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C'è stato un periodo in cui, con rigorosa e millimetrica precisione mio marito in corrispondenza di emergenze pediatriche, spettacolini scolastici e miei inderogabili impegni di lavoro veniva mandato in trasferta. Il chilometraggio di distanza era ovviamente commisurato ai gradi di febbre, e sopra i 38 e 7 veniva spedito in Nicaragua, in Brasile, in Malesia; in fantasiose località delle quali, quando andrò in pensione e avrò finalmente tempo di aprire un atlante, scoprirò l'esatta ubicazione sul globo terracqueo.
Quando lo chiamavo – c'era uno scarafaggio, non trovavo l'interruttore della corrente, a un figlio si era perforato un timpano – lui stava sempre andando da qualche parte, aggirandosi a caso per le strade di città mai sentite nominare. Ma come fai? – gli chiedevo io, che ogni tanto mi spostano i monumenti, a Roma, e almeno una volta alla settimana finisco dove non dovevo andare (ma c'è sempre qualcosa di istruttivo in questa bella città, e poi basta chiedere indicazioni con aria leggermente spaesata che qualcuno si prodiga per aiutarti, anche se mi danno indicazioni sempre in inglese). "Semplice, – mi rispose lui una volta, eravamo nell'era preistorica antecedente all'avvento dei navigatori satellitari – il mio collega mi ha insegnato come si fa: quando non sai dove andare, vai dritto."
La regola d'oro mi è tornata in mente qualche giorno fa parlando con una ragazza che mi chiedeva un consiglio: vorrebbe cambiare lavoro, forse ha trovato la sua vera vocazione, col suo ragazzo non è più tanto convinta di continuare, e quanto ai figli fino a che le cose non si sistemano non ci si pensa proprio.
Io non so esattamente cosa abbia potuto indurre in qualcuno l'idea che io sia in grado di dispensare consigli, comunque visto che a volte capita che me ne chiedano, ci provo con tutto il cuore. Ascolto, mi immedesimo, se c'è tempo ci prego, poi cerco di rispondere decentemente. Il più delle volte però non è che mi venga molto di meglio che adottare il consiglio del collega di mio marito: "quando non sai dove andare, vai dritto".
Il fatto è che il brodo culturale nel quale siamo cresciuti ci induce a pensare che davanti a noi, per sempre, all'infinito, ci saranno sempre dei bivi. Nessuna scelta è definitiva, nessuna ci preclude niente del tutto, sembra il messaggio. Potrò sempre trovare il lavoro che mi realizza, potrò sempre incontrare una persona più giusta per me.
E' un'enorme bufala.
Non è vero che ci sarà sempre un bivio, non è vero che le strade saranno tutte aperte. Le nostre scelte ci determinano, noi siamo il prodotto dei sì e dei no che abbiamo detto negli anni, e i sì e i no non sono mai neutri. Hanno conseguenze precise e non c'è il tasto per tornare indietro e rifare.
Io per esempio ho incrociato il cammino di alcune persone che forse, chissà, da un punto di vista umano avevano fatto scelte sbagliate, e che pure sono rimaste fedeli a quelle scelte, e solo per la loro fedeltà, per quel rimanere al loro posto, hanno portato frutto. I giudizi di Dio non sono i nostri giudizi, e se tutto concorre al bene per coloro che lo amano, a volte il rimanere al proprio posto di combattimento rende una vita feconda, anche se in modo diverso da quello che avevamo immaginato. Come diceva don Giussani, tu ti puoi anche sbagliare, ma Dio non si sbaglia. Quelli che a te possono sembrare errori, rendono invece la tua vita feconda per il solo fatto che stai lì al tuo posto, a volte anche al tuo lavoro che non ami, con quella moglie che ti ha deluso, vicino a quell'amico che non ti dà l'appoggio che speravi. [...]
Ci sarebbe poi da dire della strampalata idea dell'amore che dilaga da tutti gli schermi piccoli e grandi, dai giornali, dalla maggior parte dei libri, un'idea emotiva e superficiale e poco impegnativa, che prescinde dal lavoro e dalla dedizione, dalla scelta definitiva di una persona pacchetto completo (capito, caro? È tutto incluso nel prezzo, anche quelle belle conversazioni sul potere drenante dei cibi nelle quali ti coinvolgo).
Ci sarebbe, ma se rilascio un altro parere su qualcosa svengo: ho fatto due presentazioni, un incontro e un'intervista in quarantotto ore. Posso solo consigliare a chi sta al bivio di prendersi il nostro stesso navigatore satellitare. Punta sempre dritto verso il cielo. Non è utilissimo in caso di importanti appuntamenti di lavoro, ma la destinazione finale la indica sempre. A volte, quando vuoi cambiare strada è pure un po' molesto, ma al limite si può anche spegnere.
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