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VERSO GLI ALTARI
Il decreto di validità giuridica reso noto giovedì scorso nella Cattedrale di Como. La religiosa venne uccisa a Chiavenna la notte tra il 6 e il 7 giugno 2000 da tre minorenni cui disse: «Io vi perdono».
«Questa Congregazione, dopo una scrupolosa valutazione e un diligente esame, riconosce la validità del processo diocesano, per il caso presentato dalla Curia ecclesiastica di Como, circa la vita, il martirio e la fama di martirio della Serva di Dio Maria Laura Mainetti ».
Recita così il «decreto di validità giuridica» emesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi lo scorso 11 gennaio e ufficialmente diffuso in questi giorni in diocesi di Como. Particolare eco ha avuto l’annuncio fatto giovedì Santo in Cattedrale, al termine della Messa crismale, dal vescovo emerito monsignor Alessandro Maggiolini. «A quasi otto anni di distanza dell’episodio drammatico della morte di suor Maria Laura Mainetti – riflette il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti – caduta sotto i colpi di tre ragazze, esse stesse vittime di una oggi non rara deviazione culturale e sociale, la Congregazione ha comunicato la sua approvazione: è un primo e fondamentale atto che apre una seconda fase dell’istruttoria. L’iter sarà ancora lungo, ma questo è un sostanziale passo in avanti».
L’episodio, accaduto a Chiavenna (Sondrio) nella notte del 6 giugno del 2000, suscitò emozione e sgomento in tutta Italia. Ambra, Milena, Veronica – all’epoca dei fatti minorenni – uccisero suor Maria Laura al termine di un rito satanico: diciannove le coltellate inferte alla religiosa, attirata con l’inganno in una zona poco frequentata di Chiavenna. Una delle giovani confidò di essere in attesa di un bimbo, ma di voler abortire: suor Laura intervenne per dissuaderla e darle aiuto. In via Poiatengo, invece, la colpirono e quando capì di essere destinata alla morte disse alle sue aguzzine: «io vi perdono». Un fatto che disorientò le giovani le quali, fin dai primi interrogatori, riportarono tale circostanza. «Suor Laura – commentò il procuratore capo di Sondrio, Gianfranco Avella al termine delle indagini – è una figura rarissima: mentre viene colpita a morte, invoca il perdono per le sue carnefici. Suor Laura ci dimostra che non tutto è materialismo. Ella è stata un raggio di luce sul mondo, che non ci fa perdere la fiducia nel futuro». La fase diocesana per il processo di beatificazione si aprì il 23 ottobre 2005 a Chiavenna, per chiudersi pochi mesi più tardi, nel giugno 2006. Una trentina i testimoni ascoltati. Per loro stessa ammissione, i membri del tribunale diocesano sono «rimasti affascinati dalla figura di suor Maria Laura». «La sua – ricorda monsignor Alessandro Maggiolini, all’epoca dei fatti vescovo di Como e promotore della causa di beatificazione – è stata un’esistenza semplice, fatta di carità, umiltà, preghiera, attenzione ai bisognosi e ai bambini. È per tutti un modello di vita cristiana. Non ha cercato il martirio. Ma quando ha compreso quanto si stava compiendo, lo ha accettato». Attualissimo e luminoso il messaggio che ci giunge dal sacrificio della religiosa. «Suor Maria Laura – dice l’arciprete di Chiavenna monsignor Ambrogio Balatti – ha testimoniato con la sua vita che il bene è più forte del male».
«Quella di suor Maria Laura – riprende monsignor Coletti – è una testimonianza cristiana di alto profilo: la sua figura è un grande dono per la diocesi e per il mondo intero, dato che questo martirio si colloca nel quadro di una vita tutta spesa per l’educazione dei giovani, per l’aiuto e il recupero della devianza giovanile».
Il tema dell’emergenza educativa è oggi al centro del cammino pastorale della diocesi di Como e «probabilmente – conclude monsignor Coletti – tutta la Chiesa italiana se ne occuperà nel prossimo decennio. Suor Maria Laura sarà un esempio da seguire e uno stimolo decisivo per rilanciare proposte, percorsi e metodi educativi nei confronti di una condizione adolescenziale e giovanile che mostra di averne sempre più bisogno».
LA VICENDA
Nessuna delle tre ragazze che la uccisero è in carcere.
«È un provvedimento che ci aspettavamo». Fu questo il primo commento di monsignor Ambrogio Balatti, arciprete di Chiavenna, dopo aver appreso, lo scorso dicembre, che anche per l’ultima delle responsabili dell’omicidio di suor Maria Laura Mainetti si sarebbero aperte le porte del carcere. Il Tribunale di sorveglianza di Milano, infatti, da tre mesi ha concesso la semilibertà anche ad Ambra, detenuta a Torino. La pena è stata ridotta in seguito alla buona condotta in carcere e all’indulto, che metterà la parola fine alla sua condanna il 12 novembre 2008. Ad Ambra, considerata dai giudici la mente del gruppo, furono comminati 12 anni e 4 mesi di reclusione, mentre Milena e Veronica furono condannate a 8 anni e mezzo. Veronica, la più giovane, dal 2004 risiede presso una comunità di Roma (dove segue i bambini di un nido). Nel 2006 è stata la volta di Milena, affidata alla comunità Exodus di don Antonio Mazzi a Grezzana (Verona). Ambra, sempre a Torino, il mattino frequenta l’università di Giurisprudenza e fa volontariato, la sera rientra in carcere.
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