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Il Risorgimento subì molto il fascino della magia. Non a caso.
Ogni qual volta si vuole propagandare il razionalismo, l'esito è sempre lo stesso: il dilagare dell'irrazionalismo.
E' tempo di celebrazioni per ricordare l'unificazione dell'Italia. Finanche nella kermesse sanremiana un noto comico ha dedicato il suo show a questo argomento, scadendo in una sorta di descrizione oleografica su modello sussidiario di scuola elementare anni '30.
Ovviamente siamo d'accordo sul fatto che l'Italia debba essere unita, piuttosto molto andrebbe detto su come si è realizzato questo processo. Potremmo dire: unificazione sì, Risorgimento no. E ciò perché alla base del Risorgimento vi fu una ben precisa filosofia che lo rese la traduzione italiana di quell'evento che è all'apice della modernità: la Rivoluzione francese. Il Risorgimento mirava ad una sorta di decattolicizzazione dell'Italia... e in parte è riuscito in questo intento. Ma, per approfondire questi argomenti, rimandiamo ad ottimi testi che trattano bene questa questione. In particolar modo consigliamo i lavori di storici come Massimo Viglione e Angela Pellicciari.
Vogliamo invece dedicare questa circolare ad una caratteristica del Risorgimento italiano che solitamente è poco conosciuta, ovvero l'influenza di tematiche esoteriche ed occultistiche in coloro che sono stati definiti "padri della patria".
La conoscenza di questa caratteristica è importante da un punto di vista religioso perché ci fornisce un'altra conferma di ciò di cui siamo ampiamente convinti; ovvero che quando ci si allontana dalla vera e ragionevole religiosità si finisce non con l'essere scettici, agnostici o perfino atei... ma irrazionalisti e affascinati dalla magia. Proprio come ebbe a dire il grande Chesterthon: Quando l'uomo cessa di credere in Dio, inizia a credere in tutto.
Ciò ha una spiegazione antropologica e filosofica.
La spiegazione antropologica verte sul fatto che l'uomo ha sempre bisogno di una risposta al mistero della sua vita; per cui, quando si rifiuta di trovare questa risposta all'interno della ragionevole dimensione religiosa, finisce col trovarla all'interno dell'irragionevole dimensione magica.
La spiegazione filosofica verte invece sul fatto che il razionalismo, essendo il tentativo di includere il reale in un'illusoria capacità onnicomprensiva della ragione umana, poggia su una pretesa di rendere l'uomo artefice del reale stesso: esiste solo ciò che la ragione umana può conoscere completamente. Da qui la "simpatia" del razionalismo per la magia, essendo quest'ultima la pretesa di porre l'uomo al di sopra del sacro e del divino e quindi di renderlo fondamento immanente di tutto.
Ma veniamo ai fatti.
Il Risorgimento, per porsi come inizio di una nuova società e di una nuova era, aveva bisogno di una mitologia su cui fondarsi. Bisogno questo non nuovo nel corso della storia. Era già toccato alla Rivoluzione francese. Ancor prima alla Guerra dei Trent'anni, laddove il mito dei Rosa-Croce fu ideato a tavolino per dare alla Lega protestante un fondamento para-religioso. Ebbene, nel Risorgimento la fa da padrone il concetto mitico di segretezza. Segretezza che accomuna tanto la Massoneria, quanto la Carboneria e la stessa Giovine Italia. Tentativo di eludere il controllo poliziesco? Non solo. Le associazioni segrete avevano un proprio rituale, puntigliosamente elaborato e rispettato, che andava ben al di là di esigenze puramente di azione. Il filosofo tedesco Georg Simmel affermava, quasi in contemporanea al Risorgimento italiano, che il segreto era una delle più grandi conquiste dell'umanità. Ed un altro tedesco, Reinhart Koselleck, celebre storico dei concetti, ha sottolineato quanto l'idea di segreto sia servita alla realizzazione della modernità come categoria storica e filosofica. Segreto viene dal latino "secernere", che vuol dire "separare", "distinguere". Da qui l'agire segretamente per una trasformazione radicale, per la realizzazione di qualcosa che sia totalmente nuova, che sia separata e distinta da ciò che la precede. L'agire nel segreto come agire mitico per la costruzione di qualcosa che sia altrettanto mitica.
