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LA “MORATORIA SULL’ABORTO
di Mario Palmaro
 

Verità e Vita segnala che il Foglio di Giuliano Ferrara ha dato alle stampe il primo volume dedicato alla “Moratoria sull’aborto”. Il libro raccoglie tutti gli articoli, gli interventi, le adesioni, le lettere sul tema dell’aborto, apparsi sul quotidiano di Ferrara a partire dal 19 dicembre 2007. Reca un titolo provocatorio – “Fate l’amore non l’aborto” – che meriterà qualche approfondimento critico, ma che ha il pregio della forza comunicativa. Ne consigliamo la lettura, perché si tratta di una documentazione preziosissima, nella quale ritroviamo i nomi di tantissimi amici della vita e per la vita.
 Ricordiamo che, per altro, Verità e Vita è stata la prima associazione ad aderire pubblicamente alla Moratoria, con una lettera inviata a Ferrara la mattina del 20 dicembre e pubblicata su il Foglio il giorno successivo. E’ possibile leggere l’adesione a pagina 26 del libro. Giuliano Ferrara è un laico che sta compiendo un percorso straordinario, focalizzato su un’affermazione “scandalosa”: con l’aborto si uccide.
 L’azione di Ferrara sta paradossalmente “trascinando” un mondo cattolico che – salvo eccezioni – da anni appare distratto, impaurito, confuso sui temi della vita minacciata. Pensiamo a quel mondo cattolico “seduto” sopra la presunta vittoria referendum del 2005, assestato su posizioni difensive (“la legge sull’aborto non potremo mai abrogarla, difendiamo piuttosto la legge 40”), e assillato dalla preoccupazione di ottenere risultati immediati in una battaglia che invece durerà per generazioni, e che non garantisce alcun tipo di vittoria concreta.

 Gioverà ricordare che l’adesione di Verità e Vita alla Moratoria poggia su alcune coordinate molto chiare e precise, che riassumiamo ancora una volta:

1. l’aborto volontario è l’uccisione di un essere umano innocente;
2. per questo motivo, la legalizzazione anche parziale e regolamentata dell’aborto è totalmente inaccettabile, perché coincide con la legalizzazione di una forma di omicidio;
3. essere contro la legalizzazione significa riconoscere la necessità che il delitto d’aborto sia contrastato con un adeguato apparato sanzionatorio; in questa materia, depenalizzare significa legalizzare; certo, la pena potrà essere diversa dal carcere, e dovrà essere conforme al dettato costituzionale: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27, comma III)
4. il giudizio che condanna la legalizzazione dell’aborto è formulabile dalla retta ragione di ogni uomo ben intenzionato, ed è per questo motivo che Verità e Vita rivendica e sottolinea la sua aconfessionalità. L’aborto è un tema che concerne innanzitutto il diritto alla vita, e come tale non merita di essere ricondotto e ridotto a una “strategia ecclesiale”, o peggio a una visione clericale del problema;
5. la conseguenza logica inevitabile di queste valutazioni è un giudizio inappellabile sulla legge 194: essa è una legge gravemente e intrinsecamente ingiusta, perché introduce nell’ordinamento giuridico l’aborto legale fondato sull’autodeterminazione della donna;
6. Le presunte “parti buone” della legge sono del tutto marginali e in realtà non sono oggettivamente buone nemmeno singolarmente considerate; auspicarne l’applicazione può essere legittimo, ma senza che ciò trasformi il giudizio totalmente negativo sulla legge 194;
7. il nostro compito è affermare pubblicamente tutta la verità sulla legge abortista, opportune et importune, senza silenzi e compromessi;
8. Verità e Vita è consapevole che quanto sopra affermato è oggi accettato da una minoranza dell’opinione pubblica: d’altra parte, non è un buon motivo per tacere, o addirittura per cambiare idea;
9. questa testimonianza non ostacola, ma semmai favorisce anche il conseguimento di risultati parziali, come ad esempio una modifica parziale della legge in senso migliorativo;
10. l’attività di concreto “salvataggio” di bambini sottratti all’aborto è non solo auspicabile ma necessaria, e non pochi membri di Verità e Vita hanno dedicato la loro vita a questa missione, anche se magari non fanno parte di Centri di aiuto alla Vita che nei giorni scorsi sono finiti sotto i riflettori dei mass media.
11. Tuttavia, Verità e Vita ritiene inaccettabile e sbagliato che questa azione di aiuto alla vita debba o possa essere disgiunta dalla pubblica e costante condanna della legge iniqua in vigore;
12. Verità e Vita si è assunta il compito di tenere viva la condanna della legalizzazione dell’aborto, in un clima nel quale si osservano due tendenze contrapposte: da un lato, la condanna sul piano morale dell’atto abortivo come ingiusto; dall’altro, la contestuale “stabilizzazione” delle leggi che lo consentono, ritenute di volta in volta “buone”, “necessarie”, “non modificabili”, “utili a evitare la piaga della clandestinità”.
13. Questa situazione alimenta confusione nell’opinione pubblica, fa diminuire il numero di persone che sono “contro l’aborto legale” e attribuisce un ruolo e uno spazio autorevole a intellettuali e pensatori che dicono alcune cose buone e interessanti, ma che rimangono su posizioni abortiste.

 Verità e Vita continuerà la sua azione – limitata dalla esiguità delle forze e delle capacità di ognuno di noi, e dal sistematico rifiuto da parte dei mass media - rimanendo fedele alla linea che è all’origine della nascita stessa del Comitato: dire la verità, sempre, come servizio alla causa della vita. Convinti che questo ruolo non ostacolerà, ma anzi favorirà la collaborazione fattiva e sincera con tutte le associazioni che operano per l’affermazione del diritto alla vita.