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Uno scienziato che acquista la fede osservando e studiando il Dna e scopre nella cellula il 'linguaggio di Dio'. Questo è il professor Francis S. Collins, uno dei maggiori genetisti del mondo, direttore del progetto Genoma umano ed autore de Il linguaggio di Dio. Alla ricerca dell’armonia fra scienza e fede (Sperling & Kupfer). Ieri, nella terza giornata dei lavori della Pontificia accademia delle Scienze su 'Approcci scientifici sull’evoluzione dell’universo e della vita', Collins ha galvanizzato la discussione portando la sua testimonianza. Ha mostrato una serie di immagini per spiegare lo sviluppo della genomica e ha cominciato dal famoso numero della rivista Nature del 25 aprile 1953, nel quale compare la doppia elica dell’acido desossiribonucleico (Dna), disegnata e illustrata da Jimmy Watson e Francis Crick. «Dal 2003, quando abbiamo portato a termine il progetto – racconta –, giorno per giorno stiamo scoprendo che cos’è il patrimonio genetico dell’uomo e come ogni gene riveli progressivamente le sue possibili funzioni, le conseguenze che può produrre (malattie comprese), i caratteri e insomma l’enorme ricchezza della natura umana. Ogni individuo, pur partecipando al genoma comune, è diverso dagli altri, è unico». Ma di fronte a queste scoperte, man mano che il progetto procedeva, Collins (che non era affatto credente) si poneva interrogativi che lo cambiavano interiormente. A questo punto, si chiedeva, si può giudicare l’evoluzione come un processo puramente casuale? Possiamo considerare strutture biologiche così complesse come il prodotto della sola evoluzione? E anche la legge morale deriva dai meccanismi evolutivi? Alcune forme primitive di comportamento altruistico appaiono nel mondo animale. «Ma le più piene e nobili espressioni dell’altruismo sono una contraddizione in termini, addirittura uno scandalo, se considerati dal punto di vista dell’evoluzione», sottolinea Collins. Di qui la sua proposta: il Bio-Logos, dove logos sta per parola di Dio, una visione in cui la scienza è un potente mezzo di progresso in quanto scopre e sviluppa i 'dettagli' della Creazione. E il ruolo dell’evoluzione è chiaro per Collins: Dio ha usato il processo evolutivo per realizzare il suo piano creativo. Il genetista americano ha mal sopportato le dispute scoppiate fra i credenti in materia di evoluzione. E cita sant’Agostino: «Nelle materie che sono oscure e restano oltre le nostre possibilità di comprensione, noi troviamo nelle Sacre Scritture passaggi che possono essere interpretati in maniera differente ma senza pregiudizio per la fede che abbiamo ricevuto». Gli chiedono: la scienza ha bisogno di Dio? E lui: «La scienza non ha come suo scopo diretto quello di dimostrare l’esistenza di Dio ma può essere un primo gradino per arrivare poi, con un ragionamento filosofico, a Dio». C’è chi dice che nulla in biologia può avere senso se non alla luce dell’evoluzione. «Ma l’origine della vita – replica Collins – rimane un mistero. Quando comincia la vita, la scienza e l’evoluzione ci spiegano il 'come'; però noi abbiamo bisogno di Dio per capire il 'perché'». Su una questione rimasta aperta tra i cosmologi – l’universo è eterno, oppure ha avuto un inizio (come fa pensare il Big Bang)? – ha poi fatto chiarezza il cardinale Georges Cottier, che si è richiamato a san Tommaso. Tanto per cominciare, dice Cottier, che l’universo abbia avuto un inizio è una verità di fede, che non può essere dimostrata. E il cardinale avverte che Tommaso era particolarmente severo con quanti pretendevano di dimostrare le verità di fede. «È la fede a dirci che l’universo ha avuto un inizio. E comunque la tesi dell’eternità del mondo non è contraddittoria: anche un mondo eterno sarebbe un mondo creato perché la creazione stabilisce una relazione di dipendenza ontologica tra l’essere creato e la causa creatrice».
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