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Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge con delega al governo per la revisione della normativa in materia di filiazione.
Con tale modifica viene cancellata ogni differenziazione tra figli nati all’interno del matrimonio e figli nati fuori dal matrimonio: in sostanza, tutti i figli acquisiscono il medesimo status giuridico. Inoltre, all’interno del progetto di legge vi sono modifiche sulla potestà dei genitori e viene sancito il diritto del figlio ad essere ascoltato sulle scelte che riguarderanno il suo futuro. Inizialmente, era stato proposto, oltre al diritto ad essere assistito moralmente, anche il diritto ad essere amato, ma il CdM non lo ha ritenuto esigibile dal punto di vista giuridico.
Il sottosegretario alle politiche per la famiglia, Giovanardi, ha definito tale provvedimento una svolta epocale, mentre per il ministro per le Pari Opportunità, Carfagna, esso cancella un’odiosa e anacronistica discriminazione.
In realtà, la parificazione dei diritti tra figli legittimi e illegittimi non fa altro che assestare un ennesimo colpo alla famiglia fondata sul matrimonio che viene considerata alla pari di una qualsiasi altra forma di relazione (convivenze, unioni di fatto ecc). Inoltre, la giusta discriminazione tra figli nati fuori e dentro il matrimonio mirava a proteggere i minori dalla condotta immorale degli adulti; con tale modifica normativa, invece, vengono incentivati l’adulterio, il concubinaggio ed altre forme illecite di relazione che minano alla base la stabilità dell’unione coniugale (vero ed unico diritto di cui i figli dovrebbero beneficiare) e quindi la stabilità della società stessa.
È davvero curioso come i paladini dei “diritti per tutti” ignorino o fingano di ignorare una chiarissima evidenza logica e cioè che è impossibile non discriminare; infatti, nel momento in cui il legislatore si erge a giudice della moralità scalzando le regole universali del diritto naturale a tutela della sana convivenza civile, si pone egli stesso come ente morale di riferimento. In tal modo, egli non fa altro che imporre del tutto arbitrariamente la propria visione dell’esistenza umana, giungendo infine a discriminare coloro i quali ad essa si oppongono.
Nel caso in questione, la cancellazione della differenziazione tra figli illegittimi e figli legittimi (fondata sul diritto naturale) pone si fine ad una disparità di trattamento, ma ne crea un’altra, ben più grave e gravida di nefaste conseguenze.
Tutte le leggi inique, come ad esempio l’aborto ed il divorzio, sono nate dalla falsa necessità di non imporre dei criteri morali validi per tutti ed hanno finito per seminare morte e infelicità; inoltre, ciò che si voleva evitare (la discriminazione sociale) è stato prodotto in misura maggiore con la distinzione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, in cui quest’ultimi non hanno voce e sono totalmente privi di diritti (solo in Italia quasi 400 bambini ogni giorno vengono assassinati con l’aborto di Stato). In altre parole, la tendenza della società ad appiattire le differenze e ad annullare le diversità produce altre differenze ed altre diversità, ben più gravi delle precedenti.
Il problema resta più che mai quello della frattura tra la classe politica del Paese, sensibile alle “mode” culturali più che alla legge naturale e morale, e la popolazione che sperimenta sulla propria pelle le infelici scelte dei propri rappresentanti.
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