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L'altro giorno Vasco Rossi ha sposato nel Comune di Zonca (Modena) con rito civile quella che per 25 anni è stata la sua fedele compagna, la signora milanese di origini tedesche Laura Schmidt. Dopo una cerimonia scarna ed informale, assediato dai fotoreporter, la pop-star modenese ha dichiarato che non ci sarebbero stati festeggiamenti particolari, perché anzi l'avvenimento per lui rappresenta una sconfitta. E se l'è presa con la Chiesa cattolica che secondo lui ha condizionato in Italia l'approvazione di una legge che regoli le "coppie di fatto", in mancanza della quale lui si è visto "costretto" a sposare Laura "solo" al fine di garantirle i diritti di coniuge, in particolare per quanto riguarda la possibilità che lei continui a percepire la propria parte dei diritti d'autore anche quando Vasco non ci sarà più. Una baggianata cosmica quella detta dal cantante, apparso teso e molto suscettibile dopo la cerimonia coniugale. Intanto bisogna ammettere che se veramente la Chiesa avesse il potere di veto sulla legislazione italiana, sicuramente non sarebbe mai passata l'omologazione di quegli omicidi che a seconda delle circostanze prendono il nome di aborto od eutanasia, né quella regola distruttiva che mina dalle fondamenta la società civile nel suo valore fondante della famiglia che prende il nome di "divorzio facile". Se le coppie di fatto non vengono ancora riconosciute, la colpa è della complessità della legislazione per regolare la materia. Se infatti l'unione di fatto fosse resa possibile solo a partner non coniugati con terze persone, essa diverrebbe una esatta replica del matrimonio civile, per cui la sua introduzione risulterebbe del tutto inutile. Andare dall'ufficiale di stato civile a dichiarare un matrimonio od una unione di fatto nulla cambierebbe in pratica, perché una dichiarazione va comunque ufficialmente sottoscritta, se non altro per far saper all'anagrafe chi sta con chi. Perché abbia un senso, l'accoppiamento di fatto dovrebbe funzionare come tra gli animali, quando due individui decidono di stare insieme a prescindere dalla storia dei loro rispettivi stati civili. In questo caso, il legislatore dovrebbe trovare un modo sensato per tutelare e proteggere i diritti anche dei partner precedenti, nonché della prole generata nell'ambito di altri legami di fatto o coniugali, per cui ne esce fuori un guazzabuglio difficilmente definibile in concreto. E' questo che rallenta il processo di introduzione di questa legge della Jungla, non altro, visto che in questo Paese coscienza e decenza sono morte da un pezzo, per cui nulla osterebbe alle coppie di fatto, omo od etero che siano, con tanto di diritto d'adozione. Tornando a Vasco, per tutelare i diritti della sua compagna gli sarebbe bastato un testamento olografo depositato presso un notaio in cui avrebbe potuto esporre le sue volontà in merito alla ripartizione delle sue sostanze e dei diritti d'autore futuri. Non lo ha fatto perché temeva semplicemente che i suoi tre figli, avuti con tre compagne diverse, l'ultimo con quella che ora è sua moglie, avrebbero potuto impugnare le sue volontà, rivendicando per se stessi l'intera eredità ed i diritti a futura memoria. Ma un padre che ha il serio e fondato dubbio che i propri figli possano disattenderne la volontà e le disposizioni testamentarie, un padre il cui unico argomento di discussione con i figli sono le questioni ereditarie, è un uomo che ha completamente fallito nel suo ruolo di genitore. Per questo "deve" proteggere "legalmente" la moglie, perché i suoi rapporti con i figli appaiono completamente superficiali e gli unici argomenti di conversazione in comune con loro si limita alle questioni ereditarie ed al vile denaro. E' molto triste, ma è così dato che lo stesso Vasco ha dovuto prendere atto di questa sua squallida situazione. Ma in tutto questo la Chiesa cattolica, apostolica, una e romana cosa c'entra?
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