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I delegati del Sinodo Valdese che si conclude venerdì 26 agosto a Torre Pellice hanno avuto una sorpresa. Aprendo il settimanale cattolico di Pinerolo, molto letto nelle valli valdesi, L'Eco del Chisone, si sono trovati un annuncio a pagamento dove un gruppo di valdesi, sostenuti da altri protestanti, contestano l'atteggiamento dei loro vertici in tema di benedizione alle coppie omosessuali. Una noticina finale informa che il settimanale Riforma, organo semiufficiale dei protestanti italiani, ha rifiutato di pubblicare l'annuncio. È paradossale che un giornale protestante rifiuti di dare spazio a chi - in conformità all'etimologia stessa del nome dei protestanti - «protesta», e che ci si debba rivolgere a una pubblicazione cattolica. Sarebbe come se a Martin Lutero (1483-1497) per affiggere le sue tesi venisse rifiutato il portale della cattedrale di Wittenberg, e il famoso foglio con le tesi trovasse invece ospitalità in San Pietro a Roma.
Tanto più che il dissenso - che ha trovato un punto di coagulo nel sito valdesi.eu, tra i cui sostenitori c'è il senatore valdese del PDL Lucio Malan - è diffuso: non solo nel mondo valdese, ma tra le comunità etniche d'immigrati che pregano nelle chiese valdesi e tra i protestanti di altre denominazioni, anche se ufficialmente alcune autorità di Torre Pellice minimizzano e attribuiscono le critiche ai soli pentecostali. Di che si tratta? Nell'aprile 2010 il pastore Alessandro Esposito di Trapani benedice l'unione fra due donne omosessuali tedesche - tra l'altro, neppure valdesi, giacché si tratta di una pastora luterana e della sua compagna - e ne nasce una polemica. Scende in campo la pastora Letizia Tomassone, che afferma di avere già celebrato più volte analoghe benedizioni. Alcuni contestano: ne nasce un appello al Sinodo previsto per l'agosto 2010, dove si segnala anche che gli stessi pastori favorevoli alla benedizione delle unioni omosessuali talora si allontanano pesantemente dalla teologia valdese tradizionale, negando addirittura la divinità di Gesù Cristo. Alcuni degli stessi dissidenti lamentano lo schieramento politico a senso unico della dirigenza valdese con la Sinistra, mentre altri protestanti sono perplessi sullo schieramento entusiasta degli stessi dirigenti in favore di un testamento biologico che preveda la possibilità di rinunciare all'alimentazione e all'idratazione.
Il Sinodo del 2010 sulle unioni omosessuali lascia alle singole comunità libertà di scelta, ma mostra chiaramente simpatia per chi ha benedetto le coppie gay, affidando alla pastora Tomassone nella sua Facoltà di Teologia una cattedra che è intitolata - un certo gergo progressista è più o meno uguale in tutte le comunità cristiane - «Teologia pastorale ed esercizio dei ministeri nella chiesa, con particolare enfasi sulla problematica di generi e ministeri e prassi pastorale e tematiche di genere». Si moltiplicano anche gli attacchi al sito valdesi.eu, accusato di servirsi di Internet per creare una sorta di gerarchia parallela a quella ufficiale di Torre Pellice.
Il 26 giugno 2011, con notevole copertura mediatica nazionale, un esponente valdese di spicco, il pastore Giuseppe Platone, benedice a Milano l'unione di due omosessuali, il valdese Guido e il battista Ciro. Platone è poi nominato presidente del Sinodo del 2011, che per la prima volta da secoli si svolge a porte chiuse. La questione della benedizione di unioni di fatto non omosessuali è rinviata, con soddisfazione di alcuni dei dissidenti. Ma sulle coppie omosessuali non c'è nessun passo indietro. Anzi, continuano gli attacchi a chi protesta dopo che la moderatrice delle comunità valdesi e metodiste italiane, la pastora Maria Bonafede, ha spiegato a Riforma che per lei «questa accoglienza [delle coppie omosessuali attraverso la benedizione] piena, senza remore e incertezze è biblica al cento per cento: di questo sono pienamente convinta, perché Gesù ha cercato, trovato e accolto chi era escluso, bandito e giudicato dalle forme religiose del suo tempo e dalla società, ha pranzato con coloro che erano reputati pubblici peccatori e peccatrici, ha incontrato, ascoltato gli uomini e le donne che nessuno voleva ascoltare, nemmeno i suoi discepoli e che tutti giudicavano».
Che un quotidiano cattolico dia spazio a un problema interno dei valdesi potrebbe sembrare un'indebita interferenza nei fatti di casa altrui. Ma in realtà il problema è di tutti, e ha una duplice dimensione, teologica e sociologica. Per il cattolico fedele al Magistero il problema non si pone e la pastora Bonafede ha senz'altro torto: qualunque riconoscimento pubblico, da parte dello Stato o della Chiesa, delle unioni omosessuali è illegittimo e contrario - come ha ribadito tante volte Benedetto XVI - sia all'insegnamento di Gesù Cristo sia al diritto naturale. Per chi s'interessa agli scenari sociologici del cristianesimo contemporaneo c'è però anche un altro commento da fare. Dovunque nelle comunità cristiane s'impongono lobby favorevoli alle unioni - e dopo qualche esitazione ai "matrimoni" - omosessuali si scatena l'applauso dei media laicisti, ma si scatena anche il dissenso dei comuni fedeli, molti dei quali protestano e se ne vanno. È quanto succede in modo massiccio e clamoroso nella Comunione Anglicana, in tante altre comunità protestanti e anche in qualche gruppuscolo del dissenso cattolico. I valdesi sono tenuti insieme da una storia comune, spesso tragica, che rende da sempre chi dissente riluttante allo scisma. Ma c'è un limite oltre il quale anche la storia comune non basta.
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