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Il 2010 segna il 20 anniversario d'una delle più straordinarie azioni del prof. Plinio Corrêa de Oliveira a livello internazionale: la campagna "Pro Lituania cattolica e libera". Questa ci viene descritta in dettaglio dall'On. Antanas Racas nel volume «Plinio Corrêa de Oliveira. Dieci anni dopo» (San Paolo, Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, 2005).
UN PO' DI STORIA
Alla fine degli anni 1980 al vertice dell'URSS c'era Michail Gorbaciov, che si riempiva la bocca di "glasnost" e di "perestroika", ma che in realtà ne concedeva molto poca, anzi niente. Era appena un prodotto propagandistico di esportazione.
Nel dicembre 1989 cade il muro di Berlino, fomentando aneliti di indipendenza in diversi paesi dell'impero sovietico e, particolarmente, nelle nazioni baltiche. Tre mesi dopo vince le elezioni politiche in Lituania la coalizione di centro-destra Sajudis (Libertà), portando alla presidenza Vytautas Landsbergis. L'11 marzo, il Parlamento proclama l'indipendenza del Paese. Pochi giorni dopo, il Cremlino condanna severamente questa mossa e, in palese contraddizione con la retorica gorbacioviana, ordina l'Armata Rossa di occupare gli edifici pubblici in Lituania, imponendo inoltre un blocco economico totale, che comprendeva il taglio dei rifornimenti di gas e di petrolio.
Il governo lituano si rivolge allora all'Occidente in cerca di riconoscimento diplomatico. Niente! Uno dopo l'altro i Paesi si rifiutano. Pur di non infastidire Gorbaciov, voltano le spalle alla povera Lituana, abbandonandola al suo destino. La Primo ministro, Kazimiera Prunskiene, viene perfino trattata malissimo a Washington dal presidente Bush padre.
APPELLO AL DOTT. PLINIO
In queste circostanze disperate, il Parlamento lituano si rivolge all'Ufficio delle TFP a Washington, chiedendo insistentemente l'appoggio del prof. Plinio Corrêa de Oliveira e delle TFP. Il leader cattolico coglie l'occasione al volo e, il 1 giugno, lancia la TFP brasiliana nella campagna "Pro Lituania cattolica e libera". Si trattava di raccogliere firme in sostegno della sua indipendenza. Una ad una aderiscono le altre TFP ed associazioni affini in tutto il mondo.
In 25 giorni le TFP avevano già ottenuto un milione di firme. Il dott. Plinio invia allora un primo messaggio di solidarietà al presidente Landsbergis: "La Lituania avrà sempre l'appoggio, il rispetto e l'ammirazione delle TFP". Risponde il Ministro degli esteri, Algirdas Saugardas: "Porgiamo i nostri profondi ringraziamenti al prof. Plinio Corrêa de Oliveira, in nome del sig. V. Landsbergis e mio, per il suo appoggio alla nostra lotta per l'indipendenza. Il vostro sostegno è molto opportuno e incoraggiante nella difficile situazione attuale".
Nel frattempo, l'URSS stringe la morsa. Il 7 luglio, il Primo ministro sovietico Nicolai Rizhkov minaccia: "La Lituania deve sottostare strettamente alle legge sovietica".
LA MAGGIORE SOTTOSCRIZIONE DELLA STORIA
Imperterrita, la campagna delle TFP procede a gonfie vele. In 130 giorni raccolgono 5,2 milioni di firme. L'impresa viene registrata nel «Guinness dei Primati» come la maggior sottoscrizione della storia.
Il 2 dicembre, una commissione delle TFP si reca a Vilnius per consegnare il microfilm delle firme al governo lituano. Ospite ufficiale, la commissione viene ricevuta dal presidente e poi onorata in una sessione plenaria del Parlamento. L'8 dicembre la commissione visita i principali santuari mariani del Paese. Il giorno dopo, il Cardinale primate Vincentas Sladkevicius accoglie festosamente la commissione in una solenne funzione religiosa nella cattedrale di Kaunas.
A Mosca, le autorità comuniste non sembrano affatto tranquille... Vladimir Kriutchov, capo del KGB, giunge a minacciare durante un programma di TV: "Non tollereremo l'ingerenza nei nostri affari interni di questi gruppuscoli che, dall'estero, stanno movendo una guerra segreta contro lo Stato sovietico". Da parte sua, il Ministro degli interni si scaglia contro "questo piccolo gruppo di provocatori che viene a seminare lo scompiglio nell'URSS".
