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Siamo ogni giorno tra i due e i tremila contatti, qualche volta persino di più. Ho calcolato che se mettiamo un centesimo per uno glielo compriamo un bel catechismo per i fanciulli, a quelli di Repubblica. Basta la riduzione della Cei, quelle tipo Lasciate che i bambini vengano a me. Qualche piccolo rudimento per la prima comunione, con le figure, a colori. Barbara Spinelli secondo me potrebbe trarne gran giovamento. Anche Eugenio Scalfari, peraltro. Un po' tutti. Dalle omelie del sedicente cattolico Vito Mancuso ormai non è che si ricavino più grandi spunti. Tra parentesi: se si sedicesse ateo chi se lo filerebbe? Fa i suoi miniscandalini solo perché si etichetta cattolico, ma uno che non crede alla risurrezione del corpo come fatto storico avvenuto e come destino ultimo nostro, io non saprei come chiamarlo. Un timido occhialuto signore che ha inventato una nuova religione. Come dice San Paolo "se Cristo non è risorto è vana la nostra fede". Più coloritamente il mio parroco traduceva "e sennò io che sto a fa' di qui? Il bucciotto?"
Comunque, torniamo alla nostra colletta. Da una semplice, agile edizione del catechismo dei fanciulli i colleghi di Repubblica potrebbero apprendere tante utili notiziole che sembrano sfuggire loro. Tipo che se la Chiesa scomunicasse i peccatori saremmo tutti fuori. Tipo che noi abbiamo bisogno di Cristo proprio perché siamo peccatori, e il peccato la Chiesa lo indica con forza, ma i peccatori li abbraccia con amore.
Ogni giorno da quel giornale sfoderano opinioni completamente strampalate sulla condotta che il Papa dovrebbe seguire. Abbiamo capito che non credono, né vedono in lui il dolce Cristo in terra. Legittimo. Allora: che vogliono da lui? Io non mi sognerei mai minimamente di esprimere opinioni sul discorso di un rabbino capo, o del Dalai Lama. Non so niente della loro fede e non mi interessa sapere (cioè, sarebbe anche bello, ma prima devo colmare quelle sei o settecento voragini culturali che vengono avanti nella mia personale graduatoria). Per me possono dire quello che vogliono, io tanto non li ascolto.
Ma quelli di Rep non trovano niente di più interessante di cui occuparsi? Perché non danno l'ampio spazio che meritano anche nella versione cartacea alle ginocchia cellulitiche di Elle Mac Pherson (precedentemente nota come The body, e son soddisfazioni) o alla dieta post parto di Posh Spice? Perché invece un ventaglio di questi servizi non manca mai nella versione online, ottima arricchente lettura durante la pausa panino (in quale altro modo potrei sapere che il sedere di Kim Kardashian è tutto vero?).
Ma che gliene frega di quello che dice il Papa? (Salvo aprire la prima pagina con la prolusione di Bagnasco, improvvisamente diventato un faro di pensiero). Basta non leggere, cambiare canale quando compare quel mite signore dai capelli bianchi.
E non ritiriamo fuori la ridicola storia delle ingerenze della Chiesa nella vita pubblica. Siamo un piccolo, piccolissimo gregge. E di questo piccolo gregge quelli che veramente si fanno mettere in crisi dalle posizioni del Papa su qualsivoglia argomento sono ancora meno. Non ce la vedo proprio la Spinelli che prima di decidere qualcosa sfoglia ansiosa i documenti della Chiesa, cercando con l'indice tremante una parola decisiva del Pontefice sulla sua esistenza.
E' talmente chiaro che l'autorità del soglio pontificio viene tirata in ballo solo quando serve a qualche altro gioco di equilibri, mai e poi mai con la sincera volontà di ascoltare.
Io mai mi permetterei di dire a Scalfari cosa deve scrivere. Semplicemente evito di comprare, con enorme soddisfazione, il suo giornale (pur con rammarico per certe buone penne dello sport, come Gianni Clerici ed Emanuela Audisio).
Se a questo punto qualcuno ritira fuori la storia dell'Ici mi infliggo una morte lenta e dolorosa – fissare per giorni e giorni un enorme salame senza poterlo mangiare – pur di non sentire più niente del genere.
Dire che il Papa dovrebbe scomunicare Berlusconi perché avrebbe fatto (io sono una giornalista scarsa ma onesta, e quando serve lo uso, il condizionale) dei festini a luci rosse è una tale castroneria, aiutatemi a dire castroneria, che non trovo neanche le parole (soprattutto non volendo sfruttare il bonus della parolaccia annuale che mi hanno concesso i figli).
Lungi da me l'intenzione di difendere quella condotta: ho scritto un libro in difesa del matrimonio, figuriamoci. Noi cristiani sappiamo benissimo dove è il giusto, ma sappiamo altrettanto bene che non riusciamo a farlo. A questo è servito il sacrificio dell'Agnello che si è preso su di sé tutti i nostri peccati.
I non credenti invece hanno bisogno di pensare di poter essere buoni da soli, di essere autosufficienti e autodeterminabili in tutte le condotte. E a proposito di autodeterminazione, che adesso a bacchettare festini con prostitute sia il giornale alfiere dell'aborto, della Ru 486, dell'eutanasia, della diagnosi preimpianto, e che proprio quello chieda una scomunica per qualcuno è esilarante fino alle lacrime.
Io personalmente so benissimo che se qualcuno mi viene a fare le pulci le trova, e tante. Però so anche che la Chiesa non permette niente ma perdona tutto. Il mondo invece permette tutto ma non perdona niente (non è mia). La misericordia non è una logica di questo mondo.
Infine, dopo la colletta per il catechismo, invito a pregare per Umberto Eco, perché finalmente abbia i due o tre premi Nobel che si merita, i sette o otto Pulitzer, i quindici Oscar, le trentadue medaglie olimpiche. Se a lui quel genio di Ratzinger sembra un ragazzo della scuola dell'obbligo non posso immaginare che tripudio di nerboruti neuroni abbia in circolazione. Preghiamo quindi perché abbia i riconoscimenti che merita. Non preghiamo per la sua conversione, invece. Perché dire che Eco non crede in Dio non è esatto. Vede in Lui delle potenzialità. Pensa che possa migliorare.
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