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BREVE STORIA DI ELUANA ENGLARO
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L’INCIDENTE.
Il 18 gennaio 1992 Eluana Englaro, 21 anni, subisce un grave incidente stradale. In seguito al trauma, entra in stato vegetativo. Viene ricoverata a Lecco, dove da allora è alimentata con un sondino nasogastrico. Il padre della ragazza, Beppino, che ne è tutore, dopo alcuni anni chiede di interrompere l’alimentazione artificiale.
LE SENTENZE.
La prima sentenza è del tribunale di Lecco, che nel 1999 respinge l’istanza del genitore di Eluana. Nello stesso anno, la Corte d’appello di Milano respinge il ricorso. Nel 2003 la richiesta viene ripresentata e nuovamente, prima il tribunale di Lecco e poi la Corte d’appello di Milano, la respingono. Così accade anche nel 2006. L’alimentazione, spiega la sentenza, non può essere interrotta «perché non rappresenta accanimento terapeutico».
LA CASSAZIONE.
Nell’aprile 2005 la Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di Englaro. Ma il 16 ottobre 2007, con nuova sentenza, rinvia la decisione alla Corte d’appello di Milano. Per la Suprema corte, il giudice può, su istanza del tutore, autorizzare il distacco del sondino in presenza di due circostanze concorrenti: la condizione di stato vegetativo valutata clinicamente come irreversibile e l’accertamento, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento.
LA DECISIONE.
Il 25 giugno il caso di Eluana torna all’esame della Corte d’appello di Milano che mercoledì ha dato ragione al padre.

 
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