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LE CONTRADDIZIONI DEL FILM AVATAR
Togliamo gli occhialini dell'ideologia ambientalista
di Massimo Losito
 

C’era da aspettarselo. L’ideologia che trapela dal film Avatar sta diventando uno strumento per frenare lo sviluppo del Brasile. Il regista James Cameron è volato nel cuore della foresta amazzonica, a Volta Grande Do Xingu, si è mescolato tra gli indigeni i quale lo hanno salutato come un eroe, con danze e riti propiziatori. Una donna ha dipinto il volto di Cameron come fosse un guerriero.
Ma quali sono i meriti di Cameron? “L’impegno a cercare di fermare la costruzione della diga di Belo Monte”, che sarà il secondo impianto idroelettrico più grande del Brasile.
La diga, fortemente voluta dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, sarà la terza più grande del mondo dopo quella delle Tre Gole in Cina e quella di Itaipu, al confine tra Brasile e Paraguay. Avrà una capacità di 11.233 megawatt, e produrrà energia elettrica per 26 milioni di brasiliani.
Cameron vuole trasformare gli indios in seguaci di Pandora del film Avatar. Ma la realtà è diversa dalla fiction cinematografica e sono sempre di più coloro che accusano il regista di diffondere una ideologia “ecoimperialista”, che utilizza cioè argomentazioni ecologiste per impedire lo sviluppo dei paesi emergenti.
Interessante a questo proposito il commento di un lettore dell’Ottimista in merito ad Avatar:
Caro Direttore,
le scrivo per dirle che condivido pienamente il commento del vostro bel giornale al film Avatar.
Una tecnologia fantastica (innegabile) e mai vista non basta a reggere una - ahimè - lunghissima storia già vista (personaggi, ambientazioni e idee ricordano innumerevoli altre pellicole - da Matrix a Pocahontas - e attingono dal mondo dei videogames).
Perfino i miei figli quasi adolescenti hanno trovano noiosa la proposta della deep ecology sottesa al film e non si sono fatti catturare dalle maglie della rete biosferica. Inoltre, superato il primo momento di fascino che affonda le sue radici nel romanticismo e nel naturalismo egotistico, l'ecocentrismo pandoriano e cameronesco si rivela in tutta la sua irrealizzabilità pratica, quando anche l'aitante indigeno azzurro è costretto ad uccidere l'animale che, incurante dell'armonia globale quando si tratta di pappa, lo minaccia tridimensionalmente (sia pure accompagnandone il trapasso con doverosa preghierina alla Gaia locale, naturalmente...).
Per finire pongo l'accento su due paradossi.
Il primo, insito nella storia: gli esseri umani sono così evoluti da viaggiare nelle galassie, costruire enormi basi spaziali, progettare e clonare avatar a piacimento, e poi dipendono, in tutto e per tutto, da un ridicolo pezzo di carbone fluttuante come unica fonte di energia? Un'idea veramente preistorica, degna di un Na' vi.
L'altro paradosso: il regista per raccontarci una storia, in cui tutto e solo ciò che è primitivo e naturale è buono e ciò che è umano e tecnologico è cattivo, ha dovuto aspettare anni… perché non aveva la tecnologia adatta!
La saluto, con stima e cordialità tridimensionale.

 
Fonte: L'Ottimista, 28 Aprile 2010