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HITLER FUGGE PER NON PREMIARE IL NERO ALLE OLIMPIADI: FALSO!
Messori : ma Hitler omaggiò Owens, Roosevelt no Una delle storie olimpiche più 'deformate' dallo scarso senso della verità è quella di Jesse Owens.
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Secondo un’agiografia spicciola e profondamente retorica, l’eroe 'nero' dei Giochi di Berlino del 1936 urtò la suscettibilità dell’'uomo nero' Adolf Hitler, il quale non solo rimase profondamente offeso dallo strapotere atletico dell’afroamericano (vincitore di 4 medaglie d’oro), ma addirittura perse le staffe e disertò la cerimonia di premiazione all’Olympiastadion. Un falso storico, che però come ogni leggenda metropolitana che ha una funzione semplificatrice degli eventi del secolo breve, si vende gratuitamente da settant’anni a questa parte. Ci uniamo pertanto all’indignazione critica di Vittorio Messori che in un articolo (Santi laici) sul mensile Il Timone, in mezzo a una seria di pseudomiti del mondo laico, ripropone la vera storia e il falso conflitto HitlerOwens. Messori lo fa con gli strumenti che dovrebbero essere alla base di ogni sana ricerca storica, le fonti e le citazioni autobiografiche dei protagonisti e in questo caso della presunta vittima, Owens. Hitler non lasciò la tribuna e assistette fino alla fine alla celebrazione delle vittorie, ricorda Messori, che cita le parole di Owens: «Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto». E siccome poi la storia si nutre di gustosi, quando anche di amari paradossi, la 'parte del cattivo' rispetto a Owens, sottolinea ancora Messori , non venne recitata dal Führer, ma dal suo presidente Franklin Delano Roosevelt. Mentre la Germania nazista aveva tributato al campione olimpico tutti gli onori che meritava, negli Stati Uniti il suo ritorno venne salutato come quello del 'povero negro' che ce l’aveva fatta, ma solo dal suo popolo della Quinta Strada di New York. Mentre ogni yankee che si contraddistingueva nello sport aveva diritto all’incontro privato alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti, a Owens quell’onore venne negato e Roosevelt non gli strinse mai la mano. Pertanto fa bene Messori ad aggiornare la storia con la cruda verità di quel leggendario eroe olimpico che malinconicamente raccontava: «Almeno in quella occasione, i veri razzisti non furono i tedeschi, ma gli americani».