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NON È VERO CHE SU ABORTO E DIVORZIO LA CHIESA SA DIRE SOLO DEI NO ED È INTRANSIGENTE
di Giacomo Samek Lodovici
 

Premura e cura non solo dei «no» su divorzio e aborto.
Lo affermano diverse persone, per esempio di recente, in occasione del discorso fatto il 5 aprile da Benedetto XVI ai partecipanti del congresso «L’olio sulle ferite. Una risposta alle piaghe dell’aborto e del divorzio».

  Ora, è vero che i giudizi della Chiesa su questi temi sono immodificabili, dato che aborto e divorzio (per ragioni laiche che non possiamo qui esporre) sono moralmente sbagliati. Ma, proprio questo discorso del Papa, se letto per intero senza fermarsi a certe sintesi giornalistiche, dovrebbe mostrare che la Chiesa pronuncia i suoi giudizi etici perché le stanno profondamente a cuore gli esseri umani.
  In effetti, aborto e divorzio colpiscono esseri umani innocenti, cioè l’essere umano non ancora nato ed i figli coinvolti nello sfascio di un matrimonio e nella disgregazione della famiglia.
  Verso questi ultimi il Papa reclama un’attenzione solidale che cerchi di lenire quanto più possibile le loro sofferenze: i 'figli del divorzio', che già patiscono perché non vivono insieme a tutti e due i genitori, soffrono ulteriormente quando sono vittime anche dei conflitti giudiziari, delle contese, delle ripicche, ecc., legati al divorzio stesso.
 Ma anche verso chi è autore di aborti e divorzi Benedetto XVI ha manifestato la sua affettuosa sensibilità, ben sapendo che tali scelte talvolta maturano in circostanze difficili e drammatiche, magari nella solitudine (come nel caso dell’aborto), e sono fonte di profonde sofferenze per chi le compie. Ad esempio, la sindrome postabortiva (poco nota al grande pubblico, ma ormai oggetto di diversi studi scientifici) lascia segni profondi, talvolta indelebili nelle donne che si sono sottoposte all’aborto. E, comunque, il Papa invita i credenti ad accostarsi sia a queste donne, sia alle vittime del divorzio, sia a chi è autore di aborti e divorzi «con amore e delicatezza, con premura e attenzione materna». Invita ad essere come il buon Samaritano che versa l’olio e il vino sulle piaghe di chi è ferito, che lo conduce alla locanda e si premura anche per il suo futuro.
  Insomma, il programma del credente, dice il Papa, deve essere quello di avere «un cuore che vede. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente» (Enciclica Deus caritas est, 31).
 Infine, a ben vedere, i 'no' della Chiesa sono l’altra faccia di una serie di 'sì': sì alla capacità dell’uomo di esser «capace del dono di sé definitivo e fedele, che rende possibile il matrimonio di un uomo e una donna come patto indissolubile», sì alla possibilità dell’uomo, anche nelle circostanze più difficili, di essere «capace di [compiere] straordinari gesti di sacrificio e di solidarietà per accogliere la vita di un nuovo essere umano». In tal senso, i 'no' che la Chiesa pronuncia quando fa degli interventi etici «sono in realtà dei grandi 'sì' alla dignità della persona umana, alla sua vita e alla sua capacità di amare».

 
Fonte: fonte non disponibile, 25/04/08