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La strategia che i pro-life hanno adottato dal 2018, dopo che Trump ha cominciato la sua lotta frontale contro l'interpretazione progressista della Costituzione (nominando giudici fedeli a quella dei padri fondatori per cui la vita è un diritto inalienabile da proteggere in ogni suo stadio), ha davvero poco di democristiano.
Sono infatti tre anni che in diversi Stati americani sono passate leggi che vietano del tutto o che restringono fortemente l'aborto tanto che la loro attuazione praticamente li azzererebbe. Sono tutte norme rese però inapplicabili dai giudici locali che le hanno considerate contrarie alla sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema che nel 1973 legalizzo l'aborto, ma che diventerebbero subito effettive nel momento in cui il pronunciamento fosse revisionato dalla Corte stessa. Come abbiamo già visto, la strategia radicale alla Marco Pannella di chiedere il massimo per ottenere pian piano tutto (finalmente qualcuno sta imparando dai figli delle tenebre) alla fine ha ripagato. Le leggi anti-abortiste passate a livello statale sono state infatti portare fino alla Corte Suprema che però aveva sempre deciso di non pronunciarsi in merito.
Nonostante ciò i politici pro life non hanno mollato, finché il mese scorso gli interpreti della Costituzione hanno deciso di esprimersi sulla legge varata dal Mississippi che vieta l'omicidio in grembo dopo la 15esima settimana, contraddicendo appunto la sentenza del 1973 che proibisce di impedirlo prima che il bambino possa sopravvivere autonomamente fuori dal grembo materno. La decisione ha prodotto ancora più entusiasmo, tanto che in pochi giorni sono state approvate altre norme. In New Hampshire, dove la legislazione sull'aborto è fra le più permissive, è stato presentato un disegno di legge che vieta gli aborti oltre le 24 settimane e che è passato alla Camera con 191 voti favorevoli e 160 contrari. Anche se questa norma non è in contrasto con la Roe v. Wade, poiché a questa epoca gestazionale diversi bambini sopravvivono fuori dal grembo materno, è chiaro che l'esempio di altri Stati ha portato i repubblicani ad osare di proporre restrizioni in un'area del Paese estremamente liberal.
CLAMOROSO IN TEXAS
La più grande vittoria è del Texas dove è passata una norma (House Bill 1280) che proibisce gli aborti a qualsiasi stadio della gravidanza e che attende solo di essere firmata dal governatore Greg Abbott. A seconda di come la Corte Suprema si pronuncerà la legge, che sarà sicuramente resa inapplicabile dalle corti locali, potrebbe vietare completamente gli aborti o comunque limitarli nella misura consentita dalla Corte Suprema se la Roe v. Wade fosse perlomeno ridimensionata. A questo punto coloro che praticheranno aborti illegali subirebbero sanzioni penali fino al carcere. Il disegno di legge è stato approvato con un sostegno bipartisan solo una settimana dopo che il Texas aveva già legiferato per vietare gli aborti dopo la sesta/settima settimana di gravidanza, quando il battito cardiaco del bambino è rilevabile.
Anche il governatore dell'Oklahoma, Kevin Stitt, ha firmato una legge che impedirebbe completamente l'omicidio in grembo una volta che la Corte Suprema si pronunciasse contro la Roe v. Wade: "Firmerò ogni atto legislativo pro-life che arriverà sulla mia scrivania", ha affermato Stitt che aveva già dato il via libera a una legge che aggiunge l'aborto ad alcune condotte sanitarie ritenute non professionali.
Sempre a maggio in Pennsylvania (dove l'omicidio in grembo è permesso fino al sesto mese), dopo l'approvazione del Comitato per la salute della Camera, è stato introdotto in parlamento un disegno di legge che vieta gli aborti una volta che il battito cardiaco del bambino è rilevabile (House Bill 904). Uno dei promotori della norma prima del voto ha affermato in aula: "Ora è il momento di far sentire la nostra voce e di ribaltare la situazione sull'omicidio di 61 milioni di bambini, di cui 31.000 all'anno sono uccisi in Pennsylvania". Il Comitato per la salute della Camera ha anche approvato un disegno di legge che vieta l'aborto a causa della sindrome di Down (State House Bill 1500). Bisognerà vedere che accadrà dato che il governatore Tom Wolf è un abortista convinto che difficilmente firmerà leggi simili.
