« Torna ai risultati della ricerca


IN SPAGNA È GIÀ REALTÀ LA SELEZIONE DEI BEBÈ
Il fermo no dei Vescovi
da Fonte non disponibile
 

 I vescovi spagnoli si sono pronunciati contro la decisione di far nascere un bambino sano per poter curare il fratello, afflitto da una grave malattia ereditaria: la beta talassemia. Con una nota diffusa alla stampa, la Conferenza Episcopale spagnola ha criticato la distruzione di embrioni collegata al processo di fecondazione, necessario per la nascita del primo bebè selezionato geneticamente per curare suo fratello. I vescovi spagnoli sottolineano che si è data enfasi «alla felice notizia della nascita di un bimbo e sulla possibilità di curare la malattia del fratello», ma criticano che sia «passato sotto silenzio il fatto drammatico dell’eliminazione di embrioni malati e magari di quelli che, pur sani, non erano compatibili geneticamente». Nel documento, la Conferenza insiste che il suo obiettivo è chiarire alcune delle «implicazioni morali» di questo evento, accolto positivamente da gran parte della comunità scientifica.
  Domenica scorsa, a Siviglia, è nato Javier.
  Nonostante i suoi genitori siano portatori di un errore genetico che avrebbe potuto determinare anche in lui la grave malattia del fratello Andres, grazie alla selezione degli embrioni il piccolo non solo è nato sano, ma le cellule del suo cordone ombelicale sono compatibili con quelle del fratello, che tra pochi mesi potrà ricevere un trapianto di midollo con questo materiale, per curare la sua malattia. La nota della Conferenza Episcopale ricorda che la nascita di Javier è stata accompagnata dalla distruzione di altri essere umani, «i suoi stessi fratelli, i quali sono stati privati del diritto fondamentale alla vita»; e aggiunge che il nuovo nato «è stato privato del diritto di essere amato per quello che è». Per i vescovi non si può parlare di «un successo e un progresso scientifico», perché ritengono che la tecnica della diagnosi preimpianto riduca la dignità della persona a un puro valore utilitaristico: «I fratelli ai quali è stato negato il diritto a nascere sono stati distrutti perché non erano utili da un punto di vista tecnico, e in tal modo si è violata la loro dignità e il rispetto assoluto che tutta la persona merita in se stessa, a prescindere da qualsiasi considerazione utilitaristica». «L’evento felice della nascita di un bebè sano non può giustificare la strumentalizzazione a cui è stato sottoposto e non basta per presentare come un progresso la tecnica eugenetica che ha portato alla distruzione dei suoi fratelli generati “in vitro”», assicura l’organo collegiale dei vescovi spagnoli, che comunque concludono: «Con questi chiarimenti non si giudica la coscienza né le intenzioni di nessuno. Si tratta di ricordare i principi etici oggettivi che tutelano la dignità di tutto l’essere umano».

 
Fonte: Fonte non disponibile, 18/10/08