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« Torna agli articoli di Umberto Fasol
Carpire il segreto della vita biologica è una delle massime aspirazioni per gli uomini e le donne di tutti i tempi.
Nell'antichità e fino a tutto il Medioevo si pensava che la vitalità del corpo dipendesse dal suo cuore; poi, in epoca moderna, si è pensato al cervello, come cabina di regia di tutto quanto accade istante dopo istante.
IL CODICE GENETICO
Nel secolo scorso gli sforzi si sono concentrati sulla cellula, sempre più indagabile dai nostri microscopi, e in particolare sul suo nucleo, quella vescicola che misura cinque o sei centimetri di millimetro (quindi infinitamente più piccola sia del cuore che del cervello), ma che contiene quello specialissimo acido desossiribonucleico, la cui struttura a doppia elica, affascinante ed intrigante, venne disegnata su "Nature" nel 1954.
Da lì a qualche anno, nel 1966, avvenne la scoperta clamorosa ed inattesa del Codice Genetico, il DNA.
Trovare nella cellula microscopica un vero e proprio dizionario con le informazioni che presiedono alla vita del vivente, ha consentito di assimilare la vita ad un software, rendendola da una parte più misteriosa di prima della ricerca… e dall'altra foriera comunque di nuove conoscenze e di nuove certezze.
Infatti, alla fine degli anni Ottanta viene lanciato il grandioso Progetto Genoma Umano (Human Genome Project) su scala mondiale, guidato dagli USA, con l'ambizioso scopo di "leggere" l'intera sequenza di DNA presente in una cellula umana. Il 26 giugno del 2000, in conferenza stampa mondiale, Bill Clinton e Francis Collins, direttore del Progetto, comunicano i risultati della ricerca che ha coinvolto i Paesi più sviluppati: il DNA umano è un nastro lungo circa due metri e formato da una sequenza di tre miliardi e duecento milioni di lettere. Oggi conosciamo queste lettere, anche se contengono differenze da persona a persona.
SCOPERTO IL SEGRETO DELLA VITA?
È stato così scoperto il segreto della vita? Per nulla! Genoma ha solo rivelato i volumi di messaggi e di istruzioni contenuti nel nucleo di una cellula ma sorgono, come accade dopo ogni scoperta scientifica, nuove domande: " Come si sono formati quei volumi?"; "come è possibile che la cellula riesca ad aprirli e a cercare la pagina "giusta", quella che serve istante per istante per presiedere alle attività vitali dell'organismo?"; " come fa la cellula a "leggere" un messaggio scritto in termini di atomi e molecole?"; "qual'è la regia che ordina la lettura di un messaggio piuttosto di un altro?".
È nata così l'epigenomica, parola greca che significa "sopra i geni", che si occupa di quel livello di organizzazione della materia biologica che è superiore alla mera disposizione sequenziale delle lettere del DNA.
Sono i meccanismi epigenetici quelli che agiscono sul DNA e che, per esempio, danno la forma stellata ai neuroni (gonfiandoli di neurotrasmettitori come la dopamina), e che danno la forma a disco schiacciato ai globuli rossi.
Insomma l'epigenoma è la chiave della vita? Sembrerebbe. Ma che cos'è? È una serie di meccanismi molecolari che agiscono a monte dei geni, accendendo o spegnendo i geni stessi presenti nei volumi della "biblioteca" nucleare, e a valle, modificando le proteine fabbricate prima che raggiungono la loro destinazione funzionale in qualche distretto biologico.
Importante? Certamente! Ma è davvero la conclusione della nostra ricerca? Assolutamente no! Fin che si trovano "meccanismi" non si trova mai "l'intelligenza" che li ha creati e quindi la ricerca non si sazierà mai.
Ma si può trovare l'intelligenza della regia? Non con la provetta e il microscopio.
Vuol dire che non esiste? Vediamo che cosa dicono gli autori di un servizio, intitolato Epigenome Roadmapping, apparso sulla rivista "Nature" nel numero di febbraio 2015. Sono scienziati del prestigioso MIT del Massachussets, che fanno un primo bilancio dopo anni di esperimenti importanti e pioneristici in questo campo su cellule vive e umane e in particolare su cellule dell'embrione umano (hanno investigato su cellule staminali embrionali umane provenienti da aborti spontanei, a seguito di esplicito consenso dei genitori, secondo un protocollo internazionale).
