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OMELIA V DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - (Gv 14,1-12)
Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me
da Il settimanale di Padre Pio

San Francesco, quando era alla ricerca della via da percorrere, quando voleva sapere cosa Dio voleva da lui, entrò nella chiesetta di San Damiano e pregò intensamente davanti ad un Crocifisso. Con tutto il suo cuore voleva sapere quella che era la volontà di Dio su di lui e, miracolosamente, Gesù parlò e disse: «Francesco, va', ripara la mia Casa, che, come vedi, va tutta in rovina» (FF 1334). San Francesco pensò che si trattasse della rovina materiale delle mura di quella chiesetta e, con tanta buona volontà, si mise a restaurarle. Poi si mise a restaurare altre due chiese, quella della Porziuncola e quella di San Pietro, nei pressi di Assisi. In seguito, san Francesco comprese che la missione a lui affidata da Dio era diversa, più profonda: era quella di restaurare la Chiesa di cui i cristiani sono le pietre vive. Allora egli non andò più in cerca di pietre materiali, ma si mise a predicare per città e villaggi, alternando periodi di ritiro negli eremi a periodi di intensa attività apostolica. In questo modo, san Francesco ricondusse molti a Cristo, risvegliando in altri il fervore che si era ormai spento. In poche parole, egli ridiede un volto cristiano a una società che si era allontanata dalla retta via.
Questo tema è messo in luce dalla seconda lettura di oggi. San Pietro lo afferma chiaramente: «Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale» (1Pt 2,5). Gesù è la «pietra d'angolo» (1Pt 2,7), ovvero la pietra fondamentale per dare stabilità all'intera costruzione. Questa pietra era stata scartata dai costruttori ed ora è divenuta «sasso d'inciampo, pietra di scandalo» (1Pt 2,8) per tutti quelli che rifiutano il Vangelo. Per essere utilizzati nella costruzione di questo edificio, le pietre devono essere lavorate e ben squadrate. Questo lavoro è iniziato con il Battesimo, per mezzo di esso siamo divenuti pietre vive, e deve continuare durante tutta la nostra vita. Ogni giorno dobbiamo uniformarci a Gesù Cristo, dobbiamo assomigliargli sempre di più. Ogni pietra che non risponde a questi requisiti viene scartata: abbiamo tempo fino al termine della nostra vita.
Accogliendo la Parola di Dio e mettendola in pratica, noi siamo sempre più perfezionati e resi idonei ad essere utilizzati in questa costruzione. È necessaria la predicazione; per questo motivo, nella Chiesa primitiva, furono istituiti di Diaconi, i quali si impegnavano nel servizio della carità, dando così la possibilità agli Apostoli di dedicarsi interamente al servizio della Parola, ovvero alla predicazione, e alla preghiera. Furono scelti sette Diaconi. Gli Apostoli, vista la gran mole di lavoro che gravava sulle loro sole spalle, così dissero alla Comunità: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola» (At 6,1-7). Non è giusto che nella Chiesa vengano sacrificati gli aspetti della preghiera e della predicazione, che sono i più importanti, per una attività che rischia di diventare un "vuoto attivismo". Le parole che abbiamo ascoltate sono particolarmente valide ai nostri giorni, nei quali il valore della vita interiore non è molto compreso e, molto spesso, si apprezza solo l'attività sociale. Senza la preghiera, l'attività caritativa si trasforma in una promozione umana.
Nella Chiesa, la predicazione deve avere un obiettivo principale: quello di indicare al mondo Cristo che è l'unica via che conduce al Padre, è l'unica verità a cui aderire, ed è l'unica vita delle anime nostre. Gesù lo afferma chiaramente, dicendo ai suoi Apostoli: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Seguendo i suoi esempi non possiamo sbagliare strada, giungeremo al posto che Egli, il nostro Salvatore, è andato a prepararci, secondo quanto ci dice nel Vangelo: «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,3). La morale cristiana consiste nel seguire le orme di Gesù, nell'imitarlo, nel comportarci come Lui si è comportato. Osservando la morale cristiana, insegnata infallibilmente dalla Chiesa, noi siamo certi di arrivare alla Vita eterna. Il Signore verrà a prenderci, secondo la sua promessa, e ci condurrà dove è la nostra dimora eterna.
Gesù, inoltre, è l'unica verità a cui credere. Non ci sono diverse verità, come se ciò fosse solo una cosa soggettiva. Gesù dice a ciascuno di noi e a tutti gli uomini del mondo: «credete in me: io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,11). Per essere cristiani non basta comportarsi bene, bisogna pure credere a tutto quello che la Chiesa ci insegna nel suo Magistero.
In questo modo, osservando la morale evangelica e credendo ai dogmi di fede, noi realizzeremo le parole che Gesù disse agli Apostoli: «chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (Gv 14,12). Sembra incredibile, ma Gesù dice chiaramente che faremo opere più grandi di quelle da Lui compiute su questa terra. Ciò si spiega per il fatto che Gesù è andato al Padre, ovvero è stato glorificato, e agisce per mezzo dei cristiani con la potenza della sua divinità. Questo significa che, con l'Ascensione al cielo, Gesù non ha diminuito il potere di operare su questa terra, ma lo ha di molto aumentato.
Prima dell'Ascensione, quando era su questa terra, la sua azione era circoscritta ad un solo popolo, quello Ebraico; ora, per mezzo della Chiesa, Gesù raggiunge e abbraccia il mondo intero. Egli rende partecipe la Chiesa di quelli che sono i suoi poteri, continua ad operare miracoli e, soprattutto, continua a convertire i cuori, servendosi del servizio dei suoi ministri.
Quanto più saremo simili a Gesù, tanto più si realizzeranno le parole che abbiamo udito nel Vangelo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Gesù è una sola cosa con il Padre, in quanto è il Figlio, della stessa sostanza del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. Noi, creati ad immagine e somiglianza di Dio, rifletteremo la sua luce nella misura della nostra bontà. Un pellegrino che si era recato ad Ars per conoscere il parroco di quel paese che era san Giovanni Maria Vianney, dopo averlo incontrato, così esclamò: «Ho visto Dio in un uomo». Il Signore vuole che questo si possa dire anche di noi. Se saremo buoni di cuore, non mediocri ma santi cristiani, compiremo l'opera più bella ed importante: mostreremo Dio al mondo.

 
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 22 maggio 2011)