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Con la pagina del Vangelo di oggi continuiamo ad imparare cosa significa seguire Gesù. La scorsa domenica abbiamo meditato insieme che seguire Gesù significa ripercorrere la via del Calvario per raggiungere la gloria della Vita eterna. Quest’oggi continuiamo il discorso dicendo che, per seguire Gesù, dobbiamo metterlo al di sopra di tutto, al di sopra anche degli affetti più cari e più santi come possono essere gli affetti familiari. Con questo non si vuole assolutamente dire che bisogna spezzare questi legami, ma si vuole unicamente affermare che al di sopra di queste relazioni vi è Dio, il quale deve essere amato con tutto il cuore e con tutte le nostre forze. Amare qualcosa o qualcuno al di sopra o anche alla pari di Dio, sarebbe un peccato contro il primo Comandamento.
A volte, poi, accade di trovarsi come ad un bivio. Da una parte ci sono questi legami umani molto forti; dall’altra vi è la Volontà di Dio che chiama a qualcosa di superiore. Cosa fare? Il cristiano non deve esitare a scegliere Dio e la sua gloria. Pensiamo a san Francesco d’Assisi. A un certo punto della sua vita si sentì chiamato da Dio a rinunciare a tutto per seguire Gesù in povertà e umiltà. A questo suo proposito si oppose tenacemente il padre che voleva fare di lui un ricco mercante. San Francesco non esitò un attimo e, pur con il comprensibile dolore di figlio affettuoso, seppe seguire la chiamata divina e divenne il grande Santo che tutti conosciamo. Se avesse ceduto alle insistenze paterne, noi oggi non saremo qui a parlare di lui.
Gesù insegna questa dottrina adoperando delle espressioni molto forti. A un giovane che voleva seguirlo ovunque, il Maestro dice: «Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). Con queste parole Gesù voleva far comprendere a quel giovane il distacco dalle cose materiali, al punto che Egli, Gesù, non aveva niente su questa terra, nemmeno un guanciale per il riposo. Questo ci insegna a usare le cose di questo mondo senza attaccarci il cuore, perché in Paradiso non porteremo nemmeno uno spillo, ma soltanto le opere buone da noi compiute.
Ad un altro che chiedeva a Gesù il tempo di seppellire il padre, Gesù rispose: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio» (Lc 9,60). Ad un altro, infine, che voleva accomiatarsi da quelli di casa sua, Gesù disse: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,62). Sono certamente parole molto forti che devono farci comprendere ancora una volta che al di sopra di tutto c’è Dio e la sua gloria.
Per comprendere meglio queste parole, pensiamo a tanti nostri fratelli che si sono convertiti al Cristianesimo provenendo da altre religioni. Per alcuni di loro, ricevere il Battesimo è equivalso a tagliare radicalmente con tutto il loro ambiente familiare, con la loro cultura, con tutti gli affetti che prima avevano nutrito. Essi hanno sentito fortemente che Gesù li chiamava e hanno trovato la forza anche di fuggire letteralmente dalle loro terre, senza speranza di tornarvi, pur di ricevere il dono del Battesimo e divenire cristiani. Preghiamo per loro e preghiamo per tutti quelli che desiderano fare altrettanto ma, per ora, non trovano la forza.
Di fronte ad esempi così eroici di fortezza, noi rimaniamo confusi. Sforziamoci perlomeno di dimostrare la nostra fedeltà a Dio, mettendolo sempre al primo posto con la preghiera quotidiana, non accontentandoci di dargli solo le briciole del nostro tempo, ma di iniziare e terminare le nostre giornate con una intensa preghiera, domandandogli sinceramente di indicarci la sua Volontà, come fece san Francesco d’Assisi.
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