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Sit-in e fervorini in tutta Europa contro le leggi "liberticide" ungheresi. Ma quando la Polonia nega l'accesso al digitale terreste all'unica tv cattolica del paese, nessuno fiata. Chissà perché. Retroscena di una campagna molto ideologica.
Ha ragione la Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti italiani, hanno ragione il Corriere della Sera e Repubblica: la libertà di informazione è in pericolo nell'Europa dell'Est. Dunque anche noi andremo a manifestare il nostro civile dissenso ai cancelli dell'ambasciata ungherese, come i nostri colleghi fecero con un sit-in l'11 gennaio scorso? Non proprio, perché l'ambasciata giusta da piantonare non è quella dell'Ungheria, ma quella polacca.
Mentre infatti la controversa legge sui media approvata dal governo Orbán non ha fino a questo momento causato danni quantificabili, a Varsavia hanno appena varato un circostanziato provvedimento liberticida: Tv Trwam, seguitissima televisione cattolica (l'unica in tutto il paese), è stata esclusa dall'assegnazione delle frequenze della piattaforma digitale terrestre, che in Polonia comincerà a trasmettere nel 2013.
Il 19 dicembre scorso l'Ufficio della comunicazione elettronica, d'intesa col Krrit (il Consiglio nazionale della radio e della televisione polacca, l'equivalente dell'Agcom italiana), ha assegnato le quattro frequenze in palio in base a criteri duramente contestati dalle società escluse (in tutto quattro).
L'11 gennaio la Fondazione Lux Veritatis, proprietaria di Tv Trwam, ha fatto ricorso contro il provvedimento al tribunale amministrativo di Varsavia. Il 18 gennaio sette eurodeputati di due partiti polacchi di centrodestra hanno rivolto un'interpellanza alla Commissione europea nella quale si chiede «cosa pensa la Commissione del fatto che operatori della comunicazione siano discriminati perché sono cattolici».
Il 30 gennaio il leader del partito Diritto e Giustizia (Pis), l'ex primo ministro Jaroslaw Kaczynski, ha presentato una mozione da votare in parlamento per citare davanti al tribunale di Stato (l'equivalente del tribunale dei ministri italiano) i membri del Krrit. Visto il precedente ungherese, chissà come si sarà scatenata la stampa italiana sull'argomento, penserete voi… Mmm no, non è andata così. Anzi, su Repubblica la faccenda l'hanno presentata in questo modo: "Niente frequenze nel digitale: la Polonia dei liberal sfida gli integralisti polacchi".
E nell'articolo di Andrea Tarquini si legge: «La decisione, presa dal Consiglio nazionale per radio e tv, è motivata da rigorosi criteri giuridici uguali per tutti: la tv integralista non è ritenuta di pubblica utilità, e raccoglie pubblicità più che a sufficienza per autofinanziarsi, a volte con criteri giudicati dubbi dai media. (…) Tv Trwam potrà trasmettere via satellite e riscuotere un abbonamento, tanto ha pubblicità a iosa».
Non che denunciare una discriminazione, Repubblica si cala nei panni dell'avvocato d'ufficio delle autorità polacche ed evidenzia i «rigorosi criteri giuridici uguali per tutti» alla base della decisione e il fatto che la tv sarebbe talmente ricca da non avere bisogno del digitale gratuito.
Peccato che il Krrit abbia fornito una spiegazione della bocciatura esattamente opposta a quella a cui allude Tarquini: «Il Consiglio della radio e della televisione ha dubitato che la tv, rappresentata dalla Fondazione Lux Veritatis come sostenitore finanziario, disponesse dei mezzi finanziari per compiere il balzo nell'era digitale», si legge in un articolo, sostanzialmente ostile alla tv cattolica polacca, dell'insospettabile Deutsche Presse-Agentur.
Argomento confermato nell'interrogazione degli eurodeputati polacchi, primo firmatario Miroslaw Piotrowski, là dove si spiega che «un membro del Krrit ha dichiarato che assegnare una licenza digitale a Tv Trwam non sarebbe stato finanziariamente conveniente per la piattaforma in questione». Ribadisce il concetto padre Zdzislaw Klafka, ex provinciale dei redentoristi polacchi, incaricato dei rapporti fra Tv Trwam e Radio Vaticana: «La richiesta della Fondazione Lux Veritatis è stata giudicata positivamente riguardo alle esigenze del programma e alle possibilità tecniche. Il Krrit ha deciso, però, che i presupposti finanziari presentati dalla Fondazione non garantiscono la realizzazione del progetto».
Insomma, la tv è stata bocciata perché sarebbe povera, e non perché è ricca. Come spiega Marcin Przeciszewski, caporedattore dell'agenzia di stampa cattolica ufficiale Kai, «il Consiglio ha deciso che la documentazione della Fondazione non offre garanzie finanziarie sufficienti: il costo stimato dell'emissione dalla piattaforma digitale è 10 milioni di zloty all'anno.
Allora la Fondazione ha presentato un documento che spiegava che la congregazione dei redentoristi, dai quali è nata la tv, può farsi garante dei costi, ma per il Consiglio quella documentazione è insufficiente e tardiva». «La Fondazione può chiedere e ottenere prestiti dalla congregazione, c'è scritto nello statuto. Anche perché tutti i suoi membri sono padri redentoristi», spiega padre Klafka. «Ma loro non ne hanno voluto sapere».
