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LA COOP SEI TU, CHI PUO' MONOPOLIZZARE DI PIU'?
Concorrenza e libertà negate nelle regioni rosse dove comanda il Partito Unico della falce e del carrello
di Emanuela Zoncu
 

Sono passati quasi tre anni da quando Bernardo Caprotti, Presidente e socio fondatore di una delle più importanti catene di supermercati, la Esselunga, denunciava nel suo bestseller "Falce e carrello" il potere occulto delle Coop. Denunciava, Caprotti, come una certa parte della politica, attraverso il "braccio armato" delle cooperative, fosse riuscita a mettere le mani sulla spesa degli italiani. Denunciava, Caprotti, le alleanze, gli accordi stipulati sottobanco, i monopoli nascosti ma reali. E metteva allo scoperto le gravi distorsioni presenti nel settore della grande distribuzione italiana. Il ragionamento alla base del libro era questo: le Coop godono di privilegi fiscali e favoritismi e sono così in grado di esercitare un sostanziale controllo del territorio, sfruttando di fatto posizioni di rendita monopolistica.
Dopo tre anni, poco è cambiato. Salvo vedere scoppiare, nel paese della poca libertà economica, il nuovo caso di concorrenza soffocata sul nascere, che ha come protagonisti sempre la Esselunga, le Coop e una amministrazione locale, quella di Modena, che come in un teatro di marionette avrebbe indirizzato i fili dei burattini seguendo una trama sempre uguale negli anni. Fatta, secondo l'accusa che le viene mossa, di favoritismi e sete di potere.
Caprotti qualche giorno fa ha deciso di comprare due pagine sui principali quotidiani per denunciare un nuovo sopruso ai danni della sua catena, una sorta di 'patto occulto' tra Coop Estense e Comune di Modena per impedire la costruzione di un supermercato Esselunga proprio a Modena, in via Canaletto, su un terreno da lui precedentemente acquistato e mai edificato per mancanza di permessi dall'amministrazione comunale (tutte le accuse sono state smentite dal sindaco Giorgio Pighi e dal presidente di Coop Estense, Mario Zucchelli).
Due pagine che Caprotti ha titolato "Concorrenza e libertà". Siamo nel cuore dell'Emilia "rossa" e questa storia ha dell'incredibile. Toglie il velo dell'ipocrisia e spezza con una denuncia affidata ai media, certi rapporti di forza e di potere delle Regioni del centro Italia. Una storia come tante ma con un epilogo diverso: cosa sarebbe accaduto, infatti, se al posto di Caprotti ci fosse stato un imprenditore con meno esperienza e meno quattrini? Avrebbe avuto la forza di comprare due pagine nei maggiori quotidiani? Sicuramente no. E sicuramente la sua denuncia sarebbe finita nel dimenticatoio, persa, ignorata. Eppure di vicende analoghe a quella di Esselunga in Italia ce ne sono a bizzeffe.
La ricostruzione che la catena di supermercati fa della vicenda è dettagliatissima. Nel 2000 Esselunga acquistò per 24 miliardi di lire un lotto, il lotto A, (44.820 mq pagati 540.000 lire al mq) facendo affidamento sul Programma di riqualificazione urbana (Pru) approvato dal Comune di Modena il 12 aprile di un anno prima. Il successivo progetto di Piano particolareggiato di iniziativa privata allora in corso di approvazione prevedeva, fra l'altro, un supermercato con il fronte su via Canaletto, proprio sull'area di proprietà Esselunga. Ma all'asta giudiziale del febbraio 2001, Coop Estense - aggiudicandosi per 23 miliardi di lire il lotto 'B' (8.834 mq pagati 2.600.000 al mq) - divenne partecipe del comparto "e poté così opporsi all'attuazione di quanto già programmato", scrive Esselunga. Incontri, scontri, proposte, controproposte: passano sei anni e nel 2008, sempre secondo quanto reso noto da Esselunga, l'assessore alle Infrastrutture del Comune di Modena propone ai rappresentanti di Caprotti di insediarsi in un altro luogo e di cedere a Coop Estense il proprio lotto in via Canaletto (secondo il racconto della catena l'assessore già aveva tentato altre volte di spingere per una risoluzione di quel tipo).
