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NOI PECCATORI CON L'ORGOGLIO DI ESSERE CATTOLICI
Questa Chiesa la difendiamo con le unghie e coi denti, orgogliosi di esserne parte, perché nella nostra battaglia contro il male sta con noi
di Costanza Miriano
 

A volte lo Spirito Santo arriva con rombo di tuono, a volte ci sussurra piccole rivelazioni tra le pieghe di gesti insignificanti, ripetendole anche più volte per quelli (quelle) particolarmente lenti di comprendonio. Nell'attesa della Pentecoste di domenica prossima, ieri mattina secondo me lo Spirito ha tentato per l'ennesima volta di spiegarmi una cosa, mentre bevevo il mio latte con la pelle (la panna che si raggruma sul latte intero scaldato, secondo mio figlio Bernardo).
Ieri era domenica: il giorno critico, la cartina tornasole delle famiglie (come peraltro le vacanze). Durante la settimana sono pochi i margini di manovra, i tempi dei quali si può decidere la destinazione. Non so voi, ma i tempi della nostra famiglia li decide un team di esperti del Pentagono, e in certe giornate l'unica cosa che posso decidere è se grattarmi il naso o no. E' vero, sono una professionista del "tanto che vado" e del "se mi avanza un minutino", la regina dell'incastro, ma insomma si tratta di particolari.
Nei giorni in cui non si lavora e i figli non hanno impegni, invece, si può scegliere molto di più.
La mia giornata ideale includerebbe sicuramente l'amica di fuori che passa da Roma, quella del cuore da invitare a cena, gli amici preferiti di ciascuno dei quattro figli, e poi ovviamente la messa, una bella corsa, un po' di tempo per pregare, un po' per leggere, un po' per telefonare. Tanti amici, sì, ma un po' stile Vodafone – tutto intorno a me. Insomma, se mollo un po' la guardia io ci metto un attimo a nominarmi il capo del mondo, e a rendermi definitivamente insopportabile a mio marito, che quanto al desiderio di convivialità è leggermente diverso da me: proferisce il minimo quantitativo di parole necessario e preferisce comunicare a scarni gesti, se proprio deve dire qualcosa.
La sottomissione vuol dire fare spazio, accogliere lo stile e i desideri e i tempi degli altri membri della famiglia. L'effetto finale è che – dopo un grande, ineffabile, faticosissimo sforzo di sottomissione – divento una specie di persona frequentabile per il mio consorte. E alla fine del lungo, sofferto percorso mi potrebbe anche capitare di ammettere che forse, incredibilmente, inaspettatamente, potrei persino non avere ragione io quando la penso diversamente da mio marito.
Il fatto è questo, è che in noi agisce il peccato originale. Tradotto, siamo un groviglio di contraddizioni, di difetti, egoismo e mistero. Un mistero anche a noi stessi. A chi non è capitato di fare qualcosa che da se stesso non si sarebbe mai aspettato? Chi non ha fatto madornali errori di valutazione sulla propria vita?
Se fossimo naturalmente inclini al bene non ci sarebbe bisogno di sottomissione. Ma quella tra il bene e il male invece è una lotta, ed è prima di tutto dentro di noi.
E' per questo che Gesù ieri, nella festa dell'Ascensione, ci ha detto che sarà con noi tutti i giorni, fino alla fine del tempo. Perché ne abbiamo bisogno, perché senza di Lui nessuno di noi combina niente di buono.
L'Ascensione è uno stile di vita, qualcosa che ci costringe ad alzare continuamente lo sguardo, a dare un respiro di eterno a quello che facciamo. Ascendendo, Gesù va a sedere alla destra del Padre, al di sopra di ogni Principato e Potenza, di ogni Forza e Dominazione – come dice la mia amata lettera agli Efesini. E la Chiesa è il suo corpo, la Chiesa è "la pienezza di colui che è il compimento di tutte le cose".
Per questo, sgarrupata, malandata, difettosa e tutto quello che di male possiamo dire o immaginare, questa Chiesa la teniamo e la difendiamo con le unghie e coi denti, orgogliosi di esserne parte. Perché la Chiesa nella nostra battaglia contro il male sta con noi.
Figuriamoci poi se non stiamo dalla parte del Papa quando dice che fare figli è segno di apertura al futuro, che la convivenza non prepara al matrimonio, che le coppie di fatto non sono famiglie. Ma soprattutto che troppo spesso si confonde e si riduce l'amore a pulsione sentimentale.
Adesso, io confido nella Pentecoste. Forse un pieno di Spirito Santo potrà illuminarmi, toccarmi con la sua luce abbagliante e aprire la mia mente. Così vedrò la luce e potrò capire, penetrare uno dei più grandi misteri dell'era contemporanea. Che è il seguente: ma che cacchio gliene frega a quelli dell'Arci gay, del Gay pride, delle famiglie arcobaleno, di quello che dice il Papa? Che hanno da protestare? Com'è che si sentono insultati? Forse che lo ascoltano mai? Me li immagino proprio a compulsare nervosamente le encicliche, chiedendo lumi su cosa fare alle parole del Papa...
Diciamo la verità, se ne sbattono sempre altamente di quello che dice il Papa, e sono liberi di farlo. Ma lui, invece, ha il dovere di dire da che parte sta la Verità, cioè la vera felicità. E se non sarà l'idolo dell'Europride, se non sfilerà a Roma a fianco di Lady Gaga, secondo me a occhio e croce se ne farà una ragione.

 
Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 06/06/2011