LE CITTÀ SANTUARIO DELLA VITA
Gli altri Stati che hanno già approvato negli ultimi tre anni norme che praticamente metterebbero fine all'aborto sono con la South Carolina, la Georgia, il Kentucky, l'Iowa, il Missouri, North Dakota e il Tennessee, con gli americani sempre più favorevoli ad eliminare la pratica, come dimostrato da diversi sondaggi di Gallup, tanto che esistono già alcune città dove gli aborti sono completamente vietati. Fra queste, definite "Città santuario della vita", la più recente è Libano, comune dell'Ohio, dove di fronte all'unanimità del consiglio comunale, favorevole ad un'ordinanza che bandisce totalmente l'aborto entro i confini cittadini, l'unico contrario si è dimesso per protesta. L'ordinanza riconosce che i bambini non nati sono esseri umani e prevede conseguenze legali per medici e sanitari che praticano l'aborto. A differenza delle "trigger law" statali, norme penali valide ma rese appunto inapplicabili dai giudici locali fino a pronunciamento della Corte Suprema, queste ordinanze di carattere civile sono immediatamente applicabili. A fare da apripista a questa azione che parte dal basso è stato sempre il Texas (con 28 "Città santuario della vita" fra cui Lubbock di 250 mila abitanti) dove alcune cliniche abortive sono state chiuse senza possibilità di vincere cause in tribunale. Altre due città si trovano in Nebraska, mentre quasi 40 Comuni americani stanno considerando di diventarlo.
Non si sa cosa avverrà quando la Corte Suprema si pronuncerà, ma certamente quanto sta accadendo dimostra che i parlamenti, se vogliono, possono vietare l'aborto. Certamente occorre una condizione, crederci senza compromessi, anziché continuare a sostenere che dopo oltre 40 anni tornare indietro è impossibile, sposando così la tesi progressista ma fasulla della storia per cui la libertà e l'intervento umano sarebbero inutili.
Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Usa, Argentina e Ue: vittorie e liste nere per i cattolici" racconta come la Corte Suprema degli Usa ha confermato che le agenzie cattoliche sono esentate dall'affidare i bambini a coppie non sposate o Lgbt. Invece in Argentina spunta online una "lista nera" (poi rimossa) contro persone e gruppi che si battono a tutela di vita nascente e famiglia. E anche in Europa...
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 giugno 2021:
Le liste nere di cattolici crescono sempre più, il canovaccio nazista prende piede tra le élite liberali e i magnati della filantropia, ma nonostante l'odio crescente, la verità e la giustizia vincono, a volte. Giovedì 17 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti, all'unanimità, ha confermato che le agenzie cattoliche di adozione e affido sono esentate dall'affidare i bambini a coppie non sposate o Lgbt. Una vittoria per la libertà che preserva non solo le opere sociali e caritatevoli cattoliche ma anche lo stile e la libertà religiosa dei credenti.
Una vittoria doppia se consideriamo che nei giorni scorsi un servizio giornalistico della Catholic News Agency (Cna) aveva reso pubblici i lauti finanziamenti che molti ‘filantropi' stanno destinando ad organizzazioni e iniziative negli Stati Uniti per limitare fortemente la libertà religiosa. L'indagine giornalistica prendeva spunto proprio dal caso di Sharonell Fulton contro la città di Filadelfia giudicato giovedì dalla Corte Suprema. Un caso emblematico: Sharonell Fulton e il marito Toni Simms-Busch sono genitori affidatari e hanno accolto negli scorsi decenni più di 45 bambini in affido. Sharonell e Toni, entrambi cattolici, collaborano con Catholic Social Services, una delle agenzie di affido di maggior successo a Filadelfia. Nel marzo 2018, la città di Filadelfia, governata dai Democratici, aveva sospeso ogni collaborazione con i servizi sociali cattolici e con i genitori come Sharon e Toni, pretendendo che agenzia e genitori affidatari rinunciassero di fatto alla propria fede, affidassero i bimbi a coppie Lgbt o conviventi, oppure fossero pronti a chiudere le proprie agenzie e opere sociali.
