese nel 2005 quando convolò a "nozze" con il regista canadese David Furnish. Stesso municipio dove Carlo d'Inghliterra impalmò Camilla Parker Bowles, edificio che quindi ha il primato inglese per le nozze che suscitano giusto scandalo.
Ma ora il 63enne baronetto dall'ugola d'oro ne ha combinata un'altra. Dato che madre natura, arcigna e perfida, non permette a due persone dello stesso sesso di concepire un bebè, allora la pop star ha pensato bene di aggirare l'ostacolo, sottoscrivendo un bel contratto con una donna californiana affinchè mettesse a disposizione un ovulo e un utero. Trovata chi faceva al caso suo di certo le avrà cantato la celebre strofa di The One: "Tu sei tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno baby, tu sei la persona giusta". Per lo spermatozoo si è trovato subito un "donatore" – la parola è tra virgolette perché c'è chi ci campa negli States con questo lavoro – che, poverino, non saprà mai che cotanto seme ha dato i natali all'erede del milionario Elton. Se l'avesse saputo forse avrebbe alzato la posta in quanto a "rimborso spese". Per completare questa favoletta terribile dobbiamo aggiungere che il primo vagito è stato udito il 25 Dicembre scorso. E sì, proprio a Natale. Un Natale rovesciato però.
Al bebè è stato posto, o meglio sarebbe dire imposto, il quintuplo nome di Zachary Jackson Levon Furnish-John, forse per ricordargli in eterno che il suo concepimento è il frutto di un faticoso lavoro di squadra in cui sono state coinvolte ben cinque persone: i due committenti (Elton e David), la madre che ha prestato l'utero, il "donatore" di sperma e il tecnico di laboratorio, figura non certo marginale dato che è lui che è ha compiuto il miracolo laico della fecondazione. Elton ha dovuto chiedere ad una cicogna californiana di mettere assieme tutto questo papocchio alla Frankenstein perché l'ordinamento giuridico inglese ha avuto difficoltà a digerire il "matrimonio" omosessuale e quindi, ahilui, non si sente ancora pronto per legittimare la cosiddetta maternità surrogata.
Il mondo omosex ovviamente esulta, basta gettare un occhio in un sito gay qualsiasi, ma il buon senso - da sempre etero - molto meno. In tutta questa vicenda infatti paradossalmente nulla è gay, cioè niente è gaio.
Che c'è di bello nel sapere che un bambino viene alla luce tramite fecondazione artificiale, la quale regala – forse – un figlio ad una coppia a prezzo dello sterminio di 6-7-8 fratellini? Cosa c'è di gioioso nel fatto che il piccolo Zachary non è nato grazie al caldo abbraccio amoroso di mamma e papà, ma tramite giochi di prestigio fatti in sterili stanzette di ospedali americani? Cosa c'è di esaltante in una donna che affitta parte di se stessa, e non una parte qualsiasi, ma la culla di carne dove sboccia la vita? Cosa c'è di allegro nel saper che il piccolo crescerà in un ambiente non consono alle sue esigenze, perché privo della figura paterna e materna? E infine cosa c'è di edificante in una storia che mette a nudo che simili bizzarrie bio-giuridiche ormai sono diventate vere e proprie sceneggiature di film horror di terz'ordine?
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