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Per il noto e influente fisico e biologo Edoardo Boncinelli sappiamo molto su quanto è accaduto qualche frazione di secondo dopo il Big Bang, conosciamo molte delle leggi della fisica che possono rendere ragione della formazione degli atomi e delle stelle, ma rimangono aperte le domande fondamentali o, "velenose", come l'Autore stesso le chiama: "Da dove derivano le leggi fisiche che sembrano valere per tutti i tempi e tutte le regioni del cosmo? Perché sono quelle e non altre? È evidente che le leggi non possono giustificare se stesse [cioè la propria esistenza], ma solo i propri effetti. Evidentemente c'è ancora qualche problemino da risolvere...". Oggi addirittura, a rincarare la dose di incertezza, gli scienziati ritengono che dobbiamo rassegnarci all'idea che il 95% (!) del tessuto dell'Universo sia formato da materia e da energia "oscura", che non possiamo vedere con i nostri strumenti di indagine.
LE LEGGI SCIENTIFICHE NON SPIEGANO LA COMPARSA DEL COSMO
La vita - prosegue Boncinelli - avrebbe potuto essere anche diversa se le cose fossero andate in altro modo, ma così è accaduto e non è stata fatta alcuna scelta, né dagli organismi né tanto meno dall'esterno del mondo. Invertendo il discorso della maggioranza dei filosofi greci e medievali, per Boncinelli, "il divenire è il fondamento dell'essere", ovvero la materia è fatta in modo tale da evolvere, aggregarsi e disaggregarsi in modo continuo, all'interno dei paletti imposti dalle leggi note della fisica e della chimica, con tutta la variabilità generata dall'intreccio del caso e della necessità e non esiste dunque alcuna finalità nello sviluppo del mondo e quindi non si deve ricorrere ad alcuna Ragione che ne giustifichi la comparsa e il divenire. Ora, però, se è vero che la forza di gravità, la forza nucleare e la forza elettromagnetica possono rendere ragione dell'evoluzione dell'universo, non possono però spiegare la comparsa dell'Universo stesso al momento del big bang. Inoltre, queste forze fisiche non possono spiegare la complessità e la finalità-teleonomia (= la propensione verso uno scopo, rilevato persino dall'ateo J. Monod, nel suo famoso Il caso e la necessità) presenti negli esseri viventi.
I VIVENTI NON SONO RIDUCIBILI AI LORO COMPONENTI
Ai viventi presi nel loro insieme e anche solo in ciascuno dei loro dettagli biochimici e morfologici, non sono riducibili ai loro ingredienti; il cuore, o il rene, o l'occhio, presi singolarmente, non solo non vivono e dopo qualche ora degenerano, ma soprattutto non hanno alcun senso.
Semplicemente non possono esistere da soli; la loro finalità si esplica in relazione con il tutto del corpo. È infatti l'organizzazione del corpo interno che fa vivere e dà significato ad ogni suo dettaglio-parte. Come spiegare questa relazione tra il tutto del vivente e ogni suo dettaglio? Da dove proviene? È impossibile trovare una risposta a questa domanda rimanendo all'interno della materia grezza: gli atomi non hanno una relazione con gli atomi che non toccano. Invece, nel corpo di un vivente come un mammifero le cellule del fegato sono in relazione anche con quelle del cervello e con quelle dello scheletro, che non vedono e non toccano: in virtù di quale proprietà intrinseca possono farlo? Questo è il mistero degli organismi viventi, di cui vediamo gli effetti, ma la cui causa non riusciamo a descrivere né in termini di fisica, né di chimica, né di biologia, né di informatica.
Il mistero apre al Trascendente e ce lo fa incontrare, se lo vogliamo. Qual è invece la presunta risposta che offrono alcuni biologi odierni come Boncinelli in alternativa al rinvio al Trascendente?
FROZEN ACCIDENT? NO, C'È UN DISEGNO
La risposta è "Frozen Accident": "Chiamiamo incidente congelato una struttura o una funzione che si presenta in un dato modo, e che ci pare particolarmente indovinato, ma che poteva anche essere diversa". (Boncinelli). Tutta la storia della vita della Terra, dalla sua comparsa iniziale fino ai fiori, ai pesci, agli elefanti, e agli uomini, viene interpretata alla luce di questo concetto: compare la membrana cellulare? È stato un incidente. Compare l'autocoscienza dell'uomo? È stato un incidente...
Ma l'esempio maggiormente usato da Boncinelli nei suoi libri è il codice genetico. Il codice genetico, secondo lui, è nato in modo relativamente arbitrario (è un incidente di percorso del divenire) che si è tramandato (congelato).
Ma questo codice è estremamente complesso: quale incidente può generarlo? Inoltre, il codice genetico dei viventi comunica delle istruzioni sensate alle parti del vivente stesso; ora, la comunicazione di una frase sensata, legata sintatticamente a tutte quelle che compongono un discorso, non può essere un altro incidente di percorso! Se diciamo che tutte le proposizioni dell'articolo che il lettore ha tra le mani sono stati altrettanti episodi non voluti che si sono sviluppati e ordinati da soli senza alcuna finalità, diciamo una cosa molto irragionevole.
Quello che voglio dire, cioè, è che non possiamo continuare a negare l'evidenza di un disegno se guardiamo i viventi. Nessuno può spiegare la famosa Gioconda di Leonardo senza ricorrere a un genio che ha creato quelle pennellate. E nessuno può dire che le pennellate sono incidenti.
Ma i viventi sono molto più complessi e stupefacenti della Gioconda. Infatti, ritornando al nostro esempio, ammesso e non concesso che il codice genetico, sia sorto senza alcuna intenzione, come possiamo spiegare che il suo prodotto, ovvero le proteine (ce ne sono almeno due milioni di tipi diversi nel nostro corpo), creino una rete infinita di relazioni (weblife) tale da costruire il metabolismo cellulare e il metabolismo dell'intero organismo? Il mistero è davanti a noi: c'è un mondo che esiste e che potrebbe benissimo non esistere. E più lo interroghiamo, più scopriamo le cause, relazioni effetti, algoritmi, armonie. Tutte proprietà inspiegabili con la materia sola, dalla quale tutto sarebbe scaturito, secondo Boncinelli.
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