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STORIE DI ORDINARIA TRANSESSUALITA': SE IL MARITO DIVENTA MOGLIE...
Si sposano in chiesa, poi ''lui'' diventa ''lei'' e il tribunale le divorzia d'ufficio: scommettiamo che ne faranno un film?
di Rino Cammilleri
 

Il caso è il solito caso-limite, così estremo che più estremo non si può. Eccolo qua, per la gioia (si fa per dire) dei lettori della Bussola (non sia mai che proprio noi si "buchi" cotale notizia). Nel 2005 due si sposano a Modena, in chiesa. Poi lui si fa l'operazione e diventa lei. Va all'anagrafe ma non gli vogliono più dare lo stato di famiglia da coniugato. Lei e lei vanno in tribunale e ottengono (contente loro...) soddisfazione. Ma la Corte d'Appello ribalta tutto e le divorzia d'ufficio. Solo che le due non ci stanno e si va in Cassazione. Questo è quanto a tutt'oggi.
Il fatto è che la legge (per ora) prevede che due coniugi siano di sesso diverso. Anzi, lo dice pure la Costituzione. La quale, essendo stata confezionata nel 1948, non poteva certo prevedere l'«evoluzione» sociale del popolo italiano nel Terzo Millennio. Di più: se qualcuno avesse suggerito ai Padri Costituenti un pensiero del genere (genere, non gender), sarebbe stato espulso a pedate dall'Assemblea, con Togliatti e De Gasperi primi calciatori. Dunque, finché anche l'Italia non si accodi alle nazioni più «avanzate» introducendo le nozze gay, nisba.
La vicenda è finita su tutti i media. Per forza: una più grottesca il Caso (quello di Monod), non la poteva escogitare. Saremmo tentati di suggerire alle due signore di fare un sacco di soldi vendendo la loro storia a John Landis (o ai suoi eredi), perché ci cavi un film del filone c.d. «demenziale». Un Blues Sisters in versione trans. Direte che il film The blues brothers era tradizionale perché esaltava una buona azione a favore di un collegio di suore. Ma la nostra storia non si discosta di molto, visto che le due, quando lei era lui, si sono sposati in chiesa.
Ora, c'è da chiedersi se a Modena le parrocchie non usino sottoporre i fidanzati ai corsi prematrimoniali obbligatori. Le nozze, infatti, sono state celebrate nel 2005, l'altroieri. Bisognerebbe intervistare il parroco: scusi, Ella non s'è accorta di niente, prima? Sì, perché la cosa che più colpisce è l'atteggiamento della coniuge rimasta donna. Essa vuol continuare a convivere more (e anche jure) uxorio con uno che è diventato una. E ci tiene tanto da adire ben tre gradi di giudizio. Certo, voi, che siete maligni, penserete che i denari per gli avvocati glieli stia fornendo la lobby gay, al fine di usare la vicenda come grimaldello legislativo. E' noto, infatti, quanto i gay ci tengano a sposarsi in chiesa con tanto di abito bianco e Pippe che reggano lo strascico. Sono rimasti i soli, insieme ai preti.
Resta il fatto che, se vincesse, dovrebbe restare sposata a una donna. Donde tanto accanimento, dunque? La signora era di tendenze omo anche prima? O lo ha scoperto dopo la scoperta del "marito"? Sarebbe ancora più stupefacente. Diano retta: vendano il soggetto. Di registi golosi (in questo senso) è piena Hollywood e anche mezza Italia. Palme d'oro e orsi d'argento assicurati. E, essendo la vicenda di «alto valore culturale», il finanziamento statale è cosa fatta.
Bah, vedremo come andrà a finire. Intanto, ci sentiamo di consigliare i parroci in cura d'anime di leggersi i libri di Joseph Nicolosi e trarne opportune massime da appendere nella stanza dove tengono i corsi per i fidanzati.

 
Fonte: La Bussola Quotidiana, 17-06-2011