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« Torna agli articoli di don Sabino
A molti sacerdoti e catechisti sarà capitato di partecipare alle irrinunciabili riunioni di verifica e progettazione del catechismo. Durante una di queste, dove mi ero preparato prendendo la mia solita dose di Maalox contro i mal di stomaco, mi misi a sedere proponendomi, per l'ennesima volta, di non intervenire (io ero solo il coadiutore e per fortuna toccava al parroco gestire l'incontro). Riuscii a mantenere il proposito per i primi cinque interventi ma poi la mia poca costanza fu messa a dura prova. Come al solito intervenne una zelante catechista spinta da un sincero rincrescimento: "Avete notato che c'è stato un calo di bambini durante la Messa della domenica?". Tutti mossero la testa annuendo! "Io sono davvero sconsolata! Ma cosa possiamo fare?"
Silenzio della sala, quasi si vegliasse un moribondo! Poi ecco d'improvviso la luce! Uno dei catechisti prese con coraggio la parola: "Io ho la mia idea! Secondo me bisogna coinvolgere di più i bambini, dobbiamo capire che sono loro i protagonisti della Messa perché sono i più piccoli".
Subito alcuni volti si illuminarono. Finalmente qualcuno ci sta dando un'idea buona, approfittiamone subito. Infatti ne intervenne una con la scontata domanda: "Bell'idea! Ma cosa possiamo fare per coinvolgerli?".
L'improvvisato maestro delle cerimonie, ringalluzzito da quel momento di notorietà ci propinò la sua strategia: "Per prima cosa dobbiamo chiedere alla corale di cambiare il repertorio e fare canti più alla portata dei bambini, magari proponendo quelli dove possono battere le mani e muoversi in po'. Poi i sacerdoti dovrebbero abbassare il livello delle omelie per renderle più accessibili ai bambini. In più dobbiamo coinvolgerli direttamente, magari facendo leggere a loro le preghiere dei fedeli, e facendo portare più cose durante l'offertorio. Poi non saprei! Ci sono qui i nostri don. Magari ci possono aiutare loro!".
UN ERRORE DI FONDO
Inutile dire che già durante l'esposizione di questo "straordinario" programma il Maalox aveva smesso di fare effetto e, appena chiamato in causa, i dolori si fecero più intensi. Cercai di fare un bel respiro approfittando del fatto che il mio parroco cercò di districarsi in questo impiccio dando un colpo al cerchio e uno alla botte!
Quando i miei "dolori" si attenuarono presi la parola cercando di far capire loro che c'era un errore di fondo poiché, durante la Messa, non sono i bambini i protagonisti. L'unico vero "protagonista" della Messa è il Signore Gesù.
Cercai anche di spiegare il senso della musica sacra, così pure il significato dell'offertorio e terminai col sottolineare che, essendo io anche un insegnante, potevo constatare ogni settimana il grado disastroso di capacità di lettura di un notevole numero di bambini e ragazzi persino di terza media e che prendere lettori a caso tra i bambini, avrebbe attratto solo la simpatia di mamma e papà, che si sarebbero goduti l'attimo di "notorietà" del pargoletto, tediando però il resto dei presenti. Come credete che sia andata a finire? Subito il gruppo dei novatori fu risentito perché il giovane vice parroco aveva spento sul nascere la lampadina della grande idea.
"Ecco! Ci si lamenta della scarsa presenza dei bambini e quando qualcuno propone un'idea nuova ci sono solo chiusure!". Dopo un altro profondo respiro cercai di far capire agli "illuminati" che, come al solito, ci si trovava davanti alla classica situazione. Nell'affrontare un problema noi possiamo scegliere la strada più breve e più facile che darà "risultati" immediati ma che non durano nel tempo oppure, possiamo intraprendere quella più lunga, che richiede maggior impegno e che non darà risultati immediati ma alla lunga darà i frutti desiderati e duraturi.
Per rafforzare il concetto mi rivolsi alle catechiste più anziane e dissi: "Quante di voi, in questi anni hanno già sentito fare proposte del genere?". Tutte alzarono la mano. Poi aggiunsi: "Avete notato un incremento del numero di bambini durante la Messa?". Risposero: "Poco! E per poche settimane". Allora ripresi: "Una volta cresciuti, quanti di quei bambini hanno continuato a venire a Messa grazie al fatto che da piccoli li avete fatti leggere, ballare, portare le offerte ecc.?". Risposero: "Nessuno!!!".
Certo del risultato del mio piccolo sondaggio feci notare che il nostro compito non era quello di inventarci qualche nuovo intrattenimento sperando di avere per qualche domenica un audience più elevato. La nostra missione era quella, anche attraverso il catechismo, di aiutare i bambini e le loro famiglie ad incontrare in maniera autentica il Signore Gesù. Solo l'incontro con Lui svelerà il senso profondo della Messa e solo così le famiglie torneranno a viverla. Non perché di volta in volta ci sarà qualche novità nella celebrazione ma perché, trovando al centro di essa il Signore, possano incontrare Colui che dà senso alla nostra vita, al nostro essere comunità, al nostro essere figli.
IL CORAGGIO DI DIRE BASTA
A questo punto potrebbe nascere qualche domanda nel lettore: "Com'è andata a finire? Quale strada è stata intrapresa? E ha portato i risultati sperati?"
Nulla di tutto questo. Il mio intervento si disperse nel vento. Il gruppo di novatori alzò le spalle in atto di compatimento e poi il capo fila sentenziò: "Questa, caro don, è la tua opinione ma noi pensiamo che la nostra proposta sia buona e in perfetta sintonia con quello che dice il Concilio!".
Alla fine il mio parroco dovette mediare. La strada più lunga ma più fruttuosa non fu percorsa e io ottenni che almeno nelle Messe presiedute dal sottoscritto si ridimensionassero certi protagonismi e si evitassero gesti e simboli inutili, estemporanei e del tutto insignificanti dal punto di vista liturgico. Questo mi fu concesso, tanto, agli occhi dei novatori, ero solo il prete tradizionalista che bisognava sopportare e compatire!
Quante volte abbiamo assistito a offertori infiniti, dove all'altare veniva portato di tutto, dal pallone al paio di sandali, dalla maglietta del Grest alla targa dell'associazione sportiva. Quante volte abbiamo visto orde di bambini uscire dai banchi per attaccare i post-it su una invadente bacheca posta al lato dell'altare con scritto il loro proposito quaresimale o il loro fioretto. Quante volte li abbiamo visti salire sul presbiterio per fare un grande cerchio e recitare insieme, tenendosi per mano il Padre Nostro! Dal punto di vista puramente emotivo e scenografico sono cose carine, non lo discuto ma che non c'entrano nulla con la celebrazione eucaristica, anzi la snaturano e diseducano i bambini al senso del sacro e al rispetto di ciò che si celebra. Facendo così, vengono indotti dagli adulti a comportarsi e a fare le stesse cose che fanno in un'aula del catechismo o nel salone dell'oratorio. Inoltre, questo protagonismo, costringe anche tanti adulti che vorrebbero pregare e vivere la Santa Messa in pace ad assistere allo spettacolino domenicale. Dobbiamo avere il coraggio di dire basta e assumerci la responsabilità di educare i più piccoli a saper differenziare i momenti e a dare il giusto rispetto e decoro alla preghiera.
Nota di BastaBugie: questo articolo è un estratto dal libro di don Sabino Decorato dal titolo "Chiesa in libera uscita: Breve guida per sopravvivere a un cristianesimo ospedale da campo" ed. Fede e Cultura (con prefazione di Aldo Maria Valli).
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