Si legge nella ricostruzione: "In mancanza di ciò o di un accordo fra Esselunga e Coop Estense per realizzare qualcosa, il Comune - dichiarò Sitta (l' assessore in questione, ndr) - avrebbe cambiato le 'destinazioni d'uso', cancellando 'l'uso commerciale'. Esselunga rispose seduta stante che non avrebbe rinunciato al suo supermercato, che non si sarebbe ritirata, che prima o poi anche a Modena sarebbe arrivato il libero mercato". Un'eventualità, quella di lasciare a bocca asciutta Esselunga, che Caprotti specifica sia stata ribadita nel 2009 dal sindaco di Modena Pighi (Pd) e più tardi, ancora nuovamente da Sitta.
Denuncia quindi Esselunga (che ha già perso il ricorso al Tar): "Il lotto 'A' ha tutti i requisiti per il commerciale, la dimensione, l'affaccio sulla via e le previsioni di Piano del Comune. Nel lotto 'B', piccolo, irregolare é impensabile piazzare un supermercato che funzioni. Pertanto l'esborso di 23 miliardi da parte di Coop Estense nel febbraio 2001, per assicurarsi un pezzo di terra affacciato sulla ferrovia ove l'insediamento di un supermercato non era neppure immaginabile, evidenzia chiarissimamente il suo intendimento originario. Nei fatti: l'eliminazione del commerciale da via Canaletto da parte del Comune significa l'eliminazione dell' unico supermercato possibile, quello di Esselunga. L'altro non c'é, non ci sta. Noi non accetteremo questa condotta senza farne un caso nazionale. Lealmente già abbiamo espresso, e qui confermiamo, questa nostra determinazione".
La vicenda ha già guadagnato la ribalta della cronaca nazionale. Il Pdl in un certo senso ha fatto "suo" il caso, denunciando lo strapotere e la rete di potere che nelle regioni del Nord storicamente lega la sinistra al mondo delle cooperative. A poche ore di distanza dalla pubblicazione delle pagine-denuncia, Isabella Bertolini, e Giorgio Stracquadanio (entrambi Pdl), avevano presentato un'interrogazione Parlamentare al governo in merito a una vicenda nella quale "in gioco non c'è solo l'interesse di un operatore privato, ma l'affermazione del principio di libera concorrenza, che purtroppo a Modena ancora oggi viene nei fatti negato".
Il Pd, dal canto suo, ha rispedito al mittente ogni accusa, rinnegando qualsiasi intreccio tra potere politico e mondo economico. "Non oso pensare – aveva detto appena due giorni fa il coordinatore del Pdl Sandro Bondi - che cosa risulterebbe se la magistratura si rivolgesse a scandagliare anche questo sistema di potere". E parole di denuncia sono arrivate ieri anche da Carlo Giovanardi: "La denuncia dell'Esselunga di Bernardino Caprotti fotografa questa realtà sulla quale sono pronto a confrontarmi ovunque per spiegare come sono stati costruiti nelle regioni rosse i piani regolatori e di urbanistica commerciale, la scelta di soggetti attuatori, l'affidamento delle consulenze e degli incarichi professionali".
Intanto, tra querele e risvolti giudiziari annunciati, resta l'amaro in bocca per un sistema di potere che in alcune Regioni tale rimane da tempo. A discapito della concorrenza e della libertà.

Nota di BastaBugie: per acquistare il libro "Falce e carrello" di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, dove racconta perché l'ombra delle amministrazioni rosse impedisce di fare investimenti soprattutto in Emilia Romagna, Liguria e Toscana, clicca qui!

DOSSIER "ESSELUNGA"
I soprusi della Coop contro Bernardo Caprotti

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Fonte: L'Occidentale, 21 Luglio 2010