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«Non è che cambio idea se mi chiama Bersani...». Diego Guerrini, sindaco Pd di Gubbio, mantiene il punto e chiede «rispetto per la decisione del Consiglio comunale » di abolire il locale registro delle coppie di fatto.
Come il bambino della famosa favola, il Comune di Gubbio ha avuto il coraggio per primo di dire che il 're è nudo', cioè che quel registro non ha alcuna valenza giuridica, potrebbe essere definito anticostituzionale e rischia, se male utilizzato, di essere persino discriminatorio nei confronti delle coppie sposate. Ma, soprattutto, è inutile. Tanto è vero che a Gubbio, pur esistendo da 10 anni, aveva ricevuto l'iscrizione di una sola coppia su 33mila abitanti. E – come sottolinea il consigliere Pdl Luigi Girlanda, che ha presentato la mozione di abolizione poi votata – «conteneva nel dispositivo di approvazione uno 'sfregio' alla Costituzione, sostenendo che 'l'articolo 29 limita la libertà delle persone'». Ma tant'è. La votazione del Consiglio comunale ha scatenato gli alti lai di Arcigay e di alcuni politici di sinistra, che chiedono conto al Pd della decisione. Il presidente di Arci-gay, Paolo Patané, ci va giù duro: il voto democratico del consiglio comunale diventa «un gesto vergognoso» e peggio i «continui tentennamenti del Partito democratico su una questione nodale che coinvolge la dignità e i diritti di cittadini e famiglie composte da persone gay, lesbiche e trans». Per Patané il Pd «deve chiarire qual è la sua linea. E se c'è, il partito la faccia rispettare a tutti i suoi amministratori. Altrimenti scattino sanzioni». Serve un atto d'imperio, insomma, per i 'difensori' di tutte le scelte (tranne quelle d'opinione, evidentemente). Anche la deputata Pd Paola Concia è critica e chiede al presidente del Partito Rosy Bindi di intervenire. Di decisione «scioccante», infine, parla Franco Grillini (Idv), sollecitando una presa di posizione del Pd.
«A tutti – risponde il sindaco Guerrini – chiedo il rispetto della libera e autonoma discussione e votazione del Consiglio comunale di Gubbio su un tema che non può, per chi si definisce laico e democratico, essere considerato oggetto di vincolo partitico o di coalizione. Da quando è stato istituito nessuno ha più parlato del registro e nessun effetto culturale ha prodotto. Se questo voto di ieri potrà servire a riaprire un dibattito serio, a riconoscere con le leggi dello Stato i diritti civili, sarei il primo a proporre un regolamento applicativo di una legge della Repubblica». Il sindaco infatti si dichiara in sostanza a favore di una legge con cui «il Parlamento trovi la forza e il consenso per riconoscere diritti reciproci a persone che vivono la loro vita insieme al di fuori dei vincoli matrimoniali». Ma riserva la stoccata finale al Pd: «Spero che un partito libero, democratico, laico possa essere realmente tale rispettando anche coloro che in coerenza coi valori della laicità delle istituzioni sono portatori di cultura e scelte semplicemente amministrative che non possono invece essere considerate come lesa maestà». Chissà, magari Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris potrebbero rifletterci.
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