Però, come si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La scusa dell'inadeguatezza finanziaria della tv dei redentoristi – per anni descritti dai media ostili come una potenza economica – non poteva reggere. Lux Veritatis e le altre imprese escluse dall'assegnazione delle frequenze hanno voluto vedere i patrimoni e i flussi di cassa dei concorrenti risultati vincitori, e hanno scoperto che sono tutte molto fragili dal punto di vista finanziario.
Una di esse, Stavka Sp., addirittura non disponeva né di immobili né di attrezzature nel bilancio presentato al Krrit (quello del 2010), mentre vantava attivi circolari per soli 99. 651 zloty e una perdita netta di 3. 963. Il confronto con Lux Veritatis è improponibile: la fondazione dei redentoristi vanta attivi stabili per 86, 6 milioni di zloty, attivi circolari per 3, 7 milioni e un guadagno netto di 3 milioni e 455 mila.
Se si paragonano le cifre di tre delle quattro società che hanno ottenuto le frequenze con quelle di Lux Veritatis, si scopre che quest'ultima ha un patrimonio superiore 351 volte a quello di Lemon Records Sp., 3. 698 volte a quello di Eska Tv e naturalmente 86, 6 milioni di volte a quello di Stavka Sp., che è zero. Se si confronta il capitale proprio (capitale sociale più riserve più utili), Stavka ha un attivo piccolissimo, 91. 133 zloty contro i 20 milioni e 538 mila di Lux Veritatis, mentre Lemon Records ed Eska Tv sono in passivo rispettivamente di 473 mila e di 3, 8 milioni di zloty.
La verità, allora, è un'altra: «I membri del Krrit sono eletti dalle due camere del parlamento polacco, dove la coalizione di governo ha la sua maggioranza, e dal capo dello Stato, che è espressione della stessa coalizione di governo», spiega Piotrowski, che aspetta una risposta scritta della Commissione europea alla sua interrogazione per la fine di febbraio.
«L'opposizione ha già presentato una mozione per riferire la questione al tribunale di Stato, affermando che il Krrit ha violato la costituzione polacca e la legge sulle trasmissioni radiotelevisive. Ma che il tribunale si occupi del caso dipenderà dal voto del parlamento, dove il governo dispone della maggioranza. La coalizione di governo è non soltanto responsabile per la composizione attuale del Krrit, ma sostiene anche fortemente i suoi membri nelle loro azioni stravaganti».
Insomma, le motivazioni dell'ostracismo nei confronti di Tv Trwam sono palesemente politiche: l'emittente è stata fondata dal padre redentorista Tadeusz Rydzyk, fondatore anche di Radio Maryja, oggetto negli anni di incandescenti polemiche dentro e fuori dalla Polonia, e per questo è percepita dai partiti che governano il paese dal 2007 (la Piattaforma civica del premier Donald Tusk e il Partito dei contadini) come una voce del partito di opposizione di destra, Diritto e Giustizia, che coi due fratelli Kaczynski governava in precedenza.
Quando il parlamento ha votato il rappresentante dell'opposizione nel Krrit, lo ha scelto nei ranghi dell'Alleanza della sinistra democratica, notoriamente anticlericale, che ha fatto causa comune coi nominati della maggioranza quando s'è trattato di far fuori Tv Trwam.
Così si spiega anche l'atteggiamento silenzioso o smaccatamente filo-Krrit della grande stampa italiana. Tv Trwam uguale Radio Maryja uguale tradizionalismo cattolico antimoderno ed euroscettico, e di fronte a questo la libertà di informazione fa la fine che temeva Ennio Flaiano per i grandi princìpi: a forza di appoggiarsi su di essi, si piegano. È appena il caso di ricordare che Tv Trwam, che emette dal 2003, non è mai stata coinvolta nelle polemiche che hanno riguardato Radio Maryja anche all'interno della Chiesa.
Per capirci: nessuno ha potuto accusarla di antisemitismo. Il 50 per cento del tempo di trasmissione è dedicato all'evangelizzazione e all'educazione religiosa (recita del rosario, preghiere dei bambini, Appello di Jasnagóra, Angelus e catechesi del Papa, pellegrinaggi del Santo Padre, Messe, eventi vari della Chiesa cattolica, meditazioni spirituali, film a tema religioso). L'istruzione e la formazione occupano il 12 per cento del palinsesto, la diffusione della cultura polacca il 13. Parte dei notiziari è realizzata trasmettendo Octava Dies, prodotto dal Centro televisivo vaticano.
Merita di essere segnalato un altro particolare: nel novembre scorso è stata pubblicata una ricerca intitolata Cosa ci insegna Radio Maryja?, realizzata da ricercatori dell'università di Varsavia sotto la direzione di Ireneusz Krzeminski, sociologo studioso dell'antisemitismo contemporaneo noto per le sue critiche a Radio Maryja.
Lo studio ha concluso che, in base all'esame delle trasmissioni del 2007, la radio non è antisemita e non diffonde un'ideologia nazional-democratica, mentre la religiosità di cui si fa portavoce è genuina. L'immagine ultranazionalista e antisemita della radio sarebbe soprattutto il risultato delle campagne di stampa di Gazeta Wyborcza, già espressione di Solidarnosc e oggi giornale di centrosinistra.
Ma anche se la linea editoriale di Radio Maryja e Tv Trwam fosse pessima, considerato che nessuna accusa contro di loro ha mai portato a un processo e una condanna, non dovrebbe valere la famosa massima di Voltaire: «Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee»? Lasciamo stare la vita, ma dare delle informazioni un po' più complete?
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