Kevin Jones, giornalista della Cna, ha voluto scavare a fondo per capire chi manovrasse contro la libertà religiosa e le opere sociali cattoliche. Gli elenchi delle donazioni ricevute da vari gruppi hanno mostrato che il Proteus Fund è lo snodo centrale da cui passano i finanziamenti per tutti i sostenitori dell'idea che la libertà religiosa sia confliggente con aborto e cause Lgbt. Dal 2018, scrive la Cna, "sono stati spesi 3,8 milioni di dollari nei soli Stati della Georgia, del Minnesota e Nuovo Messico per promuovere limitazioni alla libertà religiosa. Uno dei donatori è il Fondo Evelyn e Walter Haas Jr., una fondazione familiare con circa 460 milioni di dollari di patrimoni che dal 2016 ha donato un totale di 900.000 dollari". Tra gli altri importanti donatori del colosso Proteus, che da solo ha investito per queste cause liberali e di sinistra 156 milioni di dollari dal 2010 al 2018, troviamo Soros, Rockfeller, la Gill Foundation.
La sentenza della Corte Suprema chiude un capitolo, positivamente per la libertà religiosa e le opere sociali dei cattolici, ma mostra quanto illiberali e oscure siano le trame che avvolgono le pretese Lgbt e abortiste.
Trame e minacce che sono emerse anche in Argentina, dove nei giorni scorsi un gruppo di giornalisti ha compilato e messo in rete una "lista nera" di persone della società civile e religiosa, di partiti politici e organizzazioni che si impegnano nel paese per l'abolizione della recente legge dell'aborto e per contrastare l'ideologia Lgbt. Sul sito "Reazione conservatrice", attivato il 13 giugno e dismesso il 14 giugno, dopo lo scandalo della pubblicazione della lista nera, erano presenti 400 tra nomi di persone e sigle, suddivisi per provincia e professione. Su Twitter, nelle giornate del 13 e 14 giugno, l'hashtag #LaGestapoArgentina è diventato virale. Volontari pro vita del paese e giornalisti dell'agenzia di stampa argentina DiarioAR hanno riferito che a pagare quel sito e la relativa iniziativa è stata l'International Planned Parenthood Federation Western Hemisphere Region "che si era impegnata a coprire i costi per cinque mesi, oltre alla programmazione e lo sviluppo del sito web". Secondo l'agenzia Aciprensa, "il lavoro dei giornalisti era stato progettato per vedere come questo movimento conservatore lavora insieme in Argentina in diversi settori: formazione di quadri di giovani, lobbying legislativo, contenzioso strategico, social media, l'influenza degli evangelici, la destra cattolica - più o meno mascherata in organizzazioni laiche e ambienti accademici - per ostacolare i diritti sessuali e riproduttivi o per combattere contro l'ideologia di genere…". Planned Parenthood riceve centinaia di milioni in donazioni, è un gigante dell'aborto, eppure ha bisogno di marchiare gli avversari perché teme il dissenso. Una bella vittoria della libertà e verità anche in Argentina, dunque. La debolezza delle argomentazioni abortiste spinge evidentemente a promuovere iniziative illiberali e autoritarie.
Tra qualche giorno anche nel Parlamento Europeo si voterà un documento (il Rapporto Matic) che pretende di definire l'aborto quale "diritto umano". La Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea), come moltissime organizzazioni cristiane, è all'opera da settimane per affermare l'ovvio: non esiste nessun diritto umano all'aborto.
Nel frattempo, come negli Stati Uniti e in Argentina, le iniziative dello European Parliamentary Forum (organizzazione associata all'Ippf) per screditare persone e organizzazioni a difesa della vita, della famiglia e della libertà religiosa si sono moltiplicate e, dopo la riunione di due commissioni del Parlamento Europeo a marzo (la Bussola ne ha parlato), le "liste nere" sono state ri-pubblicate, infarcite di polemiche giornalistiche tanto infondate quanto pittoresche. Descriveremo ciò che accadrà nella votazione sul Rapporto Matic il 23-24 giugno; ora basti ricordare che gli abortisti di EPF e le collegate lobby gay ricevono decine di milioni di dollari da Bill Gates, Soros, Fondazione Mac Arthur, Nike, ecc., per promuovere aborto, ideologia Lgbt e restrizioni alla libertà religiosa.
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