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Immaginate di diventare, d'un colpo, il manager che dovrà organizzare il prossimo gran premio di Formula Uno a Monza. Fareste mai correre in quella gara, una Ferrari insieme ad una Fiat Punto? Gli enti locali ci regalano qualcosa di simile, quando scrivono i regolamenti di accesso ai nidi comunali, assegnando, in partenza, un vantaggio a figli di ragazzi/padre, ragazze/madri, di genitori separati o divorziati, o anche di genitori separati o divorziati con affidamento congiunto, che in diversi casi si rivela incolmabile per i figli di coppie solide. Dieci o sette punti a Firenze, sei a San Vincenzo (Livorno), cinque a Prato, passaggio blindato (al di là dal punteggio) a Pisa.
Il risultato? Non sono poche le coppie che, per favorire l'ingresso di loro figlio al nido, scoppiano uno o due mesi dopo la nascita del pargolo, le mamme che prendono residenza dalle nonne per dimostrare che con il loro partner è veramente finita, i papà che riconoscono il loro pupo solo dopo tre anni di vita.
È vero, nella compilazione delle graduatorie, i comuni tengono conto, in genere, anche di altri indicatori della effettività necessità di una famiglia di affidarsi al servizio pubblico: il tipo, gli orari, la distanza da casa del lavoro svolto dai genitori, o le loro condizioni economiche; ma non sempre il calcolo del punteggio attribuito a questi indicatori colma il gap iniziale. Emblematico il caso del regolamento per l'accesso ai nidi nel comune di San Giuliano Terme, nell'hinterland di Pisa: sul finire di un documento di 18 pagine ti accorgi che il figlio di genitori separati con affidamento congiunto, ha diritto a 85 punti, mentre, ad esempio, l'avere fratelli o sorelle in età scolare a 1 o al massimo 2 punti in più. «A San Giuliano Terme – commenta amaramente Jessica Hazewinkel, mamma di quattro figli – se lei ha bisogno di mandare il figlio all'asilo, le conviene separarsi, perché altrimenti difficilmente otterrà un posto».
Che il numero dei figli da gestire ogni giorno conti poco è provato anche dalla storia personale di Enzo Pistone, dipendente comunale e di Lea Vanella, una coppia di Carini (Palermo), che ha dato alla luce dieci pargoli: «puntualmente esclusi dalle graduatorie dei nidi, superati da figli di separati, di ragazze madre e di ragazzi padre». Salvo poi accorgersi che quelli avrebbero potuto permettersi un nido privato o una baby-sitter full-time a domicilio: «ogni volta che mi recavo con la mia Cinquecento in ufficio a prendere informazioni, dovevo subire l'umiliazione di vedere chi mi precedeva in graduatoria tornarsene a casa in Mercedes». «Quel che manca, sono i controlli», commenta amaramente Giovanni Sbolci, di Monsummano Terme (Pistoia). «Anche nel nostro comune ai figli di una famiglia monoparentale (cioè di ragazze madri, vedove/i, separate/i e che non ha nessun tipo di collaborazione dell'ex coniuge) è attribuito un punteggio maggiore. In linea di massima il principio può essere giusto, però si presta, come spesso succede, a facili trucchi truffaldini. Infatti diverse madri, all'atto di iscrizione, dichiarano di essere sole, ma poi si presentano al nido con figlio e... convivente». Ma a giocare sulla scelta di alcune coppie, sposate o semplicemente conviventi, di separarsi fittiziamente è anche la possibilità di usufruire – come abbiamo già dimostrato nei numeri precedenti – del servizio nido a prezzi agevolati. Il contributo richiesto ai genitori, infatti, è calcolato sulla base dell'Isee. Ovviamente se i genitori risultano separati, l'Isee sarà presentato da uno solo dei due ex coniugi o conviventi: e a Isee più basso corrisponderà una fascia di contribuzione più bassa. «Salvo poi vedere ragazzi padre (ma anche famiglie) che hanno una dichiarazione Isee bassissima, ma che arrivano al nido con auto fuoristrada...» rincara Giovanni Sbolci. (...)
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