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INTERVISTA AD ANTONIO SOCCI
Il suo libro su Gesu'
di Andrea Galli
 

Pprofezie bibliche, fino alla Sindone: un’indagine storica sul Nazareno. Parla Antonio Socci
Cristo alla prova dei fatti.

  Lo «strano cristiano» Antonio Socci – giornalista, saggista, apologeta – dopo una serie di indagini su alcuni grandi misteri della Chiesa del ’900, torna indietro di 2000 anni, con Indagine su Gesù  (Rizzoli, pp. 346, euro 18.50), che esce domani in libreria.
 Socci: dopo Medjugorie, i martiri del XX secolo, Padre Pio, come mai proprio ora un ritorno al «fondamento»?
 «Negli anni ’80 mi occupai molto dei frammenti 7Q5 e 7Q4 di Qumran sulla scia degli studi di padre José O’Callaghan e Carsten Peter Thiede. Iniziai così una serie di inchieste sulle scoperte relative al Nuovo Testamento, che confluì nel volume Vangeli e storicità. (Rizzoli). Studio da venti anni l’epoca e la vita di Gesù. È la passione della mia vita».
 Cosa pensi di questo piccolo boom di libri demitizzanti sulla figura di Cristo?
 «Perlopiù sono vecchie tesi razionaliste già confutate. Anche dalle scoperte archeologiche. Mi sconcerta di questa pubblicistica anzitutto la sommarietà delle analisi e poi il preconcetto ideologico.
  Nella Storia della ricerca della Vita di Gesù, Albert Schweitzer riconosce apertamente che all’origine delle più famose vite di Gesù laico-illuministe c’è l’odio. Dice espressamente così. L’odio contro 'il nembo soprannaturale' che avvolgeva la persona di Gesù. Essi pregiudizialmente vogliono 'strappargli' la divinità e gettargli sulle spalle 'i suoi stracci' per farlo diventare un uomo qualunque. È un’ammissione importante, visto che il lavoro di Schweitzer si muoveva proprio in quel senso».
 Per quanto riguarda la sommarietà, vedo che in una nota di poche righe del tuo libro elenchi una decina di svarioni di «Inchiesta sul cristianesimo» di Augias e Cacitti, ma presentati dagli autori come «incontestabili verità».
 «È un elenco parziale. Ma come si può prendere sul serio un libro dove si accostano ripetutamente i martiri cristiani e i terroristi di Al Qaeda, o dove si afferma che Gesù 'non ha mai detto di voler fondare una Chiesa'?».
 Eppure libri anche più che approssimativi su Gesù hanno successo. Perché, secondo te?
 «Perché il fascino di Gesù è sempre irresistibile.
  Fortissimo il desiderio di confrontarsi con lui. Ho dedicato a questo fenomeno il secondo capitolo del mio libro, scoprendo una serie sorprendente di personalità che hanno avvertito questa attrazione (anche nemici come Marx, Nietzsche o Renan)».
 Rispolveri pure le poco note «Conversazioni religiose» di Napoleone a Sant’Elena...
 «Sì, un documento impressionante, soprattutto se pensiamo a cosa è stato Napoleone per la Chiesa: un persecutore. A Sant’Elena, dimenticato in fretta dai suoi, l’ex condottiero riflette con grande lucidità sulla straordinaria figura di Gesù e sulla misteriosa conquista cristiana del mondo, sulle inermi truppe di Cristo, sulla forza sconosciuta che permette alla Chiesa di resistere nel tempo, mentre tutto passa e i troni crollano. Napoleone conclude affermando che questo si spiega solo se Gesù è vivo e presente, perché è Dio ed è risorto davvero».
 Cosa ti ha colpito di più nella ricerca del «volto» di Gesù di Nazaret?
 «Ho seguito tre grandi autori, Romano Guardini, Karl Adam e Luigi Giussani, che hanno penetrato con impareggiabile profondità la vita e la personalità umana di Gesù. Alla fine, ciò che colpisce, oggi come colpiva duemila anni fa, in sintesi, è la bellezza della sua umanità. Ciò che faceva dire a A. J. Mohler: 'Io penso che non potrei più vivere se non lo sentissi più parlare'.   Una bellezza i cui barlumi è possibile sempre ritrovare nelle personalità dei santi».
 Come mai la scelta di concentrarti tanto, invece, sulla questione delle profezie ebraiche riguardo al Messia? È il capitolo più lungo del libro.
 «Perché è un fatto straordinario che viene inspiegabilmente eluso o trattato con superficialità, anche in ambito cristiano.
  Abbiamo testi antichissimi, che già il popolo ebraico riteneva ispirati direttamente da Dio, la Sacra Scrittura, in cui sono presenti circa 300 profezie messianiche. Tutte, nessuna esclusa, trovano una perfetta corrispondenza nella vicenda di Gesù di Nazaret. È un caso unico, un mistero storico prima che teologico, che dovrebbe interpellare chiunque. Jean Guitton diceva che 'nessuna mente scientifica, a maggior ragione filosofica, dovrebbe considerarsi tranquilla finché la questione non sia stata risolta'. L’enigma arriva fino ad alcuni testi messianici ritrovati a Qumran, dove, in base alle profezie di Daniele, si attendeva la venuta del Messia tra il 10 a.C. e il 2 d.C. Non è stupefacente?».
 Profezie e anche miracoli: nel capitolo sulla Risurrezione ti soffermi lungamente sulla «prova» della Sindone. Non temi di essere considerato un po’ troppo «grossier» per certi palati teologici?
 «Sulla Sindone ci sono novità scientifiche davvero sorprendenti che esigono una nuova riflessione. Infine l’importanza e il significato dei miracoli e delle profezie sono affermati chiaramente nella costituzione dogmatica del Concilio Vaticano I, la Dei Filius, che li definisce 'segni certissimi della divina Rivelazione e adatti all’intelligenza di tutti'. Oltre ai Vangeli, la 'prova' della Risurrezione di Gesù sta nei fatti».

 
Fonte: 25/11/2008