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Il Comitato Verità e Vita si è da tempo espresso pubblicamente contro il progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento in discussione in Parlamento.
Abbiamo, insieme a tanti altri, inutilmente tentato di salvare la vita ad Eluana Englaro - fatta morire da chi, autorizzato dai Giudici, la riteneva "già morta" perché in stato di incoscienza - e abbiamo anche tentato di far dichiarare quella condotta meritevole di sanzione.
Fin dall'inizio, ancora nel 2008, il Comitato Verità e Vita ha segnalato come quel progetto di legge non vietava, sotto minaccia di sanzione penale, l'uccisione per fame e sete delle persone in stato di incoscienza. Il testo sulle DAT contiene molti aspetti, alcuni abilmente celati, che lo rendono il "secondo passo" sulla strada della legalizzazione dell'eutanasia di soggetti deboli o "inutili", a prescindere da ogni loro richiesta.
Il Comitato ha espresso le sue valutazioni nell'ampio Manifesto Appello "Contro la Legge sul testamento biologico. Contro ogni eutanasia", pubblicato nel gennaio 2010. Quelle considerazioni restano valide ancora oggi. (...)
Verità e Vita esprime quindi profonda insoddisfazione per l'approvazione del progetto da parte della Camera dei Deputati: sappiamo che, per diventare legge, il progetto dovrà tornare al Senato, ma temiamo che l'indubbio successo politico ottenuto dai promotori del progetto – che hanno prevalso pur in presenza di voto segreto – si ripeta nell'ultimo passaggio parlamentare.
Vogliamo subito rimarcare l'impegno di alcuni deputati che, in buona fede, hanno cercato - anche recependo suggerimenti che provenivano dallo stesso Comitato Verità e Vita - di "migliorare" il testo del progetto in senso favorevole alla difesa della vita. Nonostante queste parziali migliorie, il nostro giudizio oggettivo resta gravemente negativo del testo approvato, ben consapevoli, per di più, che molti di quei "paletti" che sono stati eretti rischiano essere abbattuti o aggirati nell'applicazione della norma.
Non è vietando espressamente l'eutanasia o richiamando le norme del codice penale sull'omicidio che si impediscono condotte di soppressione di innocenti; e nemmeno l'affermazione dell'indisponibilità della vita serve ad impedire l'uccisione di soggetti: sono tutti principi che evaporano se svuotati dall'interno.
Anche dopo le modifiche rese alla Camera resta quella categoria generica – i pazienti in stato di "fine vita" – per i quali sono vietati trattamenti straordinari "non proporzionati": quasi che per i soggetti in stato vegetativo non si debba esagerare nelle terapie, perché "non vale la pena"; ancora i tutori e gli amministratori di sostegno potranno rifiutare terapie salvavita per i loro assistiti, senza che venga stabilita l'espressa inefficacia del loro rifiuto; e così per i genitori dei figli minori; ancora non è stato stabilito il divieto di sospendere, nei confronti dei disabili in stato di incoscienza, la respirazione artificiale, che è sostegno vitale al pari della nutrizione e idratazione; ancora, le dichiarazioni anticipate potranno essere redatte da giovani in piena salute con una firma in calce ad un modulo, senza nessuna consapevolezza di quanto potrà da detti atti derivare.
Sulle DAT, poi, si è assistito ad una curiosa evoluzione: gli emendamenti le hanno rese apparentemente documenti non vincolanti e nemmeno efficaci ("orientamenti") e, per di più, hanno disposto che esse abbiano efficacia solo in casi estremi ("assenza dell'attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale"). Tali modifiche suscitano dubbi sulla utilità delle disposizioni anticipate, poiché qualunque medico tiene già oggi in considerazione, per quanto possibile, i desideri espressi dal paziente prima di cadere in stato di incoscienza. Ma il testo produce egualmente un effetto molto negativo: la possibilità per il dichiarante di "rinunciare ad ogni forma di trattamento terapeutico" ritenuto "di carattere sproporzionato". E' molto probabile che questa "rinuncia" sarà considerata efficace e vincolante per i medici, i quali non potranno attivare terapie salvavita.
Il testo approvato alla Camera fallisce proprio nel suo obiettivo originario: mai più l'uccisione di un'altra Eluana Englaro. Con una normativa così complessa ed equivoca, i Tribunali si riempiranno di cause dirette a forzare i limiti della norma o a sostenere interpretazioni in senso eutanasico. Fin dalla loro creazione negli Stati Uniti negli anni '60 del secolo scorso, i "living will" – che fossero vincolanti o meno – avevano sempre facilitato l'uccisione di persone che non li avevano nemmeno firmati.
La legge sulle DAT presenta molte analogie con la legge 40 del 2004 sulla fecondazione artificiale, che venne presentata all'opinione pubblica come un successo dei cattolici, e fu poi smantellata pezzo su pezzo dagli interventi della magistratura. Un disastro sotto il profilo educativo, culturale e giuridico. Sarebbe un vero peccato ripetere di nuovo gli stessi errori.
Per queste ragioni, Verità e Vita continuerà a proclamare l'iniquità della legalizzazione delle DAT, auspicando che una legge simile non venga definitivamente approvata dal Senato.
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