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Abbiamo sempre affermato che il diritto alla vita deve rappresentare una questione centrale nella politica e che lo Stato non può perseguire una sorta di liberalismo della neutralità di fronte alla vita e alla morte.
Abbiamo sempre chiesto a tutte le forze politiche che, negli anni, si sono presentate alle elezioni, di non delegare alla libertà di coscienza dei singoli candidati la valutazione su questioni quali la difesa della vita e della famiglia, ma di porre con chiarezza nei loro programmi come intendono legiferare. Ciò vale maggiormente nell’attuale sistema elettorale, ove non è previsto il voto di preferenza e viene chiesto agli elettori una sorta di delega in bianco. Giuliano Ferrara, laico di grande ragionevolezza, ha fatto proprie queste istanze, culturalmente e politicamente. Senza “se” e senza “ma”.
La presenza della lista pro life ha obbligato – ed obbligherà – i media e tutte le forze politiche a confrontarsi col tema (anche solo per contestare l’opportunità di parlarne in campagna elettorale). I temi etici, la cultura dell’accoglienza della vita, la questione del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale e della dignità umana, per la prima volta, grazie alla lista, saranno argomenti affrontati in una campagna elettorale che già si era prefigurata molto defilata a riguardo, considerandoli temi “politicamente scorretti”.
La lista non tocca solo l’argomento dell’aborto, ma, partendo da quello, che è l’emblema dell’offesa legalizzata alla vita umana, affronta tanti temi di fragilità e di gravi difficoltà che coinvolgono milioni di famiglie italiane.
Basta dare uno sguardo al programma: tutela sociale della maternità, il che significa pari opportunità a nascere, pari opportunità a portare avanti una gravidanza, possibilità di esercitare scelte procreative libere e responsabili, tutela della lavoratrice madre, (progetti part time, telelavoro, nidi famiglia), deduzioni familiari per i figli, sostegni economici alle gestanti in difficoltà, riforma dei consultori familiari (perché tornino ad essere un luogo di sostegno ed aiuto alla famiglia). Facilitazione del percorso delle adozioni: centinaia di migliaia di famiglie affrontano indicibili difficoltà nel lungo cammino dell’adozione. Centinaia di migliaia di donne non sanno che esiste il parto anonimo e che il loro bambino, se proprio non intendono accoglierlo, alla nascita può essere immediatamente adottato.
“Adoption, not abortion” era solita dire Madre Teresa. Misure economiche e sociali per le famiglie con disabili ed impegno istituzionale particolarmente nei confronti dei disabili gravi e dei malati terminali, smascherando l’egoismo e l’utilitarismo che sottendono le spinte all’eutanasia. Sviluppo della medicina prenatale e neonatale, orientando la ricerca e implementando le cure mediche nei confronti di bambini malati, nati e non ancora nati, nel rispetto della deontologia medica, che è quella di salvare vite umane, non di eliminare il malato.
Tutela della salute della donna, fisica e psichica, messa fortemente a rischio dalla pillola abortiva RU486, che, tra l’altro, per nulla meno traumatica dell’aborto chirurgico, ricaccia la donna in difficoltà per una gravidanza nella più nera solitudine, deresponsabilizzandole Istituzioni e la società. Sviluppo della ricerca sulle cellule staminali adulte: le uniche che abbiano dato risultati positivi in ordine alla cura di molte malattie.
Educazione della sessualità, attraverso percorsi di formazione per gli operatori sociali dei consultori familiari, particolarmente per quanto riguarda la vita prenatale e la procreazione libera e responsabile. Non discriminazione delle fasce più deboli della nostra società.
La lista vuole porre un’argine alla pervasività della biopolitica, intesa come totale presa in carico e gestione della vita biologica da parte del potere (non riferito solo alle Istituzioni, ma ad ogni prassi collettiva autoreferenziale), che ritiene la vita, la biologia, l’umano non un presupposto, ma prodotto della prassi.