Ma questo tipo d'irrazionalismo può interessare fino ad un certo punto. Nel Risorgimento vi fu anche un irrazionalismo di carattere individuale.
Quanto spiritismo in Casa Savoia! E quanto spiritismo nella Torino sabauda! Massimo D'Azeglio perderà del suo tempo dietro ai "tavoli ballerini". Cavour stesso si farà protettore di molti spiritisti, fra cui Vincenzo Scarpa, suo celebre collaboratore. Quest'ultimo diventerà direttore di un periodico molto diffuso nella Torino del tempo, dal significativo titolo: "Gli annali dello spiritismo". Incarico prestigioso che non costituì ostacolo, anzi!...per una futura pluridecorazione da parte dello stesso Vittorio Emanuele II.
Per non parlare di Giuseppe Garibaldi. Il Nizzardo, che definiva Pio IX "un metro cubo di letame", che non sopportava la Chiesa cattolica e la gerarchia, che considerava il Cattolicesimo una stupida superstizione, si fece iniziare alla magia "egiziana", diventò "Grande gerofante" massonico e – dulcis in fundo - praticò la medianità nell' isola di Caprera. Nel suo scritto, Sull'arida terra di Caprera, scrisse di esser riuscito a mettersi in contatto con le anime delle piante, e che si stava sforzando di fare lo stesso per le anime delle farfalle...
C'è da perdere la stima un po' di tutti. Giuseppe Mazzini credeva fermamente di essere la reincarnazione di un extraterrestre. Anche lui riteneva che il Cattolicesimo fosse una stupida superstizione per ignoranti; e tutto questo non per un atteggiamento ateistico o scettico, ma per credere nella reincarnazione. Ma che reincarnazione! Egli diceva che non si potessero ricordare le vite precedenti perché ancora non si era giunti a vivere sul pianeta più in alto. Sarà solo allora che, potendo guardare in basso, così come si può fare da un ultimo piano di un palazzo, si potranno ricordare le vite precedenti. Scrisse testualmente: "Il viaggio dall'una all'altra esistenza si fa come intorno ad un'enorme piramide di modo che, pervenuti ad una certa altezza cominciamo a discernere il cammino percorso. Saliti al culmine, poi, lo si vede intero. Qui nella terra siamo in continuazione di viaggio provenienti da altri astri o pianeti. Non ce ne ricordiamo perché siamo ancora troppo in basso. Arrivati più in su, ad altre stelle, ci si scoprirà la spirale corsa e, gettandovi su l'occhio, ricorderemo il passato."
Ma questi due tipi di irrazionalismi si sono uniti per dare origine a quella società post-cristiana per la cui nascita anche – ma non solo - il Risorgimento ha dato il suo triste contributo. Un esempio? Si leggano queste parole che il giornalista-editore Ferdinando Martini scriverà a Giosuè Carducci. Sono parole al di sopra di ogni sospetto. E' un massone che scrive ad un altro massone, un risorgimentale ad un altro risorgimentale. "Dopo il male - scrive il Martini - che noi, tutti noi, caro Giosuè, abbiamo fatto siamo in grado di provvedere ai rimedi? A chi predichiamo noi? Noi, borghesia volterriana, siamo noi che abbiamo fatto i miscredenti; ora alle plebi (...) ritorneremo a parlare di un Dio che ieri abbiamo negato? Non ci presterebbero fede; parlo delle plebi delle città e dei borghi, le quali di un Dio senza chiese, senza riti, senza preti non sanno che farsene. A tutto il male che noi - non tu ed io: noi come ceto - abbiamo fatto per spensierata superbia, le tombe sono troppo scarso compenso. La scuola doveva, nelle chiacchiere dei pedagoghi, sostituire la Chiesa. Bella sostituzione! Te la raccomando! (...)".
Dunque, il Risorgimento - così com'è avvenuto - ha dato un contributo alla sostituzione della tradizione del popolo italiano (radicata nel Cattolicesimo) con valori posticci, insoddisfacenti sul piano esistenziale e fallimentari su quello sociale.
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