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VIA LE SLOT MACHINE DAL MIO BAR: ROVINANO LE FAMIGLIE!
E' iniziata da Trento la rivolta dei baristi: stanchi di veder gente rovinata, hanno eliminato le macchinette dai loro locali
da Avvenire (Popotus)
 

Rumore di monete, sirene e lampeggianti. Il portafoglio che si svuota. Poi, a fine giornata, il volto mesto che si trascina fuori dalla porta, cercando di non incrociare gli occhi altrui. Ivan, questa scena, l'ha vista ripetersi ogni giorno per anni, nel suo bar di Trento. Anziani, disoccupati, giovani madri: tutti lì, nell'angolo del locale, piantati per ore davanti alle slot machine e stanchi soltanto quando le tasche restano vuote. Finché non è toccato a un suo amico: quelle macchinette rischiavano di rovinargli la vita, assieme a quella della sua famiglia. Ivan non poteva stare più a guardare. E così, un giorno, ha chiamato il proprietario delle slot e gli ha detto: «Basta, portatele via, io qui dentro non le voglio più». Una scelta coraggiosa, visto che proprio grazie agli incassi delle slot i baristi possono arrivare quasi a raddoppiare i loro guadagni: «Ma il gioco è una malattia – spiega Ivan – e la gente soffriva nel mio locale. Dovevo intervenire». A seguire il suo esempio, in quella che oggi assomiglia sempre più a una rivolta silenziosa, molti altri colleghi del Nord Italia, dalla Lombardia alla Liguria. È il caso di Fiorella, titolare di uno storico bar nel centro di Brescia: «Mi stavo ammalando anche io, vedendo quelle persone attaccate tutto il giorno alle macchinette – racconta – così le ho fatte sparire e ci ho guadagnato lo spazio di due tavoli».
Dove, il pomeriggio, son tornate a far merenda le famigliole e le coppie di anziani, non più disturbati dai flash e dal volume assordante delle slot. Stessa decisione per Andrea, giovanissimo barista di Toirano, nel Savonese: «La mia – dice sorridendo – è stata una scelta di fede. Se credo che bisogna amare il prossimo, come posso dargli le armi per farsi male nel mio bar?».

 
Fonte: Avvenire (Popotus), 24/04/2012