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È CONSENTITO DIRE CHE CAOS CALMO DI NANNI MORETTI È UN PESSIMO FILM?
Inutile bailamme per un giudizio educativo sul film «caos calmo»
da
 

Un sacerdote, don Nicolò Anselmi, responsabile della Pastorale giovanile della Cei, a proposito di una scena di sesso in 'Caos calmo' di Nanni Moretti ha detto che attori e registi hanno una grande responsabilità educativa, e ha espresso il desiderio che non indulgano a un 'erotismo distruttivo'. E’ successo un mezzo finimondo. 'Censura', 'anatema', 'crociata', hanno titolato i giornali. E giù con la 'intromissione nella sfera laica delle persone', dagli con Dario Fo a ruota libera sui preti sessuofobi. E 'Bacchettoni', e l’'Autonomia dell’Arte', e 'Si è passato ogni limite'. Titoli in prima, paginate doppie. Esercizio di collettivo sgomento mediatico a questa ennesima impennata dell’Oscurantismo Cattolico. In fondo il più pacato è stato Moretti, che non si è molto stupito che alla Chiesa non piacesse quella scena, e ha parlato di 'polemica montata' e di 'sciatteria isterica dei media'.
  In effetti. Un prete che si occupa di giovani fa una critica spinto da una preoccupazione educativa: gli dispiace che in un film d’autore entri una scena di sesso dal gusto nichilista. Si appella a una 'passione educativa' di attori e registi. Come dire: mostrateci qualche volta anche qualcosa che vorreste dare ai vostri figli. Che scandalo, che interferenza con l’Arte. Quel sacerdote ha scritto come un uomo che ha cara la questione dell’educare, e del trasmettere un desiderio di continuare questione oggi in Italia grave e urgente. La sua è la lettera di un prete che vede come i modelli dei media facilmente, sotto all’appagamento della pura istintività, tendono al nulla, a nessuno sbocco se non una sorta di sterile consumismo dell’altro.
 Ha chiesto che chi costruisce questi modelli così potenti pensi anche a come funzioneranno nella testa dei ragazzi che li guardano. È uno scandalo? Sì, è pensiero cattolico e dunque naturalmente 'crociata'. Se il Papa dice – come d’altronde è sua inveterata abitudine – che la vita umana va tutelata fin dal suo inizio, è 'crociata'. Se un sacerdote critica una scena di sesso dal sapore disperato, in un film che sarà visto da milioni, è 'anatema'. Domanda: c’è qualcosa di cui i cattolici possono parlare?
  Di vita no, di educazione no, di politica men che meno. Di cosa dovrebbero parlare allora? Di taciti fioretti forse, in tempo di Quaresima; di catechismo magari, purché a bassa voce nei locali rigorosamente chiusi di un oratorio, e con l’attenzione a non dire nulla di politicamente scorretto. Come un’ansia di ghettizzazione nei media, di chiusura dei cattolici in un bel recinto. A leggere certi giornali, si direbbe che gli italiani si sentano inseguiti da torme di chierici intrusivi, maniacalmente intenti a censurare e vietare. Abbiamo un dubbio: è questa la realtà, o ne è una esagitata rappresentazione mediatica? Sembra attuale insomma la domanda di quel massmediologo americano che si chiedeva se i media descrivono la realtà,o se la fabbricano. Rappresentando una soffocante pressione clericale che non c’è. Stabilendo che ogni argomento – politica, vita, e quell’educazione che per la Chiesa è questione irrinunciabile – è 'interferenza'.
  Sognando una Chiesa docilmente chiusa nei cortili delle parrocchie, e coscienze che limitino la loro attività all’area compresa fra il confessionale e l’altare. Soprattutto, una Chiesa che non si preoccupi di quel che ereditano i figli. Una comoda Chiesa: fuori dalla realtà, astratta dalla vita degli uomini, disincarnata – di tutte le pretese, la più inaccettabile.