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LA BIBBIA: IL LIBRETTO DI ISTRUZIONI DELL'ESSERE UMANO
Chi prova a seguirle non è più bravo o più buono... semplicemente funziona meglio
di Costanza Miriano
 

Io le letture della Messa le capisco a rate, come le battute del mio amico Paolo, che ci rido più tardi. E per fortuna che ho il messale, perché la mattina o arrivo in ritardo o dormo; poi ripasso.
Il Vangelo di ieri all'inizio non mi era sembrato così pericoloso. Ci sono dei brani che ti scomodano – Lazzaro che sta all'inferno, le beatitudini, andate via da me o maledetti e molti altri – ma questo sembrava tutto sommato inoffensivo. Per quanto mi riguarda io ho una mia playlist di pagine evangeliche, ascolto con gioia quelle che mi danno meno fastidio. Le altre le ignoro con elegante noncuranza. Faccio la gnorri.
Comunque ieri il Vangelo diceva "finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto".
Sospiro di sollievo, posso andare tranquillamente al lavoro, anzi tornare a vagare con la mente (non c'è niente di meglio per farti venire in mente tutte le cose arretrate da fare che sederti su una scomoda panca di legno la mattina: la mente parte come un razzo verso liste della spesa, amichetti ospiti, telefonate, bonifici e arretrati di ogni sorta).
Poi però mi viene in mente che se neanche uno iota verrà cambiato, non è che si possono tanto ignorare le pagine antipatiche. Uno iota è un segnetto minuscolo, che fra l'altro ai tempi di Gesù neanche si scriveva, perché il testo in ebraico era senza vocali. E se neanche una cosa che non è scritta si potrà cambiare, stiamo freschi.
Se uno sta nella logica della legge, stiamo freschi davvero. Ma una chiave ce la dà la prima lettura, il Deuteronomio, che dice "questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente".
Insomma, la Bibbia non è una lista di prescrizioni, ma saggezza e intelligenza. Il libretto di istruzioni dell'essere umano. Chi prova a seguirle non è più bravo o più santo, semplicemente funziona meglio.
Romano Amerio, un grande studioso cattolico del '900, autore appunto di Iota unum, che è una critica "tradizionalista" di alcuni aspetti della Chiesa contemporanea, dice che la Chiesa non deve tradire il suo mandato di annunciare la Verità tutta intera, appunto senza cambiare una virgola, e (sempre se ho capito bene, tra una lista della spesa e una corsetta) che questo dovere viene prima ancora dell'amore. In Dio viene prima l'intelligenza, poi l'amore: non lo dico io e neanche Romano Amerio, ma il Vangelo, e san Paolo e sant'Agostino.
Adesso appellarsi a un amore universale e generale e indistinto va di moda, ma la Verità viene prima.
Viene prima perché dalla Verità discende tutto, anche l'amore, la fratellanza e le opere. A volte le parrocchie sono agenzie di animazione sociale, e si dimenticano l'annuncio.
La Verità ci dice chi siamo davvero – figli amatissimi del Todo Poderoso (mi piace più in spagnolo) – e quale è la nostra vera felicità.
Noi contemporanei siamo ormai insofferenti a ogni forma di gabbia, di costrizione, di limite alla nostra determinazione totalmente arbitraria.
Se abbiamo una speranza di conquistare a Dio qualcuno è parlandogli non di legge ma di felicità, di gioia, di cose che cominciano a girare per il verso giusto. Di come siamo fatti, tutti noi, di Quello per il quale il nostro cuore inquieto è fatto.

 
Fonte: www.costanzamiriano.wordpress.com, 21/04/2012