Questo articolo su "Nature" pubblica la conferma sperimentale dell'esistenza, nella cellula, di una sorta di progetto che agisce per estrarre dal DNA le informazioni opportune di volta in volta a formare e sviluppare l'embrione umano.
I FATTORI DI TRASCRIZIONE INTRACELLULARE NON SI ATTIVANO DA SOLI
Perché conferma sperimentale? Perché, già da Aristotele in avanti, dal punto di vista filosofico è noto il principio di causalità [ndr. Attaccato da diversi filosofi, ma erroneamente: cfr. l'articolo di G.Samek Lodovici in questo numero del Timone]: "omne quod movetur ab alio movetur", tutto ciò che si muove, si muove ad opera di altri, tutto ciò che comincia è causato. I fattori di trascrizione intracellulare non si attivano da soli. Che cosa li attiva? Li attiva un altro segnale che proviene da un piano organizzativo a monte. Questo segnale a sua volta è mosso. C'è come una catena di cause moventi complessa e rigorosa, che deve avere un punto di start. Così come il numero dieci segue al nove, all'otto, al sette e giù fino al numero uno: l'inizio.
Ora, sembra che il numero una nella vita della cellula zigote sia una "rete", non un punto o una molecola.
Questa rete è la manifestazione del mistero della vita. Infatti, mentre i nostri manufatti hanno sempre un inizio puntuale, le cellule del nostro corpo, invece, sono acheiropite (non fatte da mano d'uomo) e sono una sorta di rete, che si muove in tutte le direzioni, modificandosi di continuo (pur mantenendo costanti i parametri funzionali necessari per le attività vitali).
OGNI VIVENTE DA UN ALTRO VIVENTE
Non è possibile identificare l'inizio della vita sulla terra, bensì solo una catena di viventi, in cui ogni vivente proviene da un vivente precedente, che proviene da un vivente precedente e così via: "omne vivum ex vivo" (ogni essere vivente proviene appunto da un altro essere vivente). Che all'origine della vita ci sia dunque un Primo Vivente? In effetti, il confronto tra i manufatti e gli esseri viventi apre la nostra ragione all'evidenza di un mistero della vita, che resta inafferrabile.
E che dire sulla genesi di questi organismi epigenetici?
UN RINVIO VERSO LA VERA ORIGINE
La sensazione che abbiamo maturato dopo anni di biologia molecolare è che essi siano così complessi che non osiamo nemmeno ipotizzare che abbiano potuto formarsi da soli, senza "orchestrazione" (come dicono gli scienziati) premeditata da Qualcuno. La presunta evoluzione spontanea e imprevista della vita, affidata da alcuni evoluzionisti alle mutazioni genetiche casuali e alla selezione naturale, per cui da un grumo di atomi si sarebbero in questo modo formate balene, querce, api e uomini ecc. senza alcun 'progetto', è sempre di più un racconto di 'fantascienza'.
Come dire noi vediamo tutti i giorni nel mondo i tasti di una sorta di pianoforte che si abbassano per suonare la sinfonia dei fenomeni vitali e fisici, con note che si aggiungono di continuo, in armonia con le precedenti, da miliardi di anni: nella cellula l'amminoacido viene trasportato dal transfert ad occupare la posizione che gli compete nella lunghissima catena di perline dell'emoglobina; nel corpo il cuore pompa instancabile e autonomamente il sangue nel cervello fino all'ultimo neurone; nello spazio la Terra percorre i suoi 29,8 kilometri al secondo attorno al Sole, per non precipitare; nel giardino le foglie catturano l'energia elettromagnetica solare, stanca di otto minuti di viaggio, e la usano per trasformare l'aria e l'acqua in quello zucchero e in quell'ossigeno che avviano la catena alimentare sul Pianeta. Ma non vedremo mai le dita del Musicista fin che le vorremo vedere con gli occhi fisici e con la scienza.
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