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« Torna agli articoli di Tommaso Scandroglio
Proseguiamo con il nostro identikit di tipi strani in casa cattolica (nelle puntate precedenti: Il cattolico ombra; Il cattolico omissivo; Il cattolico adulto). Questa volta sotto la lente di ingrandimento mettiamo il cattolico benaltrista. Per costui i veri problemi, al pari delle relative soluzioni, nella Chiesa come fuori da essa, sono altri rispetto a quelli indicati dalla Chiesa stessa. Ad esempio il problema non è l'aborto, bensì sono le condizioni sociali in cui si trova a vivere la donna, il machismo, la difficoltà di coniugare vita professionale e impegni familiari, il reddito, etc. Parimenti il problema non è il divorzio, ma l'incompatibilità dei caratteri, nuovi condizionamenti culturali a cui deve soggiacere la famiglia, l'indipendenza lavorativa della donna, etc. E ancora, il problema non è il calo a picco delle vocazioni sacerdotali e delle presenze alla Messa domenicale, ma le nuove esigenze spirituali della gente, l'incapacità della Chiesa di comunicare con il mondo, la pedofilia che ha macchiato il curriculum della Chiesa stessa, etc.
I VERI PROBLEMI
In definitiva il cattolico benaltrista confonde le possibili cause con l'effetto, escludendo il secondo (aborto, divorzio, calo di vocazioni) per privilegiare le prime. Facendo così si mette in ombra il vero problema e si sposta l'attenzione su aspetti sì importanti, ma che spesso non sono nemmeno le vere cause del problema. In tal modo si depotenzia la drammaticità di alcuni fenomeni perché li si mette in naftalina: da attori principali finiscono per essere comparse. Ecco allora che il cattolico benaltrista si guarderà bene dal parlare, sia in pubblico che in privato, e dallo scrivere di aborto, fecondazione artificiale, eutanasia, omosessualità, liturgia snaturata, perdita della fede, etc. perché, secondo lui, non sono il vero nocciolo della questione. I veri problemi, a suo dire, che generano poi questi effetti collaterali sono la povertà, la disoccupazione, l'individualismo, i ritmi frenetici della società odierna, i social usati male, la mancanza di dialogo, di accoglienza, di solidarietà, di integrazione tra persone di diversa nazionalità e di attenzione verso il creato (la qual ultima cosa pare essere ormai il peccato originale da cui sono scaturiti tutti gli altri peccati).
COME UN'ANGUILLA
Il benaltrismo si presenta come una sostanza oleosa che ricopre questo particolare tipo di cattolico e quindi è difficile agguantarlo perché sguscia via come un'anguilla. Vogliamo dire che quando egli obietta che, ad esempio, l'eutanasia prenderà sempre più piede nel nostro Paese a motivo dell'individualismo sociale dice sì una cosa vera, ma non c'entra il punto. Ecco allora che per contestarlo occorre articolare un ragionamento composto da più passaggi, un ragionamento complesso. Lo stesso accade quando, secondo lui, è l'indipendenza professionale che ha minato alla base il matrimonio rendendolo più fragile; in realtà si tratta di una concausa, ma i fattori determinanti sono altri e ben più importanti: sono, è proprio il caso di dirlo, ben altri rispetto alla sua prospettiva "benaltrista". In breve, questo cattolico dice cose anche giuste, ma non fondamentali, non individua la vera patologia del male o dell'errore.
Il cattolico benaltrista poi fa sfoggio delle sue qualità non solo sul versante, potremmo così dire, negativo ma anche su quello positivo. Se il male è ben altrove rispetto a quello che indica la dottrina, parimenti il vero bene si trova altrove. Ad esempio alla salvezza delle anime preferisce la salvezza del pianeta; alla difesa dell'identità cattolica il sincretismo religioso; alla fedeltà alla dottrina la cosiddetta libertà dei figli di Dio che in realtà è anarchia dottrinale; alla fede in Dio la fede nella scienza; alla sequela a Cristo l'amicizia tra i popoli; al "Sì, sì, no, no" il "parliamone"; alla verità il dubbio; ai principi le eccezioni; agli assoluti morali una morale dissoluta.
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