"Gruppuscoli", veramente le TFP lo erano, almeno in confronto con la gigantesca macchina dello Stato sovietico. Quanto alla "guerra segreta", si trattava in realtà d'una campagna pacifica e legale svolta sulle vie e nelle piazze dell'Occidente sotto gli occhi di tutti. Riguardo lo "scompiglio nell'URSS", esso sarà molto più profondo di quanto temessero le stesse autorità sovietiche...
Prima di ritornare in Europa, la commissione si trattiene a Mosca pere consegnare una copia della firme all'ufficio di Michail Gorbaciov.
LA VIOLENZA DEL PACIFISTA
Nonostante ciò, Mosca non dà la minima mostra di voler mollare la presa. Anzi, la pressione sul governo lituano diventa sempre più incalzante. Il 12 gennaio 1991, l'Armata Rossa occupa la sede della televisione lituana. Una moltitudine disarmata accorre spontaneamente a difendere questo simbolo della libertà di espressione.
Il 13, Gorbaciov dà l'ordine di caricare. I carri armati cominciano a sparare sulla folla schiacciandola sotto i cingoli. Bilancio: 14 morti e 240 feriti, molti gravi. Poche ore prima, il presidente Landsbergis aveva inviato un messaggio al dott. Plinio: "La Lituania è in grave pericolo, la prego di informare tutte le TFP. (...) La responsabilità del sangue versato ricadrà su Michail Gorbaciov".
Per sfuggire alla stretta militare il governo lituano si trincera nel Parlamento, protetto da masse di giovani col Rosario in mano che cantano inni alla Madonna di Fatima.
Affrontando a mani nudi i carri armati sovietici, nove di loro muoiono eroicamente. Ma Gorbaciov è costretto a indietreggiare. La Lituania era libera!
Poco dopo, un portavoce del governo confiderà ad un inviato delle TFP che, a dare animo al popolo lituano per compiere questi atti di eroismo era stata la campagna lanciata da Plinio Corrêa de Oliveira.
LA FINE DELL'URSS
L'esempio della Lituania si diffonde a macchia d'olio per tutto l'impero sovietico. Una ad una le repubbliche sovietiche cominciano a staccarsi da Mosca, segnando l'inizio del crollo definitivo dell'URSS.
Mesi più tardi, il governo lituano promuove una celebrazione pubblica a San Paolo del Brasile per ringraziare ufficialmente il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, alla quale partecipano duemila persone. Nel corso della celebrazione il salesiano lituano Don Pranas Gavenas fa omaggio al dott. Plinio Corrêa de Oliveira di una "jousta", ovvero una fascia onorifica appositamente portata dalla Lituania. Ecco alcuni brani del suo discorso:
"In nome del popolo lituano, ho portato per Lei, carissimo dottor Plinio, un modesto ricordo, simbolo della nostra eterna gratitudine. Si tratta d'una jousta, portata appositamente dalla mia Patria. È molto semplice. Quanto ci piacerebbe che fosse di ricca seta, ricamata in oro e incastonata di pietre preziose! Questa, però, gli angeli la stanno già preparando per Lei nel Cielo. (…)
"Questa storica vittoria che oggi celebriamo si deve anzitutto alla protezione della Madonna Ausilio dei Cristiani. Ma si deve anche a un uomo di Dio, al quale voltiamo oggi i nostri cuori per dirgli, traboccanti di gratitudine: dottor Plinio grazie, in nome del popolo lituano, mille volte grazie! (…)
"Prima di concludere, è mio dovere dichiarare pubblicamente quanto segue. In un editoriale, il noto giornale The New York Times affermò che i paesi baltici furono i catalizzatori della débacle sovietica. Bisogna registrare che la Lituania fu la prima repubblica sovietica a dichiarare l'indipendenza, nel marzo 1990, dando coraggio alle altre e avviando quindi il processo di dissoluzione dell'URSS.
"Ma non possiamo dimenticare che, quando la Lituania proclamò l'indipendenza, l'Occidente incrociò le braccia, abbandonandola alla sua sorte di fronte all'orso sovietico. Ma Dio è provvido. Sullo sfondo di quell'orizzonte cupo e pesante, un grido di crociata riecheggiò in 23 paesi dei cinque continenti. Il grido era stato lanciato dal dottor Plinio Corrêa de Oliveira e si propagò per tutta la terra, il cui esito fu la maggiore raccolta di firme nella storia. A Mosca, i tiranni comunisti tremarono, perché sapevano che era l'inizio della loro sconfitta!".
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