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“Con la fecondazione artificiale extra-corporea, é stata infranta la barriera posta a tutela della dignità umana.” Le parole di Benedetto XVI - rivolte giovedì 31 gennaio 2008 ai partecipanti alla Sessione Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede – riaffermano con forza una verità scomoda e tremenda: ogni tecnica di fecondazione artificiale che produce embrioni fuori dal corpo della donna è un attentato alla dignità dell’uomo.
Questo giudizio di valore è espresso non solo in base alla fede, ma primariamente alla luce della recta ratio e dei criteri universali della legge naturale. E’ dunque un giudizio che si rivolge non solo alle coscienze individuali; non solo alle intelligenze dei teologi, dei moralisti e dei credenti; ma che chiama in causa i legislatori e i responsabili del bene comune.
Il cuore della denuncia di Benedetto XVI tocca infatti il tema dei diritti umani fondamentali, che sono sistematicamente violati dalle tecniche di riproduzione artificiale: la fivet riduce l’essere umano a cosa. “Quando esseri umani – dice il Papa - nello stato più debole e più indifeso della loro esistenza, sono selezionati, abbandonati, uccisi o utilizzati quale puro "materiale biologico", come negare che essi siano trattati non più come un "qualcuno", ma come un "qualcosa", mettendo così in questione il concetto stesso di dignità dell’uomo?”
Le parole di Benedetto XVI non possono essere liquidate come un fervorino esortativo, ma devono produrre alcune conseguenze pratiche molto concrete. Da parte sua, il Comitato Verità e Vita – associazione aconfessionale - intende riaffermare laicamente alcuni punti fermi:
1) Ogni fecondazione artificiale extracorporea, sia essa omologa o eterologa, è illicecita non solo dal punto di vista morale ma anche sotto il profilo giuridico. Non per nulla, il Papa non fa nel suo discorso alcuna distinzione fra tecniche omologhe o eterologhe;
2) Ogni legge che regolamenta – cioè che rende lecita – la fecondazione artificiale, fosse pure nella sola versione omologa, è una legge intrinsecamente ingiusta (=contraria alla legge naturale), come ogni legge che legalizza l’aborto.
3) Dunque, anche la legge 40 del 2004 è una legge intrinsecamente ingiusta, pur considerando le particolari circostanze storiche in cui essa è stata approvata. Il fatto che essa abbia eventualmente scongiurato una legalizzazione più ampia delle tecniche artificiali non è sufficiente a trasformarla in una “buona legge”.
4) Il Comitato Verità e Vita ricorda altresì che la produzione seriale di embrioni umani ha, in primis, una ripetitiva elevata mortalità intrinseca per tecnica, e rende poi disponibili gli embrioni umani prodotti anche alla selezione, congelamento, riduzione, abbandono, diagnostica pre-impianto, clonazione e qualsivoglia forma di ricerca.
5) Il Comitato Verità e Vita sente il dovere di denunciare la gravissima contraddizione che vi è fra questo ineccepibile magistero del Sommo Pontefice, e la prassi invalsa in non pochi ospedali di ispirazione cristiana o di diretta emanazione della Chiesa cattolica; ospedali – citiamo ad esempio il caso del San Raffaele di Milano - nei quali da anni si praticano quelle tecniche di fecondazione artificiale che Benedetto XVI ha definito contrarie alla dignità umana.
6) Il Comitato Verità e Vita rilancia il proprio appello – caduto nel vuoto fino a questo momento – affinché sia promossa e incoraggiata l’obiezione di coscienza alla legge 40 del 2004 sulla base di quanto previsto dall’articolo 16. Si tratta di un’obiezione doverosa, del tutto analoga a quella prevista dalla legge 194. Una facoltà di obiezione alla fivet che oggi è sconosciuta alla gran parte dell’opinione pubblica e che per questo motivo dovrebbe essere promossa e incoraggiata dall’episcopato italiano, così come avvenne nel 1978 all’indomani dell’approvazione della legge 194.
Il Comitato Verità e Vita auspica che il clima di positiva discussione - suscitato dalla moratoria lanciata da Giuliano Ferrara sull’aborto – promuova una seria opera di informazione intorno alla insensata disumanità delle tecniche di fecondazione artificiale. Non esiste un “modo buono” di fare la fecondazione in vitro. Non basta una legge dello Stato – per quanto “meno peggiore” di altre - a trasformare l’intrinseca illiceità di una tecnica in “vittoria” del fronte pro life.
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