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Gentile redazione di BASTABUGIE,
ho letto con molto interesse l'articolo sui divorziati risposati pubblicato nel numero 142 di BASTABUGIE. Però ho ripensato al funerale di Raimondo Vianello in cui il sacerdote ha distribuito la comunione a Silvio Berlusconi.
Non capisco come abbia potuto dare la comunione quel sacerdote, come se non sapesse che Berlusconi ha un divorzio alle spalle e una seconda moglie. Potete darmi una risposta perché sono abbastanza scandalizzata da questo comportamento. Anche perché mi chiedo come si possano utilizzare nella Chiesa due pesi e due misure.
Clementina
Cara Clementina,
la questione della comunione ai divorziati è complessa ed inoltre non è compresa dalla mentalità contemporanea, per cui ci vuole un po' di pazienza per capirla, vista anche l'enorme confusione che regna (volutamente?) su questo tema nei mezzi di comunicazione.
Innanzitutto bisogna dire che la Chiesa non inventa nulla, ma segue sempre e soltanto l'insegnamento di Gesù. E' stato lui a dichiarare l'indissolubilità del matrimonio: "Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi" Vangelo di Matteo 19,6. Per Gesù non si può risposare nemmeno chi abbia senza sua colpa subito il divorzio: "Chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio" Vangelo di Luca 16,18.
Per cui l'indissolubilità del matrimonio l'ha stabilita Gesù stesso non ammettendo eccezioni. Inoltre accostandosi al sacramento della Comunione in peccato mortale, si commette sacrilegio, o come dice San Paolo, "si mangia la propria condanna a morte". Per cui se uno ha commesso un peccato mortale deve prima confessarsi. Ma tutti sappiamo che perché una confessione sia valida è necessario che uno sia pentito. Senza pentimento il sacerdote non può dare l'assoluzione. E' una regola oggettiva che quindi non è "adattabile" al singolo caso, per cui se uno dimostra di non essere pentito, non può ricevere l'assoluzione e quindi non può fare la comunione. Ecco quindi che uno che vive in una situazione irregolare di matrimonio dimostra, con il suo comportamento, di non essere pentito, per il semplice motivo che è in atto (e pubblicamente evidente) la situazione di peccato in cui vive. Per cui chi si trova in situazione irregolare di matrimonio non può fare la comunione in quanto non può ricevere il perdono dei peccati, in quanto dimostra oggettivamente che non è pentito.
Ma quali sono le situazioni irregolari di matrimonio che impediscono oggettivamente di accedere ai sacramenti? Da sempre la Chiesa ne elenca tre: conviventi, sposati solo civilmente, divorziati risposati.
C'è da notare che in questo elenco non ci sono i divorziati, anche perché uno può trovarsi nella situazione di essere stato ingiustamente lasciato per cui, se non si risposa né va a convivere con un altro, non sta violando la promessa di "essere fedele sempre nella salute e nella malattia, ecc." che ha fatto il giorno del matrimonio davanti a Dio.
Concludendo su questa materia complessa, ma logicamente coerente e rispondente all'insegnamento del Vangelo, la Chiesa da sempre afferma che:
1) non può fare la comunione chi ha un peccato mortale;
2) non può ricevere l'assoluzione chi non dimostra di essere pentito del peccato che ha fatto;
3) compie un peccato mortale chi viola l'insegnamento di Gesù che dice "non separi l'uomo ciò che Dio ha unito".
Per queste ragioni non può fare la comunione:
1) chi convive;
2) chi è sposato solo in comune;
3) chi è divorziato e si risposa.
A questo punto potrebbe sorgere la domanda: ma se uno uccide, non fa un peccato più grave di chi ad esempio convive? La risposta è semplice: certamente! L'uccisione dell'innocente è uno dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, cioè dei peccati più gravi. Per cui chi uccide fa un peccato enormemente più grave di chi convive. Ma essendo un peccato del passato, uno si può essere pentito e quindi, come tutti i peccatori pentiti, se si confessa, può fare la comunione. Ma nel caso dei conviventi (o sposati solo civilmente o divorziati risposati) il peccato è in atto e quindi con ciò si dimostra di non essere pentiti.
Questa in sintesi la posizione di sempre della Chiesa (anche se si potrebbero aggiungere anche altre cose, ma manca lo spazio).
Fatte quindi queste necessarie premesse, per venire quindi alla tua domanda iniziale su Berlusconi, come ha spiegato Mons. Rino Fisichella su il Messaggero, "Berlusconi, essendosi separato dalla seconda moglie, la signora Veronica, con la quale era sposato civilmente, è tornato ad una situazione, diciamo così, ex ante. Il primo matrimonio era un matrimonio religioso. E’ il secondo matrimonio, da un punto di vista canonico, che creava problemi". Per cui, essendo un divorziato risposato, Berlusconi non poteva fare la comunione, ma venendo meno con la separazione il secondo matrimonio, Berlusconi risulta oggi un "semplice" divorziato. E come vale per tutti i divorziati non risposati, né conviventi, non ci sono più i motivi oggettivi per rifiutargli i sacramenti.
In conclusione, per Berlusconi e per chiunque altro, la Chiesa applica le stesse leggi: quelle che ha dato Gesù nel Vangelo.
P.S. Per quanto riguarda le nullità dei matrimoni dichiarate dai tribunali ecclesiastici e altri approfondimenti sui divorziati risposati, rimandiamo all'articolo pubblicato nello scorso numero di BastaBugie: www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=145
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