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Risvegli miracolosi, nuova sfida per la ricerca scientifica. Negli Usa alcuni medici stanno lavorando per offrire speranze anche a chi è in stato vegetativo, ribaltando il concetto di irreversibilità che spesso sigilla tali vicende. Per le attuali conoscenze, dopo due anni è raro risvegliarsi. Tuttavia alcune storie di pazienti in stato vegetativo, la diagnosi di Eluana, confermano che è possibile.
Il caso più famoso al mondo è quello di Terry Wallis, 44 anni, meccanico di Ozark, Arkansas, che ebbe un terribile incidente stradale il 13 luglio del 1984. Si risvegliò l’11 giugno del 2003. Un miracolo che ha fatto il giro del globo, raccontato anche da un documentario televisivo, «L’uomo che ha dormito per 19 anni» trasmesso da diverse stazioni. Non in Italia. Al momento dell’incidente Terry aveva appena compiuto 20 anni, era sposato e aveva una figlia di sei mesi. Arrivò in ospedale in coma. Lentamente le sue condizioni migliorarono, dopo più di un anno gli venne diagnosticata la paralisi degli arti e lo stato vegetativo permanente. Respirava autonomamente e doveva essere nutrito artificialmente. I medici non gli davano speranze. Wallis venne trasferito in un centro vicino a casa, dove i genitori hanno continuato a prendersi cura di lui. Niente fisioterapia, troppo costosa, ma ogni giorno per 18 anni lo hanno lavato, girato per evitargli le piaghe, gli hanno parlato e fatto ascoltare musica. La madre Angilee non ha ascoltato chi le suggeriva di staccare il sondino dell’alimentazione. Sentiva che il figlio era vivo. Nel 2002 l’equipe del Jfk Center per i traumi cranici del New Jersey, che sperimenta nuove terapie, aveva esaminato con tecniche più raffinate il suo cervello. Una scala messa a punto dal professor Joe Giacino lo aveva classificato in «coma minimo», gradino superiore allo stato vegetativo. Era in grado di rispondere ad alcune sollecitazioni. L’anno dopo, a sorpresa, Terry si svegliò e pronunciò la prima parola: «Mamma». Il caso resta inspiegabile. Secondo Giacino, al momento dell’incidente la medicina non aveva infatti le conoscenze sufficienti per classificarlo adeguatamente. Impossibile quindi ricostruire l’evoluzione cerebrale che lo ha portato a uscire dallo stato vegetativo, passando al coma minimo per poi risvegliarsi. Forse il processo era iniziato dieci anni prima, quando i neuroni dei lobi cerebrali avevano ricostituito i circuiti lesionati. Terry sa contare e parla. Non ha riacquistato la capacità di memorizzare, è rimasto al 1984. Per lui il presidente è Reagan e Bruce Springsteen canta «Born in the Usa».
È stato Joe Giacino, ad aprile, a un convegno internazionale a Lisbona, a riflettere sulla lezione impartita alla scienza dal caso Wallis. Il luminare, la cui equipe sta sperimentando nuove terapie per questi pazienti, ha dichiarato al celebre programma televisivo «Good morning America» sulla rete Abc che gli stati vegetativi vengono diagnosticati troppo in fretta, magari su pressione delle compagnie assicurative. I malati raramente vengono visitati da neurologi dopo la diagnosi e, al sito del dipartimento federale della Sanità, l’anno scorso, ha aggiunto: «Una visione nichilista nella medicina rafferma che, quando il cervello è gravemente danneggiato, non c’è nulla da fare. Le ricerche dimostrano il contrario, bisogna approfondire».
Sul New York Times del 28 marzo 2003, la sua equipe aveva raccontato la vicenda di un’altra paziente, anonima per volontà dei parenti e in stato vegetativo da 25 anni, la quale periodicamente parlava senza riprenderci coscienza. I macchinari le avevano rilevato l’energia cerebrale di una persona in anestesia.
Viene infine dal Colorado il terzo, inspiegabile, caso raccontato dal neurologo Randall Bjork alla «Gazette» di Colorado Springs l’8 marzo 2007. Una donna di 50 anni, Christa Lily Smith, la cui diagnosi è «stato vegetativo» periodicamente si risveglia. Piombata in coma nel 2000 per un attacco cardiaco, è migliorata fino a venire alimentata artificialmente. Si è svegliata finora cinque volte, altrettante è tornata in stato vegetativo. Segnali che confermano come la scintilla della vita riesca a resistere anche in frontiere ignote. E che, se non si ha una visione nichilista, tengono accesa la speranza.
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