Non c’è dubbio che il prossimo Parlamento Italiano dovrà affrontare questioni eticamente sensibili, per nulla secondarie, come abbiamo potuto constatare nella passata legislatura italiana e nelle recenti elezioni in Spagna, come nella campagna elettorale in corso negli USA. Uscire dal devastante concetto di biopolitica vuol dire attivare un impegno profondo per la difesa della dimensione personale della vita, rifiutando ogni qualificazione pubblica di categorie biologiche, a partire da quelle di vita e di morte, non accettando mai che esse vengano identificate politicamente.
La lista pone al centro la questione antropologica: la difesa della vita e della dignità umana, considerati, oltre che principi non negoziabili, fondamento stesso della democrazia ed antemurale dell’umana convivenza. Propone una visione antropologica che, opponendosi al relativismo etico, e all’utilitarismo ideologico imperanti, testimonia come il tema della vita sia strettamente connesso al tema della famiglia, della pace, dei diritti umani, del progresso scientifico rispettoso dell’uomo, dell’economia e dello sviluppo a servizio dell’uomo. Delinea una società nella quale le libertà individuali non impediscano ai soggetti più deboli, pure titolari degli stessi diritti, di esercitare le stesse libertà. Pone come soggetto di diritto l’uomo, in quanto portatore di incommensurabile dignità, a prescindere da ciò che possiede, dalle sue capacità, dal suo stato di salute.
La lista volge il suo sguardo oltre i confini italiani, guarda all’Europa e agli altri continenti, ove si consumano abominevoli crimini contro i diritti umani, come:
• la legalizzazione pressoché mondiale dell’aborto: il 41% della popolazione mondiale vive in Paesi dove la pratica è legalizzata. (Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno nel mondo si effettuano 53 milioni di aborti, ovvero ogni anno abbiamo annualmente un numero di vittime pari a quelle provocate dall’intera Seconda guerra mondiale). In tale processo l’aborto ha acquisito una nuova valenza “simbolica”, con la pretesa di essere riconosciuto quale diritto fondamentale;
• la questione degli embrioni soprannumerari congelati, frutto delle tecniche di fecondazione artificiale: il Regno Unito ordina la periodica distruzione di questi embrioni, indipendentemente da qualsiasi verifica della loro vitalità;
• l’alterazione dell’equilibrio tra i sessi alla nascita fenomeno prodotto dagli aborti selettivi (in particolare in India e in Cina) e che sembra ormai attestarsi sullo spaventoso numero di 100 milioni di bambine non nate.(Rappresenta un autentico incubo demografico, di cui l’ India ha preso coscienza già da alcuni anni e la Cina solo negli ultimi mesi);
• la condizione degli anziani, che nessun welfare State sarà in grado di tutelare quanto più si consolideranno i fenomeni della crescita continua della vita media e delle patologie senili degenerative fortemente invalidanti;
• le spinte alla legalizzazione dell’eutanasia che caratterizzano pressoché tutti i paesi occidentali e destinate ad estendersi al resto del mondo: sempre più si diffonde l’eutanasia come suicidio assistito: in Olanda il 31% dei pediatri sopprime i neonati malformati, anche senza acquisire il consenso dei genitori; in Svizzera, lo scorso febbraio, la Corte Suprema ha stabilito che il malato mentale ha un diritto costituzionale ad essere soppresso;
• il diffondersi di ideologie animalistiche, che non sono più in grado di distinguere tra dignità umana e dignità animale (vedi la nuova legge animalista approvata nelle Isole Baleari, sul riconoscimento di diritti fondamentali per i primati).
In conclusione
Corriamo senza rete, senza apparentamenti, il che vuol dire che, per portare deputati in Parlamento, si deve raggiungere il 4%.
La lista si presenta solo alla Camera. Il che vuol dire che, poiché è fondamentalmente al Senato che si decide il governo che verrà, il nostro invito è di votare al Senato per la coalizione o il partito che si preferisce e dare, invece, alla Camera un voto di coscienza (e di cuore!) alla Lista “Aborto? No, grazie”.
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Il tuo contributo sarà prezioso, possono essere 5 euro o 5.000 o 50.000: saranno in ogni caso utilizzati solo per promuovere la campagna elettorale e la moratoria.
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bic agenzia: uncritb1n77
Codice IBAN: IT55V0200811794000041221291
Intestato a: Franceschini Franco (mandatario